Nuove prestazioni nel nomenclatore ma rimborsi insufficienti per i nuovi livelli essenziali di assistenza

I tagli al nuovo tariffario per le prestazioni ambulatoriali in sanità (si aggirerebbero intorno al 70%) non riguardano soltanto i centri sanitari privati, in particolare quelli più riottosi all’aggregazione, ma anche le strutture pubbliche, finendo per infierire su larga parte dei pazienti bisognosi di cure.
Pertanto, il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, ha lanciato un appello al ministro della Salute e al ministro dell’Economia «affinché trovino le coperture economiche necessarie per garantire i nuovi Lea (ormai del 2017!) senza tagli tariffari indiscriminati e abbassamento qualitativo dei servizi».
De Luca, in particolare, si sofferma sulle conseguenze che potrebbero rovesciarsi sulle prestazioni da erogare. E avverte: «Il rischio concreto è un abbassamento grave della qualità delle prestazioni o la messa in crisi di moltissimi laboratori e strutture ambulatoriali non in grado di reggere le nuove tariffe ipotizzate. Occorre evitare che da aprile si determini una situazione di caos e di ingestibilità delle prestazioni ambulatoriali».
Poi il presidente della Campania spiega: «Con decreto ministeriale del 31 dicembre 2023, è stato stabilito che il prossimo 1 aprile 2024 entrerà in vigore, in tutto il territorio nazionale, il nuovo elenco delle prestazioni di Specialistica ambulatoriale, cioè l’elenco ampliato e aggiornato delle prestazioni specialistiche a carico del Servizio sanitario nazionale, con le relative tariffe. Si tratta di un passaggio molto atteso perché diventeranno finalmente esigibili per tutti i cittadini i nuovi Lea (livelli assistenziali di assistenza) definiti con il Dpcm del 12 gennaio 2017, e non ancora erogati. Tra le tante novità , si richiamano: le analisi mutazionali di genetica per lo studio delle malattie oncologiche e delle malattie rare; la radioterapia stereotassica con riposizionamento di linee del bersaglio; la Tc cuore; la Tc colon; la Pet/Tc di perfusione con ammonio; la Pet/Tc cerebrale con altri radiofarmaci; la rachicentesi».
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Ma quando poi si è costretti a fare i conti con la cosiddetta coperta corta, arrivano i dolori. «Accade però che le risorse finanziarie stanziate per consentire questa importante innovazione nell’assistenza sanitaria ai cittadini di tutto il territorio nazionale siano ampliamente insufficienti — aggiunge il presidente della Regione — motivo per cui il nuovo nomenclatore prevede un taglio significativo delle tariffe di moltissime prestazioni largamente utilizzate dagli utenti. Si rischia, in altri termini, di non rendere accessibili molti servizi di rilevante impatto, ovvero di abbassare la qualità delle relative prestazioni». Da qui, l’appello al Governo affinché trovi «le necessarie coperture economiche per garantire i “nuovi” Lea (ormai del 2017!) senza tagli tariffari indiscriminati o abbassamento qualitativo dei servizi».
Elisabetta Argenziano, segretario nazionale di Snabilp Federbiologi, afferma che si tratta «di un provvedimento insostenibile, sia per il pubblico che per il privato accreditato, che, se applicato, avrà gravi conseguenze economiche per circa 8mila strutture sanitarie, con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e il concreto rischio del tracollo dell’intero sistema di assistenza pubblica».

Al momento, il ministro Orazio Schillaci sarebbe orientato a rinviare l'entrata in vigore del nomenclatore tariffario. Ma così salterebbe anche l’adeguamento dei livelli essenziali di assistenza, in attesa di essere aggiornati da 7 anni. Cittadinanzattiva chiede, infatti, che «si proceda all’entrata in vigore, prevista il primo aprile, del decreto per i Lea del 2017 affinché non sia mortificato il diritto alla salute dei cittadini. Una proroga inspiegabile ora — si sottolinea —. Non siamo contrari a un intervento sulla questione delle tariffe ma chiediamo di farlo con soluzioni compensative, senza bloccare tutto nuovamente».

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21 marzo 2024

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Tagli a tariffe di laboratori e ambulatori, De Luca: pazienti nel caos, si intervenga

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21.03.2024

Nuove prestazioni nel nomenclatore ma rimborsi insufficienti per i nuovi livelli essenziali di assistenza

I tagli al nuovo tariffario per le prestazioni ambulatoriali in sanità (si aggirerebbero intorno al 70%) non riguardano soltanto i centri sanitari privati, in particolare quelli più riottosi all’aggregazione, ma anche le strutture pubbliche, finendo per infierire su larga parte dei pazienti bisognosi di cure.
Pertanto, il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, ha lanciato un appello al ministro della Salute e al ministro dell’Economia «affinché trovino le coperture economiche necessarie per garantire i nuovi Lea (ormai del 2017!) senza tagli tariffari indiscriminati e abbassamento qualitativo dei servizi».
De Luca, in particolare, si sofferma sulle conseguenze che potrebbero rovesciarsi sulle prestazioni da erogare. E avverte: «Il rischio concreto è un abbassamento grave della qualità delle prestazioni o la messa in crisi di moltissimi laboratori e strutture ambulatoriali non in grado di reggere le nuove tariffe ipotizzate. Occorre evitare che da aprile si determini una situazione di........

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