Lo hanno riempito di sperticate lodi già dopo la vittoria della Coppa Davis di Novembre. Due mesi dopo, a Melbourne, le lodi sono diventate veri e propri peana. Jannik Sinner è uno di quei ragazzi che nella vulgata popolare sono detti 'con la testa a posto'. E con già due trofei nella sua bacheca.

Un altro luogo comune dei giovani come il nostro campione è che siano dei 'bravi ragazzi'. Tutti hanno sottolineato le sue parole. Ne ha citate due, su tutte: famiglia e libertà. Dopo aver portato a casa il suo primo slam, Jannik Sinner ha dato una grande lezione a tutti: il padre operaio e la madre cuoca, gli hanno lasciato 'la libertà' di abbandonare la casa natìa e di andare in cerca dei suoi sogni: diventare uno dei più bravi giocatori al mondo di tennis.

Jannik aveva una skill particolare già da piccolo: amava il tennis e cercava lo stress come compagna di viaggio, per superare i suoi limiti. E, ancora oggi, ripete a se stesso di non essere il più bravo. In sè cerca lo stimolo per salire più in alto, per sacrificarsi ancora un passo, perchè è in cima che vuole arrivare. "Ho dormito poco dopo la vittoria ma non sono ossessionato dal risultato ottenuto". Insomma malgrado la notte gli abbia restituito la grandezza del risultato, Jannik non ha perso di vista i suoi obiettivi e soprattutto il desiderio di arrivare in vetta. "Infatti - ha detto - ho già voglia di ricominciare"

Ricostruendo la filiera di un successo, annoveriamo: una famiglia che non l'ha ostacolato; una determinazione feroce nel migliorarsi continuamente. Lo stimolo di fare sempre un poco di più. Come se la vetta non fosse ancora completamente raggiunta. Cosa fa di Sinner, oggi, un uomo diverso? Innanzitutto la consapevolezza che per migliorarsi bisogna sapersi sacrificare. In secondo luogo una determinazione traboccante attraverso un 'esuberanza indomita.

E poi la voglia di raggiungere i suoi sogni. Attraverso la motivazione che è il nutrimento di qualunque campione. Senza la motivazione non saresti pronto ad allenarti 8 ore al giorno, a rinunciare alla famiglia, agli svaghi, a tutti i piccoli privilegi che sono dati dalla giovane età. La motivazione ti spinge ad andare oltre. Oltre la fatica. Oltre la paura. Oltre l'ignoto.

È esattamente quello che la Soft Skills Academy addestra, quando incontra in aula i propri giovani. Esplora territori incogniti, sollecita il confronto. Esplora i limiti personali per cercare di superarli. E alimenta queste skills come carburante nel motore dei sogni di ogni giovane che voglia cimentarsi in un progetto.

È difficile resistere alle sollecitazioni: soprattutto quelle negative. Quelle di chi ti dice che mollare è giusto, in particolare. È impegnativo convincerti che puoi farcela quando tutti attorno ti dicono che non ce la farai mai. Soprattutto poi se quegli stimoli di resistenza al cambiamento nascono in funzione anche di un legame familiare. Ovvero se la famiglia per prima ti lega, in qualche modo, al luogo in cui sei, negandoti il diritto di esplorare, di conoscere, di sperimentare. Jannik ad un certo punto dice: "il dono più grande che mi ha fatto la famiglia è la libertà". È sulla libertà interiore, sulle motivazioni che la alimentano che si misurano i successi di un professionista. Dalla capacità di saper esercitare e declinare la propria libertà interiore.

Il primo limite, il primo ostacolo a noi stessi lo mettiamo proprio noi. Quando ci convinciamo di non valere, di non potere, di non essere capaci. Quando accettiamo il destino che qualcun altro ha scritto per noi, mentre il nostro destino lo scrive l'esercizio del nostro libero arbitrio.

Jannik al termine della vittoria contro Medvedev a Melbourne ha dichiarato: "cerco un rapporto costante con lo stress".

Ha imparato ad usare una leva fondamentale dell'essere umano per farne uno stimolo.

"La sua grandezza - ha detto un grande tennista e campione come Adriano Panatta - è nella sua testa. Vincerà molti altri slam".

Per vincere nella vita occorre allenare queste skills: la determinazione, la ferocia, la voglia di farcela, la resilienza, l'ascolto di sè. E l'unico modo per imparare è cimentarsi nella vita. Sperimentare.

Evitando cosi il rischio di consegnare alla realtà virtuale o al metaverso, la realizzazione del reale. La vita è dentro di noi. Se spegni la luce, se metti a tacere quella voce, hai smesso di vivere.

Max Rigano

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Cosa c'insegna Jannik Sinner

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02.02.2024

Lo hanno riempito di sperticate lodi già dopo la vittoria della Coppa Davis di Novembre. Due mesi dopo, a Melbourne, le lodi sono diventate veri e propri peana. Jannik Sinner è uno di quei ragazzi che nella vulgata popolare sono detti 'con la testa a posto'. E con già due trofei nella sua bacheca.

Un altro luogo comune dei giovani come il nostro campione è che siano dei 'bravi ragazzi'. Tutti hanno sottolineato le sue parole. Ne ha citate due, su tutte: famiglia e libertà. Dopo aver portato a casa il suo primo slam, Jannik Sinner ha dato una grande lezione a tutti: il padre operaio e la madre cuoca, gli hanno lasciato 'la libertà' di abbandonare la casa natìa e di andare in cerca dei suoi sogni: diventare uno dei più bravi giocatori al mondo di tennis.

Jannik aveva una skill particolare già da piccolo: amava il tennis e cercava lo stress come compagna di viaggio, per superare i suoi limiti. E, ancora oggi, ripete a se stesso di non essere il più bravo. In sè cerca lo stimolo per salire più in alto, per sacrificarsi ancora un passo, perchè è in cima che vuole arrivare. "Ho........

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