“Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione della Palestina”. È la dichiarazione della massima autorità religiosa che, nell’Iran sciita, è anche politica, dato che in quel Paese vige, di fatto, una teocrazia, essa suona come un appello a tutto il mondo musulmano e assume i toni da crociata, specialmente se viene fatta mentre i missili iraniani sorvolano la Spianata delle moschee a Gerusalemme.
Del tutto evidente che tale dichiarazione ricalca alla lettera quello che più volte Hamas ha detto di voler realizzare: una Palestina dal Giordano al mare, che comporta l’annichilimento di Israele
L’Iran che manda sulla forca dissidenti e omosessuali, che dà la caccia alle donne per strada senza velo, malmenandole, talvolta fino alla morte e imprigionandole, che discrimina chiunque non è disposto ad allinearsi con i diktat del regime al potere, ha reagito ad un attacco mirato di Israele, sparando nel mucchio e sperando in tal modo di compattare tutto il mondo musulmano intorno alla sua guerra contro Israele, diretta e per procura, la quale riecheggia quanto tempo fa dichiarò un presidente iraniano: “bisogna cancellare Israele dalla carta geografica”, con toni che vorrebbero evocare le imprese del Saladino. Il quale però era molto più tollerante delle autorità iraniane.
Ma l’unico risultato che esse hanno ottenuto è stato di spaventare i Paesi sunniti tra l’Iran e Israele, e spingere persino l’Arabia Saudita che aveva stracciato gli accordi di Abramo dopo le stragi di Gaza, a tornare a rinegoziarli
La prospettiva dei due Stati che convivono in pace, rebus sic stantibus, al di là degli auspici del Papa, appaiono impraticabili, almeno finché ci saranno queste autorità a governare l’Iran e Hamas sarà il loro braccio armato.
Le stragi di civili compiute a Gaza, insieme al bombardamento persino di associazioni umanitarie, sicuramente agevolano la prospettiva che tali forze possano reclutare combattenti, legittimarsi e restare al potere a lungo. E’ del tutto evidente che la destra ultra nazionalista e sionista di cui ora Netanyhau è a capo, e che sostiene di volere eliminare Hamas, sta solo distruggendo le infrastrutture di Gaza che potrebbero svilupparsi ed essere concorrenziali rispetto ad Israele ma, allo stesso tempo, non fa che rafforzare il fronte islamico antisionista e favorevole ad una guerra ad oltranza ad Israele, fino alla sua eliminazione definitiva.
D’altro canto, l’integralismo di Hamas, che pur essendo sunnita, si allea tranquillamente con l’Iran sciita, per pure ragioni di potere e di controllo su tutti i palestinesi, facendo credere loro che quella sia l’una organizzazione combattente in grado di contrastare l’espansione israeliana in Palestina, rafforza a sua volta l’ultra nazionalismo israeliano, spingendo l’opinione pubblica israeliana a sostenere il governo in nome della paura.
Le migliaia di persone scese per le strade a manifestare in Israele, persino sotto il palazzi del governo, però stanno dimostrando che questa paura non incide più tanto come in passato e che Netanyhau è tenuto al potere solo dalla guerra. Se la guerra finisse il suo governo cadrebbe come le foglie in autunno.
Lo stesso forse, in altri termini, si può dire delle autorità iraniane che attualmente associano, repressione, propaganda missilistica a proclami da crociata.
Si spera che l’America sia un po’ più al di sopra di questi meccanismi perversi, e la sua capacità di intelligence, lo dimostra abbastanza. La CIA aveva previsto la guerra in Ucraina, aveva previsto l’attentato a Mosca e recentemente ha previsto anche l’attacco iraniano nei termini in cui poi si è svolto, per impedire che facesse danni rilevanti
L’unica vittima di questo rocambolesco attacco missilistico pare essere stata una povera bimba, che dormiva in una capanna nel deserto, priva di rifugi, colpita nel sonno da un frammento di missile, una bimba arabo israeliana, delle comunità più povere che vivono ai margini di Israele. Tutto ciò a confermare il fatto che in queste guerre che si svolgono solo per ottenere vantaggi economici e per consolidare il potere, solo i più deboli ci rimettono, dalla Ucraina, alla Palestina, al Sudan dove è in atto una guerra atroce che fa migliaia di vittime, ma di cui nessuno parla, nonostante vi sia in atto un disastro umanitario peggiore di quello in Ucraina o a Gaza.
L’organizzazione umanitaria Save the Children dichiara infatti che in Sudan “metà della popolazione, circa 25 milioni di persone hanno bisogno di assistenza e sostegno umanitario. Di questi, oltre 14 milioni sono bambine e bambini.” e ancora che “Le condizioni di vita sono disastrose, la produzione alimentare è crollata, le importazioni si sono bloccate e i prezzi degli alimenti di base sono saliti del 45% in meno di un anno. Anche le distribuzioni di cibo nel Paese, in particolare nelle aree rurali e remote dove vive la maggior parte della popolazione, sono stati fortemente limitati, portando oltre il 37% della popolazione a livelli di fame sempre più alti.”
Tutto questo nella piena indifferenza dei media, e noi è già tanto se ci accorgiamo di qualche sudanese che approda stremato coi barconi sulle nostre coste.
In tutto ciò, si può solo sperare che una amministrazione americana che non ha brillato nella gestione delle crisi internazionali, dal ritiro dall’Afghanistan, alla crisi ucraina e di Gaza, nonostante la piena efficienza dei suoi servizi di intelligence, non sia tentata di alzare il livello dello scontro e della propaganda come fanno i regimi autoritari, per mantenersi al potere, date le imminenti elezioni presidenziali.
Gerusalemme è un nome che evoca le radici stesse della civiltà, non solo occidentale, è la culla delle grandi religioni monoteiste, punto di riferimento irrinunciabile per cristiani, ebrei e musulmani.
Dovrebbe essere la capitale della pace nel mondo anziché di un solo stato o epicentro continuo di scontri e guerre di religione. Essa deve essere aperta ai pellegrini di ogni fede, avere livelli di sicurezza garantiti non solo da Israele, ma da tutta la comunità internazionale.
Nel bel film “Le Crociate” Balliano chiede al Saladino prima di cedergliela: “Quanto vale Gerusalemme? E il Saladino risponde: “Tutto… e niente” Tutto per la civiltà umana, e niente per ogni guerra in nome di essa, infatti il Saladino consentì a tutti i cristiani di andarsene incolumi, pagando egli stesso il riscatto per i più poveri. Ma il Saladino non ebbe nulla a che fare con Ali Khamanei, era sunnita e pure curdo, di quelli che, anche con il valido contributo delle donne, hanno combattuto l’Isis e l’integralismo in Siria. Difficile trovare nel mondo musulmano oggi guide così illuminate
Si può solo sperare di poter andare ancora a Gerusalemme in pace e tornare in pace..”senza ridere e senza piangere”.

