Mentre i prezzi aumentano per tutti i prodotti alimentari, tra la catena Carrefour e Pepsi è in corso una guerra dei prezzi - Ansa

Una disputa commerciale di risonanza internazionale ha scosso il mondo della grande distribuzione e dei produttori di beni di consumo. Carrefour, la principale catena europea di supermercati e ipermercati, e PepsiCo, big americana nel settore delle bevande e degli snack, nonché storica rivale della Coca-Cola, sono coinvolti da mesi in una controversia riguardante i prezzi di alcuni prodotti in diversi Paesi europei. Il braccio di ferro tra i due colossi della globalizzazione ha catturato l'attenzione dei media e ha generato speculazioni su quali potrebbero essere le ragioni dietro il conflitto e quali potrebbero essere le sue implicazioni a lungo termine.

Eppure, i precedenti non mancano, con numerosi scontri, anche nel recente passato, tra aziende della grande distribuzione e famosi fornitori di prodotti. La principale differenza probabilmente è che stavolta la guerra tra il gruppo francese e quello americano è scoppiata in seguito a un'ondata inflazionistica che ha colpito duramente il cosiddetto carrello della spesa, rimettendo in discussione le abitudini di acquisto dei consumatori, ma anche le strategie dei manager per preservare i margini. Ci sarebbe persino un risvolto geopolitico, in quanto da tempo il governo di Parigi avrebbe sollecitato accordi tra fornitori e rivenditori per tagliare i prezzi. Tutto ciò anche se negli ultimi mesi l'inflazione ha frenato nettamente nei Paesi europei e, complice la stagnazione economica, potrebbe presto tornare sotto i livelli di guardia.

Sta di fatto che a fine 2023 alcuni prodotti PepsiCo sono spariti dagli scaffali della catena in Francia, Italia, Spagna e Belgio. Fra questi: la cola, le patatine Lay’s, Doritos, Cheetos, i cereali Quaker Oats. Al loro posto un cartello dai toni polemici: «Non vendiamo più questa marca a causa dell’aumento inaccettabile dei prezzi d’acquisto. Ci scusiamo per il disagio causato, Carrefour si impegna a ridurre i prezzi». Non c’è neppure certezza su chi abbia iniziato la guerra. La Pepsi ha contestato la versione francese, ricordando che erano in corso trattative da mesi e «alla fine dell’anno, visto il mancato accordo su un nuovo contratto, abbiamo interrotto le forniture a Carrefour, sapevano che sarebbe potuto accadere».

Secondo quanto riportato dai rappresentanti di Carrefour, l’aumento dei prezzi dei prodotti Pepsi negli ultimi mesi è stato eccessivo e non giustificato dal costo dei materiali o dai costi di produzione. Questo ha portato la catena francese a chiedere una revisione dei termini contrattuali e dei valori di acquisto dei prodotti Pepsi per garantire una maggiore equità e trasparenza. Inoltre, i vertici di Carrefour potrebbero essere preoccupati per il potenziale impatto sui margini di profitto derivante da un aumento di bibite e snack Pepsi. Con i consumatori sempre più sensibili ai prezzi e alla concorrenza feroce nel settore della grande distribuzione, l'aumento dei costi dei prodotti potrebbe mettere a rischio la competitività di Carrefour e la sua capacità di mantenere offerte competitive nei confronti dei suoi rivali.

D'altra parte, PepsiCo potrebbe avere motivazioni diverse dietro la sua strategia commerciale. La società potrebbe aver subito aumenti dei costi di produzione, dei costi dei materiali o dei costi di trasporto che giustificano un aumento sui beni finali per mantenere i propri margini operativi. Inoltre, Pepsi potrebbe essere interessata a mantenere i suoi profitti in un mercato altamente competitivo e in rapida evoluzione, dove le pressioni sui prezzi sono costanti. Inoltre, l'azienda Usa potrebbe avere una politica di prezzo differenziata in diversi contesti, basata su fattori come la domanda locale, la concorrenza e la redditività. Ciò potrebbe spiegare perché i prezzi dei prodotti Pepsi possono variare da un Paese all'altro, causando discrepanze tra la prezzatura praticata da Carrefour e quella proposta da Pepsi.

Intanto i risultati del quarto trimestre di Pepsi sono stati letti dagli analisti anche alla luce della disputa nata nel corso del 2023, benché l'impatto diretto sulle due aziende sarà visibile solamente sui conti dei primi mesi di quest'anno. I ricavi di PepsiCo nel quarto trimestre sono scesi dello 0,5% a 27,85 miliardi di dollari, il primo calo in 14 trimestri. Gli analisti si aspettavano un aumento dell’1,4% a 28,40 miliardi di dollari, pur sapendo che l’azienda «non sarebbe stata in grado di imporre i prezzi come hanno fatto in passato», ha commentato Don Nesbitt, gestore di Zcm, società che detiene una quota circa l'1% di PepsiCo. Sono invece migliorati gli utili. Il colosso delle bibite e degli snack prevede ora una crescita annuale dei ricavi organici di almeno il 4%, rispetto alla crescita del 9,5% riportata nel 2023. Tuttavia, la società prevede utili per azione core per l’anno fiscale 2024 di 8,15 dollari, a fronte delle aspettative di 8,14 dollari. Allo stesso tempo, la società prevede che i costi delle materie prime si modereranno rispetto ai livelli osservati nell’anno fiscale 2023, ha spiegato il direttore finanziario Jamie Caulfield, confermando indirettamente che è in atto una normalizzazione dei prezzi dopo i record dell’inflazione a livello globale registrati nei mesi scorsi. Da parte sua il ceo Ramon Laguarta ha spiegato che «il volume organico è diminuito perché i tassi di crescita della categoria si sono stabilizzati, mentre i consumatori tendono a preferire confezioni più piccole, pratiche e convenienti».

