La lunghezza dei binari del Mezzogiorno è il 30 per cento del totale nazionale e differenze notevoli rispetto al Nord si registrano anche sui posti letto nelle residenze sanitarie

L’autonomia differenziata senza risorse per ridurre i divari esistenti è una chimera. Anzi, un progetto che può far davvero male al Mezzogiorno. Del resto, i binari ferroviari sono un terzo rispetto al totale nazionale; l’Alta velocità arriva soltanto in Campania; tram e metropolitane quasi non esistono e il trasporto pubblico locale, il più delle volte, è un servizio evanescente. Il capitolo sanità è ancora più drammatico, dato che il numero di letti nelle case di cura per abitante è ampiamente inferiore rispetto al resto del paese e il divario con il Centro-Nord è «macroscopico» sulle strutture per l’assistenza degli anziani. Insomma, veri cahiers de doléances quelli elencati da Svimez, con tanto di documenti, nell’audizione che il suo presidente, Adriano Giannola, ha tenuto in Commissione parlamentare sull’attuazione del federalismo fiscale. Proprio nel giorno in cui la maggioranza andava sotto in commissione Affari costituzionali alla Camera sul ddl Autonomia differenziata.Â

Per ciò che concerne le infrastrutture ferroviarie, le linee in esercizio gestite da Rfi si sviluppano al Sud su 5.717 chilometri, pari al 34% del totale nazionale, mentre la lunghezza dei binari è pari a 7.528 chilometri, ovvero il 30% del totale nazionale. Ma al di là della sottodotazione quantitativa di binari nel Mezzogiorno, in sé relativamente contenuta, sono i requisiti prestazionali della rete a evidenziare i maggiori divari. Significativo è l’indicatore relativo alla quota di linee classificate come «fondamentali» e «di nodo» (queste ultime presenti solo in Campania) che al Sud interessa solo il 21,4% dell’intera estesa contro una percentuale più che doppia al Centro-Nord (53,5%). Enorme anche il gap nell’elettrificazione della rete: 58,2% al Sud contro l’80% medio al Centro-Nord. Infine la rete a doppio binario è pari al 31,7% nel Mezzogiorno a fronte del 53,4% delle regioni centro-settentrionali. Per quello che riguarda poi l’Alta Velocità , nelle regioni meridionali lo sviluppo è di 181 chilometri (interamente in Campania), ovvero appena il 12,3% del totale nazionale. Quanto invece ai sistemi di trasporto urbano, le città capoluogo del Sud dispongono di una dotazione complessiva di reti tramviarie pari a 42,6 chilometri, ovvero l’11,2% del totale nazionale e di reti metropolitane pari a 25,7% (13,5% del totale nazionale). Carenti anche i servizi di trasporto pubblico, qualitativamente di livello inferiore al Sud rispetto al resto del paese: nel 2022 gli utenti soddisfatti dell’autobus sono stati il 55,7%, quasi 10 punti in meno rispetto alla media nazionale.Â

Ma come accennato e come si sa ampiamente anche le infrastrutture sanitarie sono scarse. Svimez ha valutato la disponibilità regionale di posti letto nelle strutture sanitarie residenziali e semiresidenziali, «destinate a rappresentare sempre di più le strutture per il primo presidio di cura a livello territoriale». Ebbene, salta agli occhi la «grave sottodotazione» delle regioni meridionali che registrano tutte valori inferiori alla media nazionale di 553 posti letto per 100.000 abitanti. La situazione peggiore è quella della Sicilia (98 posti), ma poi segue la Campania (con 114 posti) e la Basilicata (128). Così la dotazione di posti residenziali per anziani nelle strutture territoriali per 1.000 residenti, a fronte di una disponibilità media di 15,2 posti in Italia, la situazione peggiore si registra sempre in Sicilia (1,2), quindi in Basilicata (1,4) e in Campania (1,8).Â

