Davanti a Raffaele Cantone no, ma davanti alla commissione parlamentare Antimafia sì. Antonio Laudati, il pm della Dna finito sotto indagine a Perugia (insieme all’ufficiale della Guardia di finanza Pasquale Striano e ad alcuni giornalisti) per la vicenda dei presunti dossieraggi, ha preso carta e penna e inviato una “richiesta di libera audizione” alla Bicamerale di Palazzo San Macuto.

Dopo aver più volte dichiarato la propria totale estraneità ai fatti contestati (tre presunti accessi abusivi ai database a disposizione della Procura nazionale), Laudati dunque segue l’esempio di Cantone e Giovanni Melillo (capo della Dna) che ai primi di marzo si erano presentati davanti alla commissione parlamentare – senza chiedere la secretazione delle audizioni – per chiarire alcuni aspetti dello scandalo che da giorni occupava le prime pagine dei giornali. «È intenzione del dott. Laudati chiarire la propria posizione e consequenzialmente ribadire la correttezza del proprio operato – specie alla luce delle inesatte dichiarazioni rese di cui si è venuti a conoscenza grazie ai verbali di trascrizione –, al contempo segnalando comportamenti di terzi e prassi da lui non istituite che hanno nociuto all’attività di impulso investigativo della Procura nazionale Antimafia e in generale al controllo delle s. o. s. », recita l’intestazione della richiesta ufficiale curata dall’avvocato Andrea Castaldo, che precede la nota firmata dal diretto interessato. Laudati infatti, nei passaggi successivi, prova a smontare pezzo per pezzo ogni addebito della Procura di Perugia nei suoi confronti, ogni dettaglio diffuso a mezzo stampa di un’indagine ancora in corso.

Il magistrato mette in fila date ed episodi per dimostrare la propria totale estraneità ai fatti e accendere i riflettori su presunti strafalcioni posti in essere dagli inquirenti. «La vicenda processuale del c. d. “dossieraggio” ha avuto inizio con una relazione di servizio dello scrivente, redatta in data 21 novembre 2022», esordisce Laudati nella richiesta trasmessa alla commissione parlamentare Antimafia. «A seguito di una comunicazione della Procura di Roma, concernente una denuncia presentata dal ministro Crosetto, ho verificato, con i componenti del servizio “S. o. s.” che erano presenti, che nessun accertamento era mai stato effettuato dal nostro ufficio nei confronti della persona fisica Guido Crosetto e neppure nei confronti della società Csc. Emergeva che nei confronti del Crosetto era stato effettuato un accesso, dagli uffici della Guardia di finanza del nucleo di Polizia valutaria, nell’ottobre 2022, sulla piattaforma della banca dati “Serpico” dell’Agenzia delle entrate, che non è in dotazione alla Dna». E già basterebbe la premessa a far sorgere il primo quesito: se gli accessi in questione non sono stati effettuati dagli uffici di via Giulia, perché tirare in ballo un magistrato in servizio alla Dna e spostare l’indagine a Perugia? «L’accesso era stato effettuato da Pasquale Striano, che è un ufficiale della Guardia di finanza che in quel periodo lavorava tre giorni presso il nostro ufficio e tre giorni presso il nucleo di Polizia valutaria per svolgere funzioni di coordinamento e di raccordo operativo», argomenta Laudati. Il quale poi arriva al cuore della vicenda che lo vede coinvolto, e risponde alle accuse di chi ha più volte sostenuto pubblicamente che il sostituto della Dna avrebbe dovuto controllare l’operato di Striano in quanto suo diretto superiore. «Lo scrivente ha ricoperto l’incarico di responsabile del gruppo Sos, su delega del Procuratore Roberti, dal 2015 al 2020, ed all’epoca tutti i componenti del gruppo Sos lavoravano esclusivamente in Dna», è il primo tassello della sua ricostruzione per mettere in chiaro la fine dei suo ruolo di responsabile avvenuta due anni prima dello svolgimento dei fatti contestati. «Successivamente, a seguito del nuovo progetto di riorganizzazione dell’Ufficio, redatto dal Procuratore Cafiero, la responsabilità del gruppo Sos è passata al Procuratore aggiunto sotto la supervisione del Procuratore nazionale. Con l’arrivo del Procuratore Melillo (giugno 2022) il servizio è stato avocato direttamente dal Pna. Dalla stampa emerge che parte degli accessi abusivi sono avvenuti nel periodo di formazione del nuovo governo (luglio- ottobre 2022) e quindi mesi dopo la c. d. “messa in sicurezza”, descritta nel corso delle audizioni e, quindi in epoca in cui non avevo alcuna competenza in merito».

Segue un focus su un’indagine, «tuttora coperta da segreto investigativo, ma caratterizzata da una massiccia e incontrollata fuga di notizie riservate, che ha dato luogo a un ampio dibattito su tutti i media nazionali con l’attribuzione allo scrivente di fatti gravi e infamanti (quali quello di aver costruito dossier per spiare politici o personaggi famosi) totalmente diversi dal contenuto dell’invito a comparire, che mi è stato notificato solo il 26 febbraio 2023, e soprattutto difformi dalla realtà dei fatti». Ora, dunque, tocca a Laudati parlare. E quello che ha da dire potrebbe cambiare le carte in tavola.

QOSHE - Laudati all’Antimafia: ora sentite me, non ero io a vigilare sui database - Rocco Vazzana
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Laudati all’Antimafia: ora sentite me, non ero io a vigilare sui database

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05.04.2024

Davanti a Raffaele Cantone no, ma davanti alla commissione parlamentare Antimafia sì. Antonio Laudati, il pm della Dna finito sotto indagine a Perugia (insieme all’ufficiale della Guardia di finanza Pasquale Striano e ad alcuni giornalisti) per la vicenda dei presunti dossieraggi, ha preso carta e penna e inviato una “richiesta di libera audizione” alla Bicamerale di Palazzo San Macuto.

Dopo aver più volte dichiarato la propria totale estraneità ai fatti contestati (tre presunti accessi abusivi ai database a disposizione della Procura nazionale), Laudati dunque segue l’esempio di Cantone e Giovanni Melillo (capo della Dna) che ai primi di marzo si erano presentati davanti alla commissione parlamentare – senza chiedere la secretazione delle audizioni – per chiarire alcuni aspetti dello scandalo che da giorni occupava le prime pagine dei giornali. «È intenzione del dott. Laudati chiarire la propria posizione e consequenzialmente ribadire la correttezza del proprio operato – specie alla luce delle inesatte dichiarazioni rese di cui si è venuti a conoscenza grazie ai verbali di trascrizione –, al contempo segnalando comportamenti di terzi e prassi da lui non istituite che hanno nociuto all’attività di impulso investigativo della Procura........

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