Roma, 12 maggio 2024 – Di quante parole è fatta la pace? Di quali sfumature, di quali emozioni, di quali obblighi? E come si percorre la strada per arrivarci, in questo nostro "mondo in fiamme", come lo ha definito ieri papa Bergoglio?

Devo ammettere che non ho potuto fare a meno di commuovermi, mettendo da parte il cinismo, mettendo da parte il determinismo a cui a volte costringe il mio mestiere: l’analisi giornalistica non prevede retorica, né dolcezze. Eppure, mi sono sentita piena di dolcezza, ieri pomeriggio, nel vedere Francesco in mezzo ai bambini riuniti nell’Aula nuova del Sinodo: centinaia, piccoli e alcuni piccolissimi, di ogni lingua e colore, durante la tavola in Vaticano a loro dedicata nell’evento #BeHuman, organizzato dalla fondazione Fratelli Tutti guidata dal cardinale Mauro Gambetti: premi Nobel da tutto il mondo per parlare di pace. Mentre la pace si allontana, si incaglia nelle ultime drammatiche e dolorose immagini di questa settimana: la triste fotografia dell’ambasciatore israeliano all’Onu che fa a pezzi il documento sull’ingresso della Palestina nelle Nazioni Unite, ma anche la violenza di alcuni cortei pro Gaza che così poco contemplano il senso più profondo della parola pace. E ancora: le nuove minacce di Putin, e gli ennesimi richiami alla guerra di un’Europa che ha già perso la speranza di immaginare i suoi confini senza conflitti.

Allora vi spiego perché mi sono commossa, ieri pomeriggio, mentre ascoltavo i bambini dire "siamo tutti custodi della casa comune", mentre vedevo Bergoglio sorridere, e battere le mani, con la semplicità con cui si rivolgeva ai suoi piccoli interlocutori: "Per essere amici bisogna non parlare mai male degli altri". Ecco: mi sono commossa perché ho pensato che quelle parole così spontanee, e in fondo così lineari, qui fuori non hanno credito, non hanno uditorio e non hanno neppure voce. All’Onu, nelle piazze, e soprattutto nei palazzi di un potere che ci ha già condannato a scivolare su un piano inclinato sempre più ripido e dunque pericoloso, quello della guerra: un gigantesco inganno.

QOSHE - La via per la pace che nessuno sa (o vuole) vedere - Agnese Pini
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La via per la pace che nessuno sa (o vuole) vedere

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12.05.2024

Roma, 12 maggio 2024 – Di quante parole è fatta la pace? Di quali sfumature, di quali emozioni, di quali obblighi? E come si percorre la strada per arrivarci, in questo nostro "mondo in fiamme", come lo ha definito ieri papa Bergoglio?

Devo ammettere che non ho potuto fare a meno di commuovermi, mettendo da parte il cinismo, mettendo da parte il determinismo a cui a volte costringe il mio mestiere: l’analisi giornalistica non prevede retorica, né dolcezze. Eppure, mi sono sentita piena di dolcezza, ieri........

© il Resto del Carlino


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