Particolarmente in «ansia» gli uomini nella fascia tra i 35 e i 44 anni di etÃ

La precarietà indotta dalla situazione economica generale, il caro vita in cui incespica ogni famiglia, la difficoltà delle aziende a reggere i contraccolpi dei mercati interni e internazionali che a loro volta annaspano tra inflazione e crisi belliche ed energetiche. Insomma, lo scenario non è dei più incoraggianti. Poi ci si mette lo spauracchio della Intelligenza artificiale a diffondere il panico più rapidamente.
Una ricerca appena pubblicata indica che sei lavoratori campani su dieci (il 62%) pensano che nessuna professione sarà immune dall’attuale incertezza economica, e il 13% crede che l’uso dell’Intelligenza artificiale diventerà la norma nel proprio settore nei prossimi cinque anni, riducendo così le attività manuali. In questo contesto, il 25% dei campani ha preso in considerazione la possibilità di cambiare settore negli ultimi 12 mesi e il 18% ha pensato di avviare un’attività in proprio. Mentre l’8% degli over 55 ha pensato di chiedere la pensione anticipata.
Dunque, fatti i conti, un lavoratore campano su due (il 46%) non si sente sicuro del proprio posto di lavoro, e teme che una nuova crisi economica e il rallentamento dell’economia possano portare la propria azienda ad attivare le procedure di licenziamento.
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Lo rivela il sondaggio People at Work 2023 dell’ADP® Research Institute, condotto su oltre 32.000 lavoratori in 17 paesi (2 mila i lavoratori consultati in Italia). A livello nazionale, non si sente sicuro un lavoratore su tre (il 34%). Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, data la tradizionale maggiore difficoltà occupazionale delle donne, i timori sono maggiori negli uomini (38%) e inferiori nelle donne (30%). Colpisce anche l’intervallo anagrafico in cui ricade la maggiore apprensione per la propria condizione lavorativa: i sentimenti di precarietà , infatti, secondo la ricerca, sono più diffusi nella fascia che va dai 35 ai 44 anni (37%); poi seguono i giovani della cosiddetta generazione Z, ovvero quella che va dai 18 ai 24 anni, con il 36%; in quella dai 24 ai 34 anni il timore della perdita del lavoro coinvolge il 34% di coloro che si sono espressi; mentre dai 45 ai 54 anni è il 33% a dichiararsi preoccupato per il proprio futuro occupazionale; solo il 26% degli over 55 è invece preoccupato per il proprio lavoro: forse perché si sente più vicino all’età pensionabile (sebbene anche questo stia diventando un traguardo complicato da raggiungere se non in età avanzata) o a causa di una minore percezione delle insidie nascoste nelle pieghe del progresso tecnologico che nelle fasce più giovani sono sicuramente più avvertite.

Ma è una questione di pericolo soltanto percepito o davvero i timori sulle incertezze che avvolgono il prossimo futuro in Campania come altrove, nelle aree del Mezzogiorno meno sviluppate così come nelle altre zone del paese dove il sistema industriale appare meno vulnerabile, sono più che fondati?
«Secondo i dati Inps — suggerisce la ricerca — nel 2022 i licenziamenti di natura economica sono aumentati del 41% sull’anno. Occorre però ricordare che i licenziamenti economici erano bloccati dalle normative introdotte nel 2020 a fronte dell’evento pandemico e che sono stati riaperti a partire da giugno e ottobre 2021. Se confrontato invece al dato 2019, nel 2022 ci sono stati circa 127.000 licenziamenti in meno (-25%). Inoltre, nel primo semestre del 2023 si evidenzia una forte riduzione rispetto al 2022 dei licenziamenti di natura economica (-18%) mentre sono in leggero aumento le cessazioni per risoluzione consensuale (+3%)».
Per Marcela Uribe, general manager ADP Southern Europe, è vero che «i tempi sono difficili ed è normale che i lavoratori si sentano preoccupati per il proprio lavoro, temendo la perdita del proprio posto per motivi economici ma anche con l’introduzione dell’Intelligenza artificiale, che presumibilmente potrebbe sostituire alcune mansioni.Â

Le aziende dovrebbero fare di più per rassicurare i propri dipendenti, mostrando loro che gli sforzi sono riconosciuti e che le prospettive di carriera sono effettive». Ma come si fa ad incoraggiare i propri dipendenti se le stesse aziende non intravedono nette schiarite sui mercati per i prossimi anni a cominciare dalle ansie sui costi energetici? «Non è necessariamente vero che i tagli di posti di lavoro in un’azienda significhino che altri seguiranno l’esempio o che l’automazione, l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico siano cose di cui aver paura — sottolinea Uribe —. Potrebbero infatti rendere il lavoro delle persone più facile o più soddisfacente in futuro. Vale la pena che i datori di lavoro parlino con i lavoratori ora, per affrontare le idee sbagliate e fugare preoccupazioni inutili».

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27 dicembre 2023

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Crisi e Intelligenza artificiale, 6 lavoratori campani su 10temono di perdere il lavoro

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27.12.2023

Particolarmente in «ansia» gli uomini nella fascia tra i 35 e i 44 anni di etÃ

La precarietà indotta dalla situazione economica generale, il caro vita in cui incespica ogni famiglia, la difficoltà delle aziende a reggere i contraccolpi dei mercati interni e internazionali che a loro volta annaspano tra inflazione e crisi belliche ed energetiche. Insomma, lo scenario non è dei più incoraggianti. Poi ci si mette lo spauracchio della Intelligenza artificiale a diffondere il panico più rapidamente.
Una ricerca appena pubblicata indica che sei lavoratori campani su dieci (il 62%) pensano che nessuna professione sarà immune dall’attuale incertezza economica, e il 13% crede che l’uso dell’Intelligenza artificiale diventerà la norma nel proprio settore nei prossimi cinque anni, riducendo così le attività manuali. In questo contesto, il 25% dei campani ha preso in considerazione la possibilità di cambiare settore negli ultimi 12 mesi e il 18% ha pensato di avviare un’attività in proprio. Mentre l’8% degli over 55 ha pensato di chiedere la pensione anticipata.
Dunque, fatti i conti, un lavoratore campano su due (il 46%) non si sente sicuro del proprio posto di lavoro, e teme che una nuova crisi economica e il rallentamento dell’economia possano portare la propria azienda ad attivare le procedure........

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