Carlo Felici

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Gerusalemme senza ridere e senza piangere

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19.04.2024

“Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione della Palestina”. È la dichiarazione della massima autorità religiosa che, nell’Iran sciita, è anche politica, dato che in quel Paese vige, di fatto, una teocrazia, essa suona come un appello a tutto il mondo musulmano e assume i toni da crociata, specialmente se viene fatta mentre i missili iraniani sorvolano la Spianata delle moschee a Gerusalemme.
Del tutto evidente che tale dichiarazione ricalca alla lettera quello che più volte Hamas ha detto di voler realizzare: una Palestina dal Giordano al mare, che comporta l’annichilimento di Israele
L’Iran che manda sulla forca dissidenti e omosessuali, che dà la caccia alle donne per strada senza velo, malmenandole, talvolta fino alla morte e imprigionandole, che discrimina chiunque non è disposto ad allinearsi con i diktat del regime al potere, ha reagito ad un attacco mirato di Israele, sparando nel mucchio e sperando in tal modo di compattare tutto il mondo musulmano intorno alla sua guerra contro Israele, diretta e per procura, la quale riecheggia quanto tempo fa dichiarò un presidente iraniano: “bisogna cancellare Israele dalla carta geografica”, con toni che vorrebbero evocare le imprese del Saladino. Il quale però era molto più tollerante delle autorità iraniane.
Ma l’unico risultato che esse hanno ottenuto è stato di spaventare i Paesi sunniti tra l’Iran e Israele, e spingere persino l’Arabia Saudita che aveva stracciato gli accordi di Abramo dopo le stragi di Gaza, a tornare a rinegoziarli
La prospettiva dei due Stati che convivono in pace, rebus sic stantibus, al di là degli auspici del Papa, appaiono impraticabili, almeno finché ci........

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