Da un mese e mezzo a Napoli, il prefetto si racconta. L'amore per l'arte e l'opera, per il mare «senza ammollo» e la sfida in città : «Sono certo che la maggior parte della popolazione vuole una Napoli grande nel mondo»

Il prefetto Michele di Bari è arrivato a Napoli il 15 dicembre. In un mese e mezzo si è distinto per attivismo e passione, messi al servizio di un territorio che facile non è. Ieri nel giro di poche ore ha convocato un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica sull’emergenza Vomero, dove è stato incendiato un gazebo. E, con il suo approccio interventista, ha preso atto «con soddisfazione che l’indagine si è conclusa in poche ore con l’arresto del presunto responsabile del reato. Il mio plauso al questore e al comandante provinciale dei carabinieri per il brillante esito dell’attività investigativa e apprezzamento alla Magistratura e alle Forze di polizia per un impegno che consente, sempre più di frequente, di individuare i responsabili dei reati, procedendo all’arresto o alla denuncia». Nella sua stanza con vista sul Plebiscito ci sono un numero cospicuo di San Gennaro, un pastore scartellato, Pulcinella... Doni beneaugurali accettati con ironia.

Prefetto, come si trova a Napoli?
«Bene, c’è un clima di afflato con la comunità . È una città sa rialzarsi sempre e sono certo che la maggior parte della popolazione vuole una Napoli che sia grande nel mondo».
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Fra le emergenze in agenda ci sono la dispersione scolastica e Caivano.
«La dispersione scolastica è un punto centrale in un progetto che vede molti attori coinvolti insieme con la Prefettura. Su Caivano c’è un Commissario governativo che sta lavorando con attenzione su temi delicati. Ci sono opportunità e si sta impostando un lavoro che può essere un modello da esportare».

Parliamo delle baby gang.
«Tutti dobbiamo lavorare per incidere su giovani che, da un alterco, passano alle vie di fatto per futili motivi. Non esiste più il dialogo, il confronto, non c’è più il senso della vita e l’incidente è dietro l’angolo. Questa è una questione esiziale».

I ragazzi girano armati.
«Sulle armi ci sono due fronti diversi. Un conto sono le armi regolarmente detenute, e va fatta una attenta verifica sui requisiti dei richiedenti, altro è la ricerca delle armi abusive».

A Napoli ha ritrovato Nicola Gratteri.
«È una persona validissima che farà molto bene. Ci siamo conosciuti in Calabria, lui abitava a Gerace, che ha una bellissima cattedrale, quando sono stato prefetto a Reggio».

Lei è nato a Mattinata. Torna spesso a casa?

«Quando posso. Lì ritrovo le mie radici, la parrocchia, gli amici, le passeggiate...».Â

La cattedrale, la parrocchia, i suoi articoli sull’Osservatore romano... Lei è credente? È praticante?
«Praticante... non lo so. Quella con la fede è una sfida dell’uomo del nostro tempo».

Amico di Mimmo Paladino, ha sensibilità per l’arte.
«Sensibilità piuttosto per la bellezza. Come diceva von Balthasar nella Via pulchritudinis, l’uomo guarda al suo contesto terreno non solo attraverso il vero e il giusto ma anche attraverso la bellezza. Sono i tre pilastri che aiutano a comprendere il mondo contemporaneo».

La sua famiglia si è trasferita a Napoli con lei?

«Sono a Foggia, la città di mia moglie, non mi hanno mai seguito. Cambiare con me sede ogni due o tre anni sarebbe stato un impazzimento per loro».

Figli?
«Una sola. L’abbiamo solennemente festeggiata da poco fra Foggia e Mattinata per i suoi 18 anni. Mi sono sposato tardi».

Quanti anni ha?
«Ne ho 65».

E sua moglie?
«Sei in meno».Â

Cosa le piace fare nel tempo libero: cinema, teatro?
«Mi piace l’opera. Sono stato al San Carlo un paio di volte. Ho visto i Vespri siciliani».

È Verdi il suo preferito?
«La mia preferita è Cavalleria rusticana, per questioni di cuore. Pietro Mascagni fu direttore della banda di Cerignola, dove io sono stato commissario prefettizio».

Quali ristoranti ha scoperto in questo mese e mezzo?
«Praticamente nessuno».

E dove mangia?
«Cucino io, ma solo per me, con profilo austero. Sono incapace di servire altri. A Napoli conoscevo un grande ristorante che ha chiuso… Me lo fece scoprire mio suocero, che studiava qui. Il nome però non lo dico».

