Il 24enne napoletano ha raccontato il suo calvario con una foto sui social che ha fatto il giro del mondo: «Tanti messaggi di ringraziamento da parte di chi sta male»
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«Dopo 7 anni, 26 chemio e 2 interventi il mio sogno si realizza». Fin da quando era bambino Simone Galiero aveva desiderato vedere la squadra del suo cuore, il Napoli, giocare nel mitico stadio Bernabeu contro il Real Madrid. E stavolta ce l’ha fatta, a 24 anni, sfoggiando in gradinata una maglia con su scritto il suo calvario. L'occasione la ebbe già nel 2017 quando il sorteggio Champions vide gli azzurri sfidare i blancos, ma quello fu l’anno più brutto della sua vita: «Mi diagnosticarono un tumore». E se oggi decide di raccontare la sua storia è per mandare un messaggio positivo a chi sta attraversando un periodo come è accaduto a lui.Â

«I medici mi dicevano sempre che l’elemento psicologico può essere determinante nell’affrontare la malattia». Malattia che non si era palesata da subito. «Avvertivo fitte al fianco, pensavo fosse appendicite. In ospedale mi ricoverano diagnosticandomi una infezione intestinale curabile con 10 giorni di lavaggi, fatto ciò mi dimisero». Ma il fastidio continuava a presentarsi e nei 6 mesi successivi fece tutti i controlli del caso, tutti con esito negativo. «Il dolore alla pancia e alla schiena era insopportabile, lasciai la scuola, dimagrivo a vista d’occhio, fino ad arrivare a 63kg, uno scheletro per essere alto 1,86».Â

Finché al Policlinico di Napoli gli consigliarono di fare gli esami di due markers tumorali. «I valori erano altissimi, mi ricoverarono d’urgenza per iniziare un ciclo di chemioterapie, con la premessa che di miracoli non potevano farne, poca speranza di vita. La botta psicologica fu enorme». Con la terapia, anche se era pesante, Simone iniziava a sentirsi meglio.Â

«Ho perso i capelli ma non la voglia di stare tra gli amici, seppur con le dovute precauzioni perché ero molto fragile, e poi c’era sempre il mio Napoli a distrarmi». Una fede tramandata in famiglia, la prima volta al San Paolo a 7 anni, poi da sempre abbonato e abituato alle trasferte. Dopo due mesi intensi pareva che il problema era alle spalle. «Le cellule tumorali erano distrutte ma a preoccupare era la dimensione dei linfonodi che andavano tolti. Operazione tutt’altro che facile, tant’è che ebbi difficoltà a trovare un chirurgo disposto a farla».Â

Al suo appello rispose l’Istituto Nazionale Tumori di Milano. «L’intervento durò 13/14 ore per asportare il 90% del linfonodo e la degenza durissima perché avevo almeno 100 punti interni ed esterni sulla pancia con drenaggi costanti». Tornato a Napoli fu costretto un mese a letto per poi ristabilirsi. Dopo un anno e mezzo, a luglio del 2019, quei 2 centimetri di linfonodo divennero quasi 5. «In via preventiva decisero di intervenire chirurgicamente per la seconda volta, e con una sonda estrassero quell’ultimo pezzo che si trovava tra i polmoni e il cuore». Da quel momento Simone può tirare un sospiro di sollievo perché da controlli periodici la malattia non si è più ripresentata.Â

Anni bui, fatti di paura, tra la vita e la morte, che il giovane ha saputo superare. «Ho accumulato ansie di ogni sorta, sono stato male soprattutto psicologicamente, ma in questi momenti difficili ho cercato di motivarmi che potevo uscire da questa condizione con grande forza d'animo».

Ed eccoci arrivati ad oggi, Simone lavora da poco nell’ufficio mobilità e logistica dell’Azienda Ospedaliera di Napoli dopo un concorso vinto in estate. Qualche giorno fa era a Madrid e ha raccontato tutto sul suo profilo Instagram con una foto che lo ritrae spalle al campo visibilmente emozionato. «La foto ha fatto il giro del web. Il mio direct è stato invaso di messaggi, gente che sta attraversando un momento difficile personale o familiare, e molti che mi esortano a raccontare ancora questo percorso per essere d’aiuto agli altri». In futuro vorrebbe lavorare nel calcio. «Mi piacerebbe fare il match analist». Intanto si gode la fortuna di aver coronato il suo sogno da bambino e grida sui social: «Grazie Dio per tutto questo».

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13 dicembre 2023 ( modifica il 13 dicembre 2023 | 19:36)

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Simone: «Dopo 7 anni di chemio il mio sogno si realizza, allo stadio per Napoli-Real»

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13.12.2023

Il 24enne napoletano ha raccontato il suo calvario con una foto sui social che ha fatto il giro del mondo: «Tanti messaggi di ringraziamento da parte di chi sta male»
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«Dopo 7 anni, 26 chemio e 2 interventi il mio sogno si realizza». Fin da quando era bambino Simone Galiero aveva desiderato vedere la squadra del suo cuore, il Napoli, giocare nel mitico stadio Bernabeu contro il Real Madrid. E stavolta ce l’ha fatta, a 24 anni, sfoggiando in gradinata una maglia con su scritto il suo calvario. L'occasione la ebbe già nel 2017 quando il sorteggio Champions vide gli azzurri sfidare i blancos, ma quello fu l’anno più brutto della sua vita: «Mi diagnosticarono un tumore». E se oggi decide di raccontare la sua storia è per mandare un messaggio positivo a chi sta attraversando un periodo come è accaduto a lui.Â

«I medici mi dicevano sempre che l’elemento psicologico può essere determinante nell’affrontare la malattia». Malattia che non si era palesata da subito. «Avvertivo fitte al fianco, pensavo fosse appendicite. In ospedale mi ricoverano diagnosticandomi una infezione intestinale curabile con........

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