L'associazione creata dalle amiche di Fortuna Bellisario, uccisa dal marito: «Accompagniamo alla denuncia chi vuole ribellarsi alla violenza subita in casa: una professionista picchiata e minacciata con 1500 vocali in 7 mesi»

La bara di Fortuna Bellisario portata dalle amiche, poi diventate le Forti Guerriere

La prima volta che si sono ritrovate unite dalla volontà di fare qualcosa per cambiare le cose è stata quando hanno deciso di portare loro, loro e non altri, non uomini, la bara di Fortuna Bellisario, uccisa di botte dal marito davanti ai loro figli piccoli, dopo anni di vessazioni e isolamento. È stato quel giorno che le sue amiche di infanzia, perché nella sua vita adulta di amiche Fortuna non ne aveva più, hanno deciso di aiutare loro stesse e altre donne in difficoltà . Così sono andate da don Antonio Loffredo, che nel loro rione, la Sanità , è instancabile animatore di iniziative sociali, e lui ha suggerito loro il percorso. L'associazione Forti guerriere in quattro anni ha accolto 70 donne pronte, o quasi pronte, a ribellarsi alla violenza subita dai loro compagni, ha portato sulle spalle altre bare, come quella di Ornella Pinto, pianto altre vittime di violenza, vicine o lontane, ultima Giulia Cecchettin, ed è finita anche nel docufilm girato in città da Trudie Styler, «Posso entrare? An Ode to Naples». «A Napoli ho scoperto per la prima volta cos'è una comunità », ha detto la regista inglese, ed è probabile che a mostrarglielo siano state, tra gli altri, proprio Nunzia, Monica, Anna, Loredana, Rosanna, Rosa, Alessia, Tonia, Giorgia e Giulia. «Tra qualche giorno andremo a Milano a sentire il concerto di Sting, invitate dalla moglie Trudie, perché il legame nato con su quel set è molto forte», racconta Simona Cappella, assistente sociale, che presiede l'associazione.Â

Le Forti Guerriere con Trudie Styler sul set del suo docufilm girato alla SanitÃ

Quante donne ne fanno parte oggi?
«I soci sono trenta, ma non tutte donne. Anche una decina di uomini sono parte attiva nelle nostre iniziative. Il gesto simbolico e forte di una bara portata da sole donne è stato un momento di rottura, ma dopo è prevalsa la volontà di non lavorare nel solco di una frattura di genere: bisogna lottare insieme, donne e uomini, contro queste forme di violenza».Â

Cosa fanno, concretamente, le Forti guerriere?Â
«Sono antenne sul territorio, nel rione Sanità . Sono cresciute qui, le altre donne le conoscono, si fidano. Sono il primo contatto per avvicinarle all'associazione, dove possono trovare sostegno psicologico e legale. Questo non è un centro antiviolenza, è il gradino immediatamente precedente. Accompagniamo le donne alla denuncia, e non è un percorso semplice. Spesso ci mettono del tempo per decidersi davvero a sottrarsi alla violenza, fisica e psicologica che hanno subito per anni». Â

Chi fa più fatica a venirne fuori? Ha un peso la dipendenza economica dal marito?
«No, il punto centrale non è questo. Anzi, spesso le donne maltrattate in casa dai mariti sono donne che lavorano, magari in contesti irregolari, che portano a casa soldi. La loro immagine, all'esterno, nel quartiere, è anche forte, è quella di donne fattive che portano avanti la famiglia, molto spesso da sole. Ma in casa subiscono violenza, anche quotidiana. E subiscono allo stesso modo anche donne che hanno fatto percorsi di studi, che lavorano in contesti professionali. Non c'è differenza, in questo».Â

Qualche storia emblematica, in questo senso?
«Una professionista dell'Arenella che si è rivolta alla nostra associazione subiva vessazioni dal marito da ben 18 anni. Ci sono voluti sette mesi per convincerla che la cosa più giusta fosse denunciarlo. Si è decisa a farlo solo il giorno in cui, nel corso dell'ennesima aggressione, il figlio 17enne si è messo in mezzo per difenderla dal padre: lì ha temuto che questa situazione potesse sfociare in una tragedia più grande. Lo ricordo perfettamente, ci ha chiamato la sera del 25 novembre, che è poi la Giornata contro la violenza sulle donne, e il giorno dopo siamo andati in commissariato, a Secondigliano. Ci sono volute otto ore per raccogliere la sua denuncia, talmente tante erano le prove di quella violenza. In sette mesi aveva raccolto centinaia di foto dei lividi generati dalle botte e ben 1500 vocali con minacce: poiché il marito le cancellava regolarmente immagini e messaggi dal telefono lei aveva girato tutto alla nostra associazione. Poi ci sono storie di violenze meno gravi, ma comunque dolorose per chi le ha subite». Â

