Il medico del Pascale i cui studi nel periodo del Covid lo hanno consacrato nel mondo: «Quando il professor Galli mi attaccò in tv? Bianca Berlinguer mi impedì di replicare»

È proprio vero che c’è un Dio delle piccole cose, che fa delle minuzie l’occasione per esaltare la propria generosità e dell’umiltà la chiave per aprire qualunque serratura. Paolo Antonio Ascierto, primo ricercatore al mondo sul melanoma, il terribile cancro della pelle, affonda il suo soffice sguardo da studioso nel racconto ordinario della propria straordinarietà .
È diventato una star mediatica con il Covid, ma i suoi studi oncologici l’avevano già consacrato come uno dei migliori scienziati al mondo: l’ultima conferma dal recente h-index 100 (l’indice con cui i ricercatori vengono giudicati per il numero di pubblicazioni).Â

Si è sentito travolto da questa ondata?Â
«Un poco sì. Il Covid ci ha preso di contropiede. Mentre gli studi sull’RNA messaggero erano già a buon punto nella ricerca sul cancro. È stato l’avanzamento della ricerca oncologica a dare una mano e a consentire di trovare in tempo record il vaccino contro Sars-Cov-2».Â

Poi una sera, in tv, il professore Galli la rimproverò sull’efficacia del Tocilizumab nell’arrestare la tempesta citochinica, la reazione immunitaria fuori controllo che genera una cascata infiammatoria nei polmoni. Ma lei non reagì, perché?Â
«Se Bianca Berlinguer mi avesse consentito di replicare immediatamente gli avrei riposto per le rime. Ma allora in tv, probabilmente, doveva passare un messaggio diverso, dato che la Lombardia era in ginocchio e noi, invece, che nella emergenza siamo abituati a lavorare di routine, alla fine siamo riusciti a cavarcela egregiamente».Â

Ha più incontrato il professore Galli? «Sì, a Catania, ad un evento scientifico. Ma ci siamo appena salutati».Â

Lei ora ha riscoperto la passione per la vigna, un ritorno alle radici?Â
«Proprio così. Ritorno alla mia infanzia, quando con mio nonno Paolo venivo in campagna per mettere a dimora le barbatelle e per la pompatura di agosto. Ricordo gli sguardi atterriti degli adulti a causa della grandine: era una minaccia che aleggiava sulla vulnerabile economia familiare. Al Ponte Maria Cristina a Solopaca sostavano i mediatori per la vendita dell’uva. Poi, fu istituita la cantina sociale, dalla quale mio nonno ricevette la tessera socio n° 74: lì il prezzo veniva fissato in base alla gradazione saccarinica».Â

Ed ora?Â
«Frequento il terzo anno del corso per sommelier e con mio fratello Mario curo — ma fa molto più lui, in verità — due ettari a Sant’Agata dei Goti, paese del Beneventano da cui proviene la famiglia di mio padre, e un ettaro a Solopaca, il paese di mia mamma, altro centro sannita famoso per la Falanghina: il vino che produciamo con il mio nome in etichetta».Â

Quante bottiglie avete prodotto?Â
«Circa tremila, è la prima annata. Ma vogliamo contenere la produzione anche per i prossimi anni, proprio per puntare sulla qualità ».Â

La virologa Antonella Viola dice che l’alcool è cancerogeno.Â
«Vero, ma dipende da quanto ne beviamo. Un bicchiere di vino al giorno non fa male. E il vino contiene anche sostanze benefiche: lo sa che in Francia, dove abitualmente si consuma vino rosso, le malattie cardiocircolatorie sono meno diffuse che da noi? Questo fenomeno è stato descritto per anni come il paradosso francese».Â

Lei è stato anche un gran fumatore?Â
«Purtroppo sì. Fumavo due pacchetti di sigarette al giorno. Ma ho iniziato tardi, all’università . Poi, una volta al Pascale mi sono reso conto che sebbene non tutti i fumatori contraggano il cancro, tutti gli ammalati di tumore al polmone sono fumatori. Ebbi una crisi respiratoria e smisi immediatamente».Â

Come fa a resistere all’assedio costante e alle continue richieste di aiuto degli ammalati?Â
«Chi fa il medico sa a cosa va incontro. Il problema arriva quando ci sono tanti pazienti da seguire e ognuno di essi, giustamente, vuole essere rassicurato, pretende che tu ci sia. Non amo parlare al telefono, ma via e-mail rispondo a tutti. A volte resto al computer fino alle 3 del mattino. Poi ci sono i colleghi del team che danno una grande mano».Â

