Botta e risposta sul dossier inviato all'Unesco. «Turandot», alla prima di questa sera, assente Manfredi e in dubbio Sangiuliano

L’affondo c’è tutto e si accompagna alla tagliente insinuazione contenuta nella interrogazione: «Per quanto riguarda la cultura c’è una bella notizia: il canto lirico in Italia è stata inserito nel patrimonio immateriale dell’Unesco. Ma ci permettiamo, guardando le cose concrete, di fare una domanda: nel dossier che è stato mandato dal ministero della Cultura all’Unesco, è stato inserito un riferimento al teatro San Carlo di Napoli?». Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, nel corso del suo monologo social del venerdì, prova a perforare l’orgogliosa corazza del ministro Gennaro Sangiuliano. «Il ministero ha mandato il terzo dossier — ha continuato il presidente della giunta — perché so che i primi due erano sbagliati e sono stati rimandati indietro. Ora vorremmo sapere se in quel dossier è stato inserito il San Carlo, perché a noi risulta che viene segnalata solo la Scala di Milano. Vorremmo che ci chiarissero questo dubbio perché se hanno mandato all’Unesco solo la Scala senza nessun riferimento al San Carlo, oltre che ai teatri lirici del Sud, sarebbe un’ennesima vergogna».

De Luca maramaldeggia e rispolvera il caso della rimozione, poi cassata dall’intervento della magistratura, di Stéphane Lissner dalla direzione artistica. E lo fa alla vigilia della prima con la Turandot, appuntamento per il quale, fino a ieri, figurava confermata la presenza dello stesso De Luca, della sottosegretaria per i Rapporti con il parlamento Pina Castiello, del procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo e dell’assessore comunale alla Cultura Teresa Armato. Ma non del ministro Sangiuliano (impegnato in una manifestazione politica nel Salernitano e in una visita alla Badia di Cava de’ Tirreni) e del sindaco Manfredi. «Ci auguriamo — ha incalzato De Luca — che non abbiano compiuto l’ennesimo delitto per il San Carlo dopo le iniziative vergognose del ministero che hanno coperto di ridicolo il Massimo napoletano sul passaggio di direzione, non approvato dalla Regione, e poi con la riammissione del precedente direttore da parte dei giudici. Ci auguriamo che in relazione al dossier Unesco il ministero abbia rispettato la dignità e la grande tradizione del San Carlo di Napoli con l’Unesco. Aspettiamo una risposta rassicurante, dato che a pagina 66 della relazione Unesco abbiamo anche visto l’invito all’Italia di rispettare la qualità linguistica: ci chiedono quindi di non far errori nello scrivere le relazioni del ministero».

Da via del Collegio Romano, è il sottosegretario Gianmarco Mazzi a replicare: «Il ministero dei Beni Culturali? Non esiste più dal lontano 1 marzo 2021, quando è stato denominato ministero della Cultura. Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, pur laureato in filosofia, dimostra la sua poca conoscenza in questo campo. Ma la sua ignoranza purtroppo non si ferma qui». È la puntuta risposta di Mazzi, che aggiunge: «Il riconoscimento della lirica italiana a patrimonio dell’Umanità da parte di Unesco riguarda tutte le Fondazioni italiane. Si tratta di un vero e proprio trionfo nazionale. Nel dossier le 12 Fondazioni lirico-sinfoniche a statuto ordinario sono iscritte e rappresentate attraverso la loro associazione che si chiama Anfols. C’è, ovviamente, il San Carlo di Napoli, insieme all’Opera di Roma, all’Arena di Verona, alla Fenice di Venezia, al Maggio Fiorentino, al Regio di Torino, al Carlo Felice di Genova, al Verdi di Trieste, al Comunale di Bologna, al Petruzzelli di Bari, al Massimo di Palermo e al Lirico di Cagliari. Tutti i loro nomi sono riportati nel dossier. Sono, poi, iscritte, con la loro qualità di Fondazioni a statuto speciale, la Fondazione Alla Scala di Milano e il Santa Cecilia di Roma che non appartengono ad Anfols».Â

Per poi sottolineare: «La redazione del dossier di candidatura, che De Luca irride per presunte approssimazioni, risale in realtà al marzo 2022 quando al governo c’era una coalizione con dentro il Pd, partito in cui milita proprio De Luca insieme all’allora ministro Dario Franceschini. L’attuale governo, con Gennaro Sangiuliano ministro, non appena insediatosi nell’ottobre 2022, si è fatto carico della candidatura e dando anima e corpo l’ha portata al successo finale. Il Teatro di San Carlo è una priorità per il ministero della Cultura. Non potrebbe essere altrimenti, perché è il Teatro d’Opera più antico del mondo ancora attivo, ha ospitato Mozart ed appartiene ad una città che è una capitale mondiale della cultura - precisa Mazzi -Ricordo, a conferma di ciò, che quando il grande Bono Vox chiese un consiglio su un teatro dove tenere un evento unico in Italia, senza indugi il MiC propose il San Carlo di Napoli dove l’artista si è poi effettivamente esibito in un memorabile concerto il 13 maggio scorso». Arriva, poi, la stoccata finale: «Il presidente De Luca non dovrebbe parlare a vanvera ma dovrebbe approfondire meglio. Il ministro Sangiuliano — conclude Mazzi — lo ha definito Wanda Osiris. Troppo generoso, la Osiris è stata una grande artista, qui siamo al teatrino dei guitti».

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9 dicembre 2023

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QOSHE - Teatro San Carlo, nuove tensioni tra De Luca e il ministero della Cultura - Angelo Agrippa
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Teatro San Carlo, nuove tensioni tra De Luca e il ministero della Cultura

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09.12.2023

Botta e risposta sul dossier inviato all'Unesco. «Turandot», alla prima di questa sera, assente Manfredi e in dubbio Sangiuliano

L’affondo c’è tutto e si accompagna alla tagliente insinuazione contenuta nella interrogazione: «Per quanto riguarda la cultura c’è una bella notizia: il canto lirico in Italia è stata inserito nel patrimonio immateriale dell’Unesco. Ma ci permettiamo, guardando le cose concrete, di fare una domanda: nel dossier che è stato mandato dal ministero della Cultura all’Unesco, è stato inserito un riferimento al teatro San Carlo di Napoli?». Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, nel corso del suo monologo social del venerdì, prova a perforare l’orgogliosa corazza del ministro Gennaro Sangiuliano. «Il ministero ha mandato il terzo dossier — ha continuato il presidente della giunta — perché so che i primi due erano sbagliati e sono stati rimandati indietro. Ora vorremmo sapere se in quel dossier è stato inserito il San Carlo, perché a noi risulta che viene segnalata solo la Scala di Milano. Vorremmo che ci chiarissero questo dubbio perché se hanno mandato all’Unesco solo la Scala senza nessun riferimento al San Carlo, oltre che ai teatri lirici del Sud, sarebbe un’ennesima vergogna».

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