Il nuovo piano industriale del gruppo guidato da Cingolani conferma l’attenzione per il Mezzogiorno, dove occupa oltre 9 mila addetti, a cominciare dal progetto collegato (anche) agli Atr

Innovazione e digitalizzazione spingono la crescita di Leonardo nel Mezzogiorno. «Lo scenario geopolitico mondiale impone un nuovo paradigma della sicurezza globale dove vogliamo giocare un ruolo proattivo nell’evoluzione dell’industria europea della difesa», spiega Roberto Cingolani, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo.Â

Sono parole che sintetizzano efficacemente gli obiettivi del nuovo Piano industriale dell’azienda, presentato a investitori e analisti a metà marzo a Roma. Un programma in base al quale ogni regione e ogni sito produttivo in Italia, segnatamente nelle aree meridionali, e all’estero, avrà un ruolo e potrà trarne benefici. La Leonardo targata Cingolani vuole crescere, consolidando gli attuali asset e conquistando nuovi spazi. Le tecnologie cyber, il continuum digitale, il cloud computing, una maggiore potenza di calcolo, le connessioni a banda ultra-larga, l’Intelligenza Artificiale e la sicurezza cibernetica sono le direttrici chiave per lo sviluppo tecnologico della Leonardo del futuro.Â

Roberto Cingolani

Il nuovo Piano industriale prevede massicci investimenti in ricerca e sviluppo, un processo già avviato nel Mezzogiorno, grazie a un progetto emblematico il cui acronimo è NEMESI (New Engineering & Manufacturing Enhanced System Innovation), più volte portato ad esempio da Cingolani durante la presentazione. Nasce negli stabilimenti Leonardo di Pomigliano d’Arco e Nola ed è il centro di eccellenza per la realizzazione di strutture aeronautiche per i velivoli regionali (come l’ATR, il velivolo regionale turboelica più venduto al mondo prodotto e commercializzato dalla joint venture paritetica tra Leonardo e Airbus con sede a Tolosa in Francia) e per velivoli a fusoliera stretta come l’Airbus A321, cui sono dedicati 25.900 metri quadrati di superficie, 3.500 nuove attrezzature, oltre 530mila ore di ingegneria e più di 300 mila ore che coinvolgono partner e fornitori. La rivoluzione digitale che sta portando, come già succede per NEMESI, al nuovo modello produttivo della smart-factory richiede un grande salto tecnologico, ma anche culturale. «Man mano che la tecnologia avanza in complessità e guadagna nuovi spazi nel nostro quotidiano, la paura di cambiare si fa più forte. A tutti noi il compito di cancellare questo timore, per assumere il ruolo di attivatori, catalizzatori, facilitatori e gestori dell’innovazion», rivela a Economia del Mezzogiorno Stefano Bortoli, managing director della divisione aerostrutture di Leonardo, che aggiunge: «Il sistema aziendale dovrà incidere sempre più non soltanto sull’innovazione di processo, ma intervenire anche sugli aspetti comportamentali e cognitivi e diffondere la conoscenza delle tecnologie a tutti i livelli produttivi».Â

Il gruppo Leonardo è presente nel Mezzogiorno con 17 siti produttivi dove nascono tecnologie in tutti gli ambiti di attività , dalle aerostrutture ai velivoli, dagli elicotteri all’elettronica, dal cyber & security allo spazio. A questi vanno poi aggiunti i 3 siti Telespazio del Fucino all’Aquila, Napoli e Scanzano nel palermitano, oltre a quello e-Geos di Matera. Le regioni meridionali che vedono la presenza di poli Leonardo sono sei: Abruzzo, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata e Sardegna. Al Sud l’azienda può contare su oltre 8.300 dipendenti cui si aggiungono gli oltre 400 di Telespazio, controllata da Leonardo per il 67% e da Thales al 33% e gli 820 delle altre joint venture: MBDA (Airbus 37,5%, Bae Systems 37,5%, Leonardo 25%) e Thales Alenia Space (Thlaes 67%, Leonardo 33%). Leonardo, insieme ai propri fornitori, sono oltre 670 quelli locali, soprattutto piccole aziende, genera valore economico e sociale sul territorio lavorando per creare una filiera e sostenere occupazione qualificata, per un totale di oltre 30.500 addetti dell’ecosistema locale.Â

In Campania e Puglia, dove Leonardo ha una presenza più significativa, la filiera vale quasi il 50% di tutta l’industria high tech regionale, ma gli effetti sull’economia e sull’occupazione delle regioni del Sud si espandono al tessuto produttivo del territorio, anche in regioni dove Leonardo non ha stabilimenti. Ampio è il network costruito nel tempo da Leonardo nel Mezzogiorno con le aziende locali, gli enti, le istituzioni, le Università e gli istituti tecnici.Â

Fra le collaborazioni più significative, in Campania c’è il CIRA (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali), il DAC (Distretto Tecnologico Aerospaziale della Campania) e l’IMAST (Distretto tecnologico italiano per l’ingegneria dei materiali compositi, polimerici e strutture), mentre in Puglia il DTA (Distretto Tecnologico Aerospaziale), in Sardegna il DASS (Distretto Aerospaziale della Sardegna) ed in Abruzzo il Dominio ICT Aerospazio Abruzzo. Leonardo è, altresì, socio nella Fondazione ITS Aerospazio Puglia, e socio fondatore della Fondazione ITS Manifattura Meccanica in Campania.Â

Agli ambiti cui è storicamente legata la presenza di Leonardo nel Sud, le aerostrutture, l’ingegneria, l’elettronica e l’aeronautica, che in base al piano industriale verranno rafforzate e consolidate, si sono nel tempo aggiunte ulteriori aree di business al fine di coprire l’ampio spettro del know-how tecnologico con ampie ricadute sul territorio. Come il Security Operation Center (SOC) di Chieti per la Cyber&Security e i Centri Spaziali del Fucino e di Matera per quanto riguarda lo Spazio. Infine, l’International Flight Training School (IFTS) di Decimomannu, in provincia di Cagliari, un centro avanzato di addestramento al volo nato dalla collaborazione strategica tra Leonardo e l’Aeronautica Militare Italiana, riferimento internazionale per il training dei piloti militari.

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25 marzo 2024

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QOSHE - Leonardo, nel Sud sviluppo fa rima con «Nemesi» - Emanuele Imperiali
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Leonardo, nel Sud sviluppo fa rima con «Nemesi»

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25.03.2024

Il nuovo piano industriale del gruppo guidato da Cingolani conferma l’attenzione per il Mezzogiorno, dove occupa oltre 9 mila addetti, a cominciare dal progetto collegato (anche) agli Atr

Innovazione e digitalizzazione spingono la crescita di Leonardo nel Mezzogiorno. «Lo scenario geopolitico mondiale impone un nuovo paradigma della sicