Ammazzato dai gerarchi dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti. Che di lui parla nel libro che firmò la sua condanna a morte. Una vicenda riscoperta da Enzo Morreale

Raffaele Perna ha 26 anni quando, il 23 novembre del 1924, viene freddato in un agguato fascista a Barra, quartiere della periferia orientale di Napoli.
La sua è una delle tante storie individuali perse in quel calderone del racconto, spesso omologato e distratto, che si fa dell’antifascismo italiano come fenomeno solo settentrionale e che riduce gli eventi napoletani a mere fiammate spontanee, rivolte riconducibili più all’istinto di un popolo mai domato che ad una vera resistenza. Eppure l’assassinio di Parna, riscoperto 100 anni dopo, in un 25 aprile in cui tanto si discute del primo fascismo, è una perla tutta napoletana riportata alla luce grazie al lavoro attento e appassionato dell’attivista Enzo Morreale

«Nel libro “Un anno di dominazione fascista” del 1923 - racconta Morreale - Giacomo Matteotti elenca le persecuzioni. Scorrendo quelle pagine sono stato attratto da un racconto su Barra». Da qui, da una breve frase di pagina 79 del libro che costerà la morte al deputato socialista, parte una ricerca che Morreale conduce rispolverando i giornali dell’epoca e ascoltando testimonianze orali. «I fascisti di Barra - scrive Matteotti - adunati presso la loro sede, percuotono ferocemente e feriscono il comunista Perna Raffaele, perché ritenuto colpevole di atteggiamento provocatore». Raffaele è un giovane borghese, la sua è una famiglia benestante impegnata nell’industria conserviera che a Napoli Est è parte della tradizione. Eppure ha scelto di stare al centro di una conflitto che in città vede nella periferia orientale un avamposto dove le forze antifasciste si confrontano in maniera fisica e violenta con le camice nere.Â

«Nel giugno del 1924 - racconta ancora Morreale -, dopo l’uccisione di Giacomo Matteotti, un gruppo di antifascisti di Napoli Est, tra i quali Raffaele Perna, protesta in maniera aperta contro il regime, arrivando ad assaltare la sede della Guardia Nazionale. Negli scontri resta ucciso un fascista». Da quel momento per Perna inizia la persecuzione, prima la carcerazione preventiva e poi la libertà condizionata. Diventa un obiettivo delle camice nere che decidono di punirlo per dare una dimostrazione all’intero quartiere. Il 23 novembre Raffaele si sta ritirando con il suo calesse ma a casa non arriverà mai. «A Barra - scrive l’Unità il 24 novembre 1924 - il caposquadra della milizia Salvatore Armenia, che girava raccogliendo le offerte per una gara ciclistica, si imbatteva in via 4 Novembre col comunista Raffaele Perna. Alla richiesta dell’obolo il Perna si rifiutava ed allora il fascista, estratta la rivoltella, colpì ripetutamente il nostro compagno a bruciapelo. Condotto all’ospedale dei Pellegrini spirava lungo il tragitto».Â

Le autorità negano alla famiglia di Perna la possibilità di un funerale pubblico, per evitare tumulti. Il 28 novembre però, mentre i familiari portano il corpo del giovane antifascista al cimitero, si raduna spontaneamente una folla. Amici, compagni e persone che poco o nulla sapevano di Perna arrivano nel quartiere per accompagnare il feretro al cimitero di Barra. Si forma un corteo con 60 corone di fiori. Le forze dell’ordine caricano ripetutamente la folla per fermare la manifestazione ma non possono nulla. Il serpentone antifascista entra fin dentro il cimitero di Barra per dare l’ultimo saluto a Raffaele Perna e dimostrare tutta l’insofferenza verso le violenze del giovane regime.Â

«Domani - dice Morreale - porterò un mazzo di fiori sulla tomba di Raffaele che ho ritrovato dopo un po’ di difficoltà perché quasi nessuno ricordava il suo sacrificio. Eppure è una storia importante che ci mostra come Barra non è solo la festa dei Gigli, o le guerre di camorra. Noi abbiamo una storia di lotte per la democrazia che va riscoperta e raccontata. Una storia di un ragazzo borghese, non un operaio, che ha scelto di non voltarsi dall’altra. Se si fosse adattato al fascismo ne avrebbe tratto anche vantaggio e invece scelse di lottare, di protestare, di gridare la sua indignazione dopo l’assassinio di Matteotti».

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25 aprile 2024

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QOSHE - Raffaele Perna, il ragazzo di Barra morto da antifascista - Claudio Mazzone
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Raffaele Perna, il ragazzo di Barra morto da antifascista

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25.04.2024

Ammazzato dai gerarchi dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti. Che di lui parla nel libro che firmò la sua condanna a morte. Una vicenda riscoperta da Enzo Morreale

Raffaele Perna ha 26 anni quando, il 23 novembre del 1924, viene freddato in un agguato fascista a Barra, quartiere della periferia orientale di Napoli.
La sua è una delle tante storie individuali perse in quel calderone del racconto, spesso omologato e distratto, che si fa dell’antifascismo italiano come fenomeno solo settentrionale e che riduce gli eventi napoletani a mere fiammate spontanee, rivolte riconducibili più all’istinto di un popolo mai domato che ad una vera resistenza. Eppure l’assassinio di Parna, riscoperto 100 anni dopo, in un 25 aprile in cui tanto si discute del primo fascismo, è una perla tutta napoletana riportata alla luce grazie al lavoro attento e appassionato dell’attivista Enzo Morreale

«Nel libro “Un anno di dominazione fascista” del 1923 - racconta Morreale - Giacomo Matteotti elenca le persecuzioni. Scorrendo quelle pagine sono stato attratto da un racconto su Barra». Da qui, da una breve frase di pagina 79 del libro che costerà la morte........

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