È Ciro a Santa Brigida.
«Sì, brava!».

Le piace la cucina pugliese o quella napoletana?
«Entrambe. E mi piacciono le verdure. Le cime di rapa con le orecchiette e l’acciughina, la parmigiana. Ne ho mangiata una ottima ad Ischia».

Verdure, vabbé... E i vini?
«Sono astemio».

Il turismo rischia di travolgere Napoli. Ritiene vada limitato come suggerisce Cecilie Hollberg direttore dell’Accademia di Firenze?
«Assolutamente no. Napoli è una vetrina internazionale. ce lo insegna la storia e il viaggio in Italia di Goethe. Io vengo da Venezia e per tutte le città di un certo profilo il turismo ha una spinta inarrestabile. Che pone, certo, problemi in più che vanno gestiti. Ben vengano i turisti, a noi il compito di cambiare prospettiva e di offrire risposte su traffico, musei ed efficienza nel nome della sicurezza. Non vanno allontanati i turisti per non avere problemi. Le città vanno fruite al meglio: chiese, musei sono contenitori di bellezza che altrimenti non hanno motivo di esistere se non per chi ha competenze specifiche. Il fatto che arrivino turisti in maniera poderosa non significa che bisogna distrarli».

E gli eventi sul lungomare e a piazza Municipio?
«Non ne ho avuto esperienza diretta. Ma gli eventi ben organizzati hanno generalmente un ritorno. E da alcune cose, in questo mondo contemporaneo, indietro non si torna. Sono sfide dell’oggi».

I trasporti insufficienti, la viabilità impazzita, l’immondizia, l’abusivismo. Napoli ha molte criticità .
«Queste sono problematiche tipiche della grandi città , che richiedono sfide notevoli. Il Comune e la Regione profondono un impegno notevole e gestire tutte queste situazioni non è semplice. E nessuno ha la bacchetta magica».Â

Napoli potrebbe essere la città sigillo della sua carriera.
«Siamo siamo servitori dello Stato, sono diventato prefetto giovane. Certo fra due anni andrò in pensione».

E cosa farà ?
«Difficile dirlo. Prima viaggiavo di più, poi il tempo a disposizione è diventato sempre meno».

Mare o montagna?
«Mare. Nella mia Puglia. Ma senza sole...».

Mi spieghi meglio.
«Mi piace il mare, ma per stare ammollo, anche due ore. No sdraio e ombrellone».

E il vezzo di mangiare le unghie?
«Me lo porto dietro da ragazzino. Non è stress, solo una piccola debolezza».

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1 febbraio 2024

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Allarme sicurezza al Vomero, il prefetto:  «Subito un comitato dedicato al quartiere»

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01.02.2024

Da un mese e mezzo a Napoli, il prefetto si racconta. L'amore per l'arte e l'opera, per il mare «senza ammollo» e la sfida in città : «Sono certo che la maggior parte della popolazione vuole una Napoli grande nel mondo»

Il prefetto Michele di Bari è arrivato a Napoli il 15 dicembre. In un mese e mezzo si è distinto per attivismo e passione, messi al servizio di un territorio che facile non è. Ieri nel giro di poche ore ha convocato un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica sull’emergenza Vomero, dove è stato incendiato un gazebo. E, con il suo approccio interventista, ha preso atto «con soddisfazione che l’indagine si è conclusa in poche ore con l’arresto del presunto responsabile del reato. Il mio plauso al questore e al comandante provinciale dei carabinieri per il brillante esito dell’attività investigativa e apprezzamento alla Magistratura e alle Forze di polizia per un impegno che consente, sempre più di frequente, di individuare i responsabili dei reati, procedendo all’arresto o alla denuncia». Nella sua stanza con vista sul Plebiscito ci sono un numero cospicuo di San Gennaro, un pastore scartellato, Pulcinella... Doni beneaugurali accettati con ironia.

Prefetto, come si trova a Napoli?
«Bene, c’è un clima di afflato con la comunità . È una città sa rialzarsi sempre e sono certo che la maggior parte della popolazione vuole una Napoli che sia grande nel mondo».
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Fra le emergenze in agenda ci sono la dispersione scolastica e Caivano.
«La dispersione scolastica è un punto centrale in un progetto che vede molti attori coinvolti insieme con la Prefettura. Su Caivano c’è un Commissario governativo che sta lavorando con attenzione su temi delicati. Ci sono opportunità e si sta impostando un lavoro che può essere un........

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