La sentenza: «Avrebbe potuto impedire il decorso della gravidanza e la nascita del figlio»
La genitorialità può essere qualcosa che prescinde dallâaspetto biologico? Il tribunale di Avellino, con una sentenza importante, ha rivoluzionato la visione della paternità , facendo prevalere, al mero fatto biologico, lâinteresse affettivo e psicologico del minore. I giudici hanno infatti evitato che un padre condannato per violenze, atti persecutori e minacce nei confronti della convivente potesse riconoscere il figlio.
La storia è tanto semplice quanto, purtroppo, già sentita. Mario e Giovanna (nomi di fantasia), sono una giovane coppia come tante e come tanti ragazzi convivono. Dallâesterno potrebbero sembrare felici ma le cose sono più complesse. Mario ha atteggiamenti violenti e ossessivi. à possessivo, geloso, colpevolizza Giovanna, le impedisce di andare in palestra, di usare i social, di frequentare amici e familiari, la isola. Fa scenate di gelosia anche solo per un messaggio, la minaccia di uccidere, distrugge la sua autostima con una continua violenza psicologica. Quando Giovanna comunica con gioia a Mario di essere in dolce attesa, lâuomo diventa ancora più violento e non si interessa allo stato di salute della compagna. Giovanna ha una minaccia di aborto, Mario si rifiuta di accompagnare in ospedale. Davanti a questo ennesimo gesto di violenza Giovanna ha la forza di salvarsi, di reagire e di andarsene.
Forse lâidea di dover dare unâopportunità a quella vita che le sta crescendo dentro spinge Giovanna a tornare dai genitori, a contattare un centro antiviolenza e a denunciare Mario. Quando nasce il bambino lo stesso uomo che durante la gravidanza aveva assunto comportamenti violenti, pretende di vedersi riconosciuto il diritto di genitorialità e vuole riconoscere il figlio. Giovanna però si oppone, ha portato la gravidanza fino in fondo solo perché è riuscita ad allontanarsi dalle violenze del compagno e ha deciso di partorire senza informarlo e di registrare il bambino da sola.
Mario però non ci sta, la mania del possesso e la voglia di mostrare sempre il suo potere lo porta a fare ricorso per ottenere il riconoscimento del bambino. Sarà dunque il tribunale a decidere e, nonostante la situazione, i trascorsi e le violenze, Mario è sicuro di ottenere quello che vuole. Giovanna però incontra lâavvocato Fabiola De Stefano che si appassiona a questo caso, ci si lancia anima e corpo, con la perseveranza di una donna che aiuta unâatra donna, con lâattenzione di una madre che prova a dare una mano ad unâaltra mamma. E proprio grazie a questa forza che arriva la sentenza della prima sezione civile del Tribunale di Avellino, presieduta da Raffaele Califano. Una sentenza che rompe gli schemi del passato.
«Il Tribunale - si legge nella sentenza - ritiene che è assolutamente legittimo il rifiuto al riconoscimento della paternità fondato sulla probabilità di una forte compromissione dello sviluppo psicofisico del minore tenuto conto, peraltro, che le condotte violente assunte nei confronti della madre del minore, se portate a compimento, avrebbero potuto anche impedire il decorso della gravidanza e la nascita del figlio». In più si ricorda nel dettaglio che questo padre «ha posto in essere nei confronti della madre di suo figlio gravissime condotte, che la sua indole aggressiva e violenta si è manifestata con continuità durante lâintero rapporto affettivo. Le plurime sentenze di condanna a seguito di delitti perpetrati contro la persona costituiscono certamente elementi più che sufficienti per ritenere sussistente la rilevante probabilità di un rischio o pericolo della compromissione dello sviluppo psico-fisico del minore in caso di riconoscimento da parte del padre».
Una vittoria su tutti i fronti che ribalta lâidea stessa di genitorialità e che sancisce che un uomo violento, che fa del controllo e del possesso le chiavi dei rapporti familiari rappresenta un pericolo per i bambini. «Per questo caso - racconta lâavvocato Fabiola De Stefano - ho combattuto tanto, lâho vissuta come una battaglia personale, ci tenevo a che questo bambino fosse tutelato perché sono il nostro domani, il futuro del mondo a loro vanno date opportunità di vita e protezione. Ho combattuto da donna e da mamma, oltre che da avvocato e questo ha rafforzato me e la mia cliente». Sulla sentenza lâavvocato De Stefano è netta nel sottolinearne il lato rivoluzionario. «I giudici - spiega - hanno operato veramente un bilanciamento tra il diritto soggettivo di un padre a riconoscere il figlio e lâinteresse del bambino a non subire una compromissione del proprio sviluppo psico-fisico. Perché un padre con precedenti penali di violenze e maltrattamenti in famiglie, con una condotta pericolosa deve rappresentare un limite alla genitorialità ».
Vai a tutte le notizie di Salerno
Se vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui.
Siamo anche su Instagram, seguici https://www.instagram.com/corriere.mezzogiorno/
16 marzo 2024 ( modifica il 16 marzo 2024 | 09:30)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giudice vieta al padre di riconoscere il neonato: ha commesso violenzesulla compagna
4
4
16.03.2024
La sentenza: «Avrebbe potuto impedire il decorso della gravidanza e la nascita del figlio»
La genitorialità può essere qualcosa che prescinde dallâaspetto biologico? Il tribunale di Avellino, con una sentenza importante, ha rivoluzionato la visione della paternità , facendo prevalere, al mero fatto biologico, lâinteresse affettivo e psicologico del minore. I giudici hanno infatti evitato che un padre condannato per violenze, atti persecutori e minacce nei confronti della convivente potesse riconoscere il figlio.
La storia è tanto semplice quanto, purtroppo, già sentita. Mario e Giovanna (nomi di fantasia), sono una giovane coppia come tante e come tanti ragazzi convivono. Dallâesterno potrebbero sembrare felici ma le cose sono più complesse. Mario ha atteggiamenti violenti e ossessivi. à possessivo, geloso, colpevolizza Giovanna, le impedisce di andare in palestra, di usare i social, di frequentare amici e familiari, la isola. Fa scenate di gelosia anche solo per un messaggio, la minaccia di uccidere, distrugge la sua autostima con una continua violenza psicologica. Quando Giovanna comunica con gioia a Mario di essere in dolce attesa, lâuomo diventa ancora più violento e non si interessa allo stato di salute della compagna. Giovanna ha una minaccia di aborto, Mario si rifiuta di........
© Corriere del Mezzogiorno
visit website