Al Classico si conta il numero maggiore di rinunce da parte dei ragazzi. Record di adesioni a Torre del Greco, nessuno si dissocia dalle lezioni

Nella scuola pubblica italiana cresce ancora (oltre 82mila unità in più) il numero di studenti che dicono no all’insegnamento della religione cattolica (Irc). Nell’anno scolastico 2022/23 quelli che non si sono avvalsi delle lezioni sono infatti 1.096.846 mentre nel 2020/21 erano pari a 1.014.841, con un balzo in avanti di un punto e mezzo percentuale, dal 14,07% di due anni fa al 15,5% di oggi. È il quadro tratteggiato dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar). In ben sei province è stata superata la soglia del 30% di non avvalentisi. A livello regionale è la Valle d’Aosta a guidare la classifica (30,74%), seguita da Emilia Romagna (27,48%) e Toscana (27,12%). Confermato il divario Nord-Sud: le regioni fanalino di coda per numero di non avvalentisi sono infatti Basilicata (2,98%), Campania (3,11%), Calabria (3,41%), Puglia (3,67%), Molise (3,87%) e Sicilia (4,57%).

A Napoli e provincia il numero scende ancora. Ce lo dicono le cifre fornite dall’Ufficio di Pastorale scolastica della diocesi: «A Napoli e provincia la percentuale di studenti non avvalentesi è del 2% — precisa il direttore don Francesco Rinaldi — un dato che conferma la tenuta di un tessuto religioso sostanzialmente sano, tipico del Sud. La distribuzione in città è a macchia, con una presenza maggiore di ragazzi che non fanno l’ora di religione soprattutto nei licei classici del centro, qui la motivazione è spesso di carattere ideologico-politica, a volte legata a desideri dei genitori, mentre alle medie spesso la scelta di non avvalersi è dovuta più che altro alla possibilità di usufruire di un po’ di svago». In provincia o in periferia l’adesione è quasi totale, con il record a Torre del Greco, dove c’è una percentuale di non avvalentesi pari a zero. «Il nostro personale è seguito tutto l’anno, con corsi di formazione — prosegue Rinaldi — ha buone capacità umane e relazionali e non di rado viene utilizzato con incarichi di responsabilità accanto ai presidi. Gli insegnanti di religione in diocesi sono 700 di questi il 70% è di ruolo e il restante 30 ha un incarico annuale, con questi ultimi viene stabilito un rapporto costante e un monitoraggio attento».

Ma vediamo nel dettaglio qual è l’esperienza sul campo. Alla Ristori di Forcella c’è Roberta Landolfo, 31 anni, insegna da 4 ma ha già girato tra vari quartieri in città (Arenaccia, Centro Direzionale) e in provincia, (Arzano, Volla, Portici e San Giorgio) dalla primaria alle superiori. «Esperienze diverse che mi hanno fatto capire che il livello più problematico sono le superiori, non solo perché religione è facoltativa, ma perché senti di essere un riempitivo, un’ora da far passare al più presto, senza dimenticare che la nostra materia non presuppone valutazione, quindi non interessa. Io credo che la disaffezione all’ora di religione rifletta la generale scristianizzazione della società ». Insomma se un calo c’è, è certamente tra i giovani. «Si — conferma Landolfo — va meglio alle medie dove sono adesso, anche se con gli adolescenti non è facile farsi rispettare, soprattutto in contesti complicati, l’importante è chiarire subito che non siamo qui per fare catechismo, né che vogliamo “parlare” per forza, però se i ragazzi hanno voglia di aprirsi, il che accade di rado perché si vergognano di mostrare le loro fragilità , allora funziona. Per l’infanzia, beh il discorso si riduce molto…. è un intrattenimento, mentre alla primaria si può fare un lavoro più completo e partecipato».Â

In periferia c’è Romina D’Aponte che oltre ai tre plessi di Ponticelli della De Amicis, di cui uno al rione Conocal, insegna anche a Volla e collabora con la dirigente scolastica. «Credo che il nostro compito sia dare delle password rispetto alla tradizione cristiana nella quale viviamo. Il tutto nel rispetto di chiunque, affrontando temi di attualità quando i ragazzi ne hanno voglia. Mi piace avere una visione d’insieme perché con 18 classi in pratica conosco tutti, insegnare religione non mi fa sentire inferiore, anzi mi da un’opportunità in più perché credo di capire i miei alunni anche solo con uno sguardo».

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21 gennaio 2024

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QOSHE - L'ora di religione snobbatanei licei. Ma in tutta la regione la diserta il 3% - Elena Scarici
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L'ora di religione snobbatanei licei. Ma in tutta la regione la diserta il 3%

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21.01.2024

Al Classico si conta il numero maggiore di rinunce da parte dei ragazzi. Record di adesioni a Torre del Greco, nessuno si dissocia dalle lezioni

Nella scuola pubblica italiana cresce ancora (oltre 82mila unità in più) il numero di studenti che dicono no all’insegnamento della religione cattolica (Irc). Nell’anno scolastico 2022/23 quelli che non si sono avvalsi delle lezioni sono infatti 1.096.846 mentre nel 2020/21 erano pari a 1.014.841, con un balzo in avanti di un punto e mezzo percentuale, dal 14,07% di due anni fa al 15,5% di oggi. È il quadro tratteggiato dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar). In ben sei province è stata superata la soglia del 30% di non avvalentisi. A livello regionale è la Valle d’Aosta a guidare la classifica (30,74%), seguita da Emilia Romagna (27,48%) e Toscana (27,12%). Confermato il divario Nord-Sud: le regioni fanalino di coda per numero di non avvalentisi sono infatti Basilicata (2,98%), Campania (3,11%), Calabria (3,41%), Puglia (3,67%), Molise (3,87%) e Sicilia (4,57%).

A Napoli e provincia il numero scende ancora. Ce lo dicono le cifre fornite dall’Ufficio di Pastorale scolastica della diocesi: «A Napoli e provincia la........

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