Insomma, i divari si coprono con gli investimenti e persino i servizi idrici lasciano a desiderare: la regione con la quota più elevata di popolazione regionale senza accesso al servizio di depurazione dell’acqua è la Sicilia, pari al 13,1%; mentre significativo è anche il ritardo della Calabria (5,3%) e della Campania (4,4%). Percentuali che confrontate con quelle delle regioni del Nord Est (0,4%) e del Nord Ovest (0,6%) e a una media italiana del 2,2% dicono più di ogni altra indicazione.Â

«La prima questione è che — ha affermato Svimez — se l’obiettivo è rendere effettivo il principio di pari dignità di accesso ai servizi di cittadini e imprese su tutto il territorio nazionale, Lep e perequazione infrastrutturale dovrebbero trovare compiuto riconoscimento nella legislazione nazionale indipendentemente dalla cosiddetta autonomia differenziata» . Quindi, è stato ricordato che il completamento del federalismo fiscale simmetrico, con particolare riferimento alla sua componente regionale, «è una delle riforme abilitanti previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, da completare entro il primo semestre del 2026». I due pilastri, secondo Svimez, andrebbero «costruiti in parallelo, secondo principi e criteri comuni, seguendo procedure coordinate e convergenti per tempistica, basandosi su una comune delimitazione del perimetro delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, e individuando, di conseguenza, condivise priorità di intervento. Se, infatti, i Lep hanno la finalità ultima di garantire livelli di servizi uniformi sul territorio nazionale, oltre che la loro puntuale definizione e il loro finanziamento, sarebbe necessario procedere, di pari passo, al livellamento delle dotazioni infrastrutturali tra territori, condizione necessaria per consentire alle Amministrazioni decentrate di erogare livelli adeguati di servizi». Ad avviso della Svimez, «l’accelerazione impressa all’attuazione dell’articolo 116 terzo comma della Costituzione pare interferire con queste basilari questioni, pregiudicando le finalità di equità e solidarietà nazionale del federalismo». Nel corso dell’audizione, Svimez ha poi fatto notare che «mentre sui Lep sono stati compiuti passi in avanti, almeno a livello formale e pur in presenza di diverse criticità , sul fronte della perequazione infrastrutturale si può parlare solo di arretramenti» .

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25 aprile 2024

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Svimez boccia l’autonomia differenziata: trasporti e sanità, senza risorse il Sud è ko

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25.04.2024

La lunghezza dei binari del Mezzogiorno è il 30 per cento del totale nazionale e differenze notevoli rispetto al Nord si registrano anche sui posti letto nelle residenze sanitarie

L’autonomia differenziata senza risorse per ridurre i divari esistenti è una chimera. Anzi, un progetto che può far davvero male al Mezzogiorno. Del resto, i binari ferroviari sono un terzo rispetto al totale nazionale; l’Alta velocità arriva soltanto in Campania; tram e metropolitane quasi non esistono e il trasporto pubblico locale, il più delle volte, è un servizio evanescente. Il capitolo sanità è ancora più drammatico, dato che il numero di letti nelle case di cura per abitante è ampiamente inferiore rispetto al resto del paese e il divario con il Centro-Nord è «macroscopico» sulle strutture per l’assistenza degli anziani. Insomma, veri cahiers de doléances quelli elencati da Svimez, con tanto di documenti, nell’audizione che il suo presidente, Adriano Giannola, ha tenuto in Commissione parlamentare sull’attuazione del federalismo fiscale. Proprio nel giorno in cui la maggioranza andava sotto in commissione Affari costituzionali alla Camera sul ddl Autonomia differenziata.Â

Per ciò che concerne le infrastrutture ferroviarie, le linee in esercizio gestite da Rfi si sviluppano al Sud su 5.717 chilometri, pari al 34% del totale nazionale, mentre la lunghezza dei binari è pari a 7.528 chilometri, ovvero il 30% del totale nazionale. Ma al di là della sottodotazione quantitativa di binari nel Mezzogiorno, in sé relativamente contenuta, sono i requisiti prestazionali della rete a evidenziare i........

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