Il manager ha poi citato il richiamo di un prodotto e le interruzioni dell’attività in alcune aree di guerra. L'amministratore delegato, pur non citando direttamente il duello con Carrefour, ha aggiunto che «il settore della vendita al dettaglio è influenzato anche dalle azioni e dal crescente potere dei rivenditori soprattutto in Nord America, Europa e America Latina», per cui «i rivenditori e i gruppi di acquisto hanno influenzato e potrebbero continuare a influenzare la nostra capacità di competere in queste giurisdizioni chiedendo prezzi più bassi o programmi promozionali più intensi, ritirando i nostri prodotti o riducendo in altro modo gli spazi assegnati ai nostri prodotti sugli scaffali».

Quanto a Carrefour, nel periodo ottobre-dicembre, il fatturato del gruppo è stato pari a 25,01 miliardi di euro, in rialzo del 10,2% su base comparabile, nonostante un rallentamento in Francia. Nell'intero anno, i ricavi di Carrefour hanno raggiunto i 94,13 miliardi, in crescita del 3,5% o del +10,4% su base comparabile. Il direttore finanziario Matthieu Malige, interpellato dai cronisti, ha spiegato che il fatturato della catena di supermercati non è stato impattato dalla disputa sui prezzi con Pepsico. «I negoziati non sono ancora finiti», ha aggiunto. Per il 2024 il gruppo si è detto fiducioso nel proseguimento di performance finanziarie “positive” grazie in particolare al rallentamento dell’inflazione in Europa e al miglioramento del potere d’acquisto dei consumatori.

La disputa in ogni caso è solo l'ultimo esempio di una serie di controversie simili che hanno coinvolto aziende della grande distribuzione e fornitori di prodotti famosi. Un caso degno di nota fu quello tra Walmart e Coca-Cola nel 2018, quando il colosso americano della grande distribuzione minacciò di rimuovere alcuni prodotti Coca-Cola dai suoi scaffali a causa di un aumento dei prezzi considerato ingiustificato. L'ultimatum diede luogo a fitti negoziati tra le due aziende, allo scopo di trovare un compromesso che soddisfacesse entrambe le parti e garantisse la disponibilità dei famosi e richiesti prodotti nei negozi Walmart. Altri casi simili si sono verificati nel settore alimentare, dei prodotti per la cura della casa e dei beni di consumo con aziende come Tesco, Amazon e Procter&Gamble, solo per citarne alcuni.

La partita in corso tra Carrefour e Pepsi mette in evidenza le tensioni e le sfide che possono sorgere nelle relazioni tra aziende della grande distribuzione e fornitori di prodotti. Mentre entrambe le parti cercano di proteggere i propri interessi e massimizzare i propri profitti, è importante trovare un equilibrio che soddisfi anche le esigenze dei consumatori e mantenga la competitività del mercato. Allo stesso tempo, le dispute come queste offrono un'opportunità per rinegoziare i termini contrattuali e rafforzare le relazioni commerciali per il beneficio di entrambe le parti.




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Il caso Una guerra di prezzi Carrefour-Pepsi. Ma non è a beneficio dei consumatori

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28.02.2024

Mentre i prezzi aumentano per tutti i prodotti alimentari, tra la catena Carrefour e Pepsi è in corso una guerra dei prezzi - Ansa

Una disputa commerciale di risonanza internazionale ha scosso il mondo della grande distribuzione e dei produttori di beni di consumo. Carrefour, la principale catena europea di supermercati e ipermercati, e PepsiCo, big americana nel settore delle bevande e degli snack, nonché storica rivale della Coca-Cola, sono coinvolti da mesi in una controversia riguardante i prezzi di alcuni prodotti in diversi Paesi europei. Il braccio di ferro tra i due colossi della globalizzazione ha catturato l'attenzione dei media e ha generato speculazioni su quali potrebbero essere le ragioni dietro il conflitto e quali potrebbero essere le sue implicazioni a lungo termine.

Eppure, i precedenti non mancano, con numerosi scontri, anche nel recente passato, tra aziende della grande distribuzione e famosi fornitori di prodotti. La principale differenza probabilmente è che stavolta la guerra tra il gruppo francese e quello americano è scoppiata in seguito a un'ondata inflazionistica che ha colpito duramente il cosiddetto carrello della spesa, rimettendo in discussione le abitudini di acquisto dei consumatori, ma anche le strategie dei manager per preservare i margini. Ci sarebbe persino un risvolto geopolitico, in quanto da tempo il governo di Parigi avrebbe sollecitato accordi tra fornitori e rivenditori per tagliare i prezzi. Tutto ciò anche se negli ultimi mesi l'inflazione ha frenato nettamente nei Paesi europei e, complice la stagnazione economica, potrebbe presto tornare sotto i livelli di guardia.

Sta di fatto che a fine 2023 alcuni prodotti PepsiCo sono spariti dagli scaffali della catena in Francia, Italia, Spagna e Belgio. Fra questi: la cola, le patatine Lay’s, Doritos, Cheetos, i cereali Quaker Oats. Al loro posto un cartello dai toni polemici: «Non vendiamo più questa marca a causa dell’aumento inaccettabile dei prezzi d’acquisto. Ci scusiamo per il disagio causato, Carrefour si impegna a ridurre i prezzi». Non c’è neppure certezza su chi abbia iniziato la guerra. La Pepsi ha........

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