Per esempio?
«Due donne si sono rivolte a noi perché vittime di un raggiro amoroso da parte di un uomo, lo stesso, e molto bello, che era riuscito a manipolarle fino a farsi consegnare 37mile euro da una e 30mila dall'altra, un'imprenditrice e un'infermiera. Raccontare, per loro, non è stato semplice: avevano molta vergogna di essere giudicate per la loro debolezza».Â

Alcune di queste storie sono state raccontate in un libro dall'avvocato penalista che segue l'associazione, Manuela Palombi.Â
«Sì, e la prefazione è di Sabrina Ferilli, che ha voluto conoscere le Guerriere e segue il nostro percorso. Come lei anche Fiorella Mannoia. È importante dare visibilità a queste realtà , spingono le donne a fidarsi. Con il ricavato dalla vendita del libro Amore senza lividi abbiamo finanziato la creazione di uno spazio nel commissariato di Secondigliano dove accogliere le donne pronte a denunciare. Si chiama la Stanza di Lino, in memoria del poliziotto ucciso Lino Apicella, perché ci piaceva l'idea che ad abbracciare queste donne fosse un maschile non violento, perché come dicevamo prima bisogna lottare insieme».

La Stanza di Lino, nel commissariato di Polizia a Secondigliano, luogo di ascolto per donne e minori

Come si sostiene l'associazione?Â
«Non abbiamo contributi pubblici, ma riceviamo molte donazioni. Le usiamo per creare borse lavoro o corsi di formazione professionale, perché l'obiettivo è continuare a seguire le donne che abbracciano l'associazione, dare loro delle opportunità , di lavoro ma anche semplicemente di condivisione sociale. Il teatro va in questo senso, aiuta un percorso emotivo ma è anche socialità ».Â

Vedremo le Forti guerriere in scena?Â
«Sì. Stiamo preparando uno spettacolo con il regista Vincenzo Pirozzi, un progetto in collaborazione con il Mercadante e il San Ferdinando. A giugno alcune Guerriere saranno sul palco».Â

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21 novembre 2023 ( modifica il 21 novembre 2023 | 12:03)

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QOSHE - Le Forti Guerriere della Sanità nate dopo l'omicidio di Fortuna e finite nel docufilm di Trudie Styler: «In 4 anniabbiamo aiutato 70 donne» - Chiara Marasca
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Le Forti Guerriere della Sanità nate dopo l'omicidio di Fortuna e finite nel docufilm di Trudie Styler: «In 4 anniabbiamo aiutato 70 donne»

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21.11.2023

L'associazione creata dalle amiche di Fortuna Bellisario, uccisa dal marito: «Accompagniamo alla denuncia chi vuole ribellarsi alla violenza subita in casa: una professionista picchiata e minacciata con 1500 vocali in 7 mesi»

La bara di Fortuna Bellisario portata dalle amiche, poi diventate le Forti Guerriere

La prima volta che si sono ritrovate unite dalla volontà di fare qualcosa per cambiare le cose è stata quando hanno deciso di portare loro, loro e non altri, non uomini, la bara di Fortuna Bellisario, uccisa di botte dal marito davanti ai loro figli piccoli, dopo anni di vessazioni e isolamento. È stato quel giorno che le sue amiche di infanzia, perché nella sua vita adulta di amiche Fortuna non ne aveva più, hanno deciso di aiutare loro stesse e altre donne in difficoltà . Così sono andate da don Antonio Loffredo, che nel loro rione, la Sanità , è instancabile animatore di iniziative sociali, e lui ha suggerito loro il percorso. L'associazione Forti guerriere in quattro anni ha accolto 70 donne pronte, o quasi pronte, a ribellarsi alla violenza subita dai loro compagni, ha portato sulle spalle altre bare, come quella di Ornella Pinto, pianto altre vittime di violenza, vicine o lontane, ultima Giulia Cecchettin, ed è finita anche nel docufilm girato in città da Trudie Styler, «Posso entrare? An Ode to Naples». «A Napoli ho scoperto per la prima volta cos'è una comunità », ha detto la regista inglese, ed è probabile che a mostrarglielo siano state, tra gli altri, proprio Nunzia, Monica, Anna, Loredana, Rosanna, Rosa, Alessia, Tonia, Giorgia e Giulia. «Tra qualche giorno andremo a Milano a sentire il concerto di Sting, invitate dalla moglie Trudie,........

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