Rapporto Sanità : la Campania scivola all’ultimo posto

In Campania curarsi rende poveri. Il 9,8% delle famiglie campane vive, infatti, una condizione di disagio economico dovuto alle spese sostenute per le cure sanitarie, un dato nettamente superiore non solo alle realtà territoriali più avanzate come la Valle d’Aosta (2%), il Trentino Alto Adige (2,1%) ed il Friuli Venezia Giulia (2,1%), ma anche a regioni meno efficienti del Mezzogiorno e quasi doppio rispetto alla media nazionale (5,2%).
A certificalo sono i dati pubblicati nel diciottesimo Rapporto Sanità , 600 pagine di statistiche dalle quali emerge un quadro critico di un sistema sanitario regionale che in Campania è sempre meno efficiente, non svolge la sua funzione redistributiva e pesa sulle tasche dei più deboli.
Il fenomeno del «disagio economico per cause sanitarie delle famiglie» viene portato alla luce dai numeri del Rapporto tramite un’indicatore che mette insieme i dati «sull’impoverimento per cause sanitarie», che misurano il peso dei consumi per le cure sulle famiglie meno abbienti, e quelli delle «rinunce», il numero di persone che deve rinunciare a curarsi perché non può permetterselo economicamente.

La Campania ha il livello di «rinunce» più alto d’Italia e un tasso di impoverimento che sfiora il 3% e questo la rende la regione dove c’è la più alta percentuale, il 9,8%, di nuclei familiari per i quali curarsi significa creare al proprio bilancio economico un disagio pesante. Un dato record al quale si avvicinano solo la Calabria (9,1%) e la Basilicata (8,1%). Incrociando i dati di chi non può permettersi di farsi curare e di chi diventa povero per farlo, la Campania fa registrare la più alta incidenza dei consumi sanitari sulle famiglie meno abbienti a livello nazionale. A conti fatti i campani più poveri sostengono una spesa, ponderatamente, più alta rispetto a chi invece ha un tenore di vita più agiata e dunque il servizio sanitario regionale della Campania risulta, sul piano della capacità redistributiva, quello che dovrebbe garantire le cure e il diritto alla salute anche ai più deboli, del tutto inefficiente.

Eppure, come già emerso nei mesi scorsi dai dati della Ragioneria dello Stato sui bilanci consuntivi di 77 aziende ospedaliere italiane, la Campania presenta un sistema sanitario economicamente virtuoso con i conti in ordine e senza alcun buco di bilancio. Un virtuosismo finanziario che però è frutto di una spesa che è la più bassa d’Italia. La nostra regione, infatti, in termini di spesa pro-capite complessiva (pubblica e privata) è ultima con soli 2.504,3 euro. Una cifra irrisoria rispetto ai valori massimi di Trentino Alto Adige (3.317,9 euro) e Valle d’Aosta (3.258,1) e inferiore anche alle altre realtà meridionali.

Anche per quel che riguarda le performance il Rapporto Sanità per la Campania è tutt’altro che incoraggiante e anzi ne evidenzia e certifica i limiti del sistema sanitario. Nel documento l’indice di performance, determinato sulla progettualità , viene calcolato in una scala che oscilla da un massimo del 54%, risultato ottenuto dal Veneto, ad un mino del 24%, dalla Calabria. La Campania è ferma sotto il 30%, lontana da uno standard di offerta efficiente.
Nel documento le regioni vengono divise in gruppi per performance registrate. Il primo comprende Veneto (54%) ed Emilia Romagna (52%), affiancate da Toscana (48%) e Lombardia (44%); il secondo le regioni che sono in un range tra il 30% ed il 40%; ed ultime 6 regioni che hanno performance sotto il 30%, con la Campania che spicca tra le altre realtà meridionali delle quali a fare peggio è solo la Calabria.
I dati sulle performance del Rapporto sanità sono in linea e confermano quanto già rilevato l’anno scorso dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che aveva indicato tra i 12 ospedali peggiori d’Italia ben 4 campani. A ribadire i giudizi negativi sulle prestazioni erogate c’è anche il dato sui posti letto che vede la Campania all’ultimo posto in Italia. Per una media italiana di 443 posti ogni 100 mila residenti, con un massimo di 944 nella Provincia Autonoma di Trento, in Campania se ne contano solo 76, un sesto della media nazionale.
Il Rapporto Sanità è un documento che fa emergere in maniera plastica il gap territoriale tra il Nord e il Sud del Paese. Una frattura che si allarga e nella quale rischia di precipitare ogni progetto di coesione territoriale di un’Italia sempre più divisa che vede nella Campania la regione del paradosso, dove chi è povero deve rinunciare a curarsi e chi si cura rischia di diventare povero.

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25 gennaio 2024

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QOSHE - Sanità in Campania, una famiglia su dieci a rischio povertà per le spese mediche - Claudio Mazzone
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Sanità in Campania, una famiglia su dieci a rischio povertà per le spese mediche

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25.01.2024

Rapporto Sanità : la Campania scivola all’ultimo posto

In Campania curarsi rende poveri. Il 9,8% delle famiglie campane vive, infatti, una condizione di disagio economico dovuto alle spese sostenute per le cure sanitarie, un dato nettamente superiore non solo alle realtà territoriali più avanzate come la Valle d’Aosta (2%), il Trentino Alto Adige (2,1%) ed il Friuli Venezia Giulia (2,1%), ma anche a regioni meno efficienti del Mezzogiorno e quasi doppio rispetto alla media nazionale (5,2%).
A certificalo sono i dati pubblicati nel diciottesimo Rapporto Sanità , 600 pagine di statistiche dalle quali emerge un quadro critico di un sistema sanitario regionale che in Campania è sempre meno efficiente, non svolge la sua funzione redistributiva e pesa sulle tasche dei più deboli.
Il fenomeno del «disagio economico per cause sanitarie delle famiglie» viene portato alla luce dai numeri del Rapporto tramite un’indicatore che mette insieme i dati «sull’impoverimento per cause sanitarie», che misurano il peso dei consumi per le cure sulle famiglie meno abbienti, e quelli delle «rinunce», il numero di persone che deve rinunciare a curarsi perché non può permetterselo economicamente.

La Campania ha il livello di «rinunce»........

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