Quante e-mail riceve dagli ammalati?Â
«In media, almeno cinquecento al giorno».Â

Vi sono volti, storie, vicende umane che sono rimaste scolpite nei suoi ricordi? (Fa una pausa, gli occhi si inumidiscono )Â
«Certo, una ragazza, Rosina, ammalata di melanoma all’inizio del 2000. Fu sottoposta alla prima sperimentazione del cancer vax: si pensava fosse efficace. Ricordo che mi regalava le tagliatelle fatte in casa. Il fratello mi chiamò al telefono quando morì: mi riferì che l’ultimo pensiero era stato per me».
(Ascierto non trattiene la commozione. È Cinzia Brancato, capo ufficio stampa del Pascale, a riprendere il filo del discorso : «Poi c’è stato un ragazzo di Taranto, Gabriele, 17 anni, con melanoma metastatico, in piena pandemia Covid. Appassionato di moto. Anche lui non ce l’ha fatta. Ma si è stabilito un grande rapporto con i genitori: abbiamo promosso un cortometraggio dedicato a lui che ha vinto il Festival di Ischia ed il concorso AIOM Cinema e abbiamo partecipato ad un raduno di moto a Taranto»).Â

Ascierto, sono tanti i giovani che si ammalano di melanoma?Â
«Tra i tumori è quello più letale nella fascia dai 20 ai 30 anni. Perciò quando vedo ragazzi esposti ai raggi ultravioletti per ore sulla spiaggia mi arrabbio. L’estate scorsa pubblicai un post di allerta sotto la foto di un componente dei Maneskin che presentava un eritema sulle spalle: non si può trascurare un rischio così elevato».Â

Però negli ultimi dieci anni sono stati fatti progressi significativi.Â
«Sicuramente, siamo al 50% di guarigioni per la malattia metastatica ed il 70% dei pazienti con melanoma ad alto rischio è vivo a 7,5 anni dopo il trattamento con le nuove cure. La target therapy, che serve a “spegnere l’interruttore” di una proteina, e l’immunoterapia, con le nuove strategie, ci fanno ben sperare. Ma adesso guardiamo soprattutto al vaccino mRNA, siamo allo studio di fase 3. Il Pascale è primo in Italia: in tre o quattro anni, se i dati verranno confermati, registreremo una ulteriore riduzione del rischio metastasi. Già lo studio di fase 2 ha indicato un’ulteriore riduzione del rischio del 44%».Â

Perché i campani continuano a farsi curare fuori regione?Â
«In parte perché c’è un pregiudizio culturale, quando poi vantiamo oncologi coordinatori delle linee guida e a capo delle società mediche di oncologia. Al Pascale arrivano ammalati da ogni regione e da molti paesi europei: tanti dall’Est e dalla Germania».Â

Lei dice: in parte. E gli altri motivi?Â
«La carenza di personale, la situazione ricettiva delle strutture. Ma sulle cure non abbiamo nulla da imparare. Anzi».

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26 novembre 2023

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L'oncologo Ascierto: «Ogni giorno ricevo 500 e-mail di richieste di aiuto. Ma nella vigna ritrovo me stesso»

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26.11.2023

Il medico del Pascale i cui studi nel periodo del Covid lo hanno consacrato nel mondo: «Quando il professor Galli mi attaccò in tv? Bianca Berlinguer mi impedì di replicare»

È proprio vero che c’è un Dio delle piccole cose, che fa delle minuzie l’occasione per esaltare la propria generosità e dell’umiltà la chiave per aprire qualunque serratura. Paolo Antonio Ascierto, primo ricercatore al mondo sul melanoma, il terribile cancro della pelle, affonda il suo soffice sguardo da studioso nel racconto ordinario della propria straordinarietà .
È diventato una star mediatica con il Covid, ma i suoi studi oncologici l’avevano già consacrato come uno dei migliori scienziati al mondo: l’ultima conferma dal recente h-index 100 (l’indice con cui i ricercatori vengono giudicati per il numero di pubblicazioni).Â

Si è sentito travolto da questa ondata?Â
«Un poco sì. Il Covid ci ha preso di contropiede. Mentre gli studi sull’RNA messaggero erano già a buon punto nella ricerca sul cancro. È stato l’avanzamento della ricerca oncologica a dare una mano e a consentire di trovare in tempo record il vaccino contro Sars-Cov-2».Â

Poi una sera, in tv, il professore Galli la rimproverò sull’efficacia del Tocilizumab nell’arrestare la tempesta citochinica, la reazione immunitaria fuori controllo che genera una cascata infiammatoria nei polmoni. Ma lei non reagì, perché?Â
«Se Bianca Berlinguer mi avesse consentito di replicare immediatamente gli avrei riposto per le rime. Ma allora in tv, probabilmente, doveva passare un messaggio diverso, dato che la Lombardia era in ginocchio e noi, invece, che nella emergenza siamo abituati a lavorare di routine, alla fine siamo riusciti a cavarcela egregiamente».Â

Ha più incontrato il professore Galli? «Sì, a Catania, ad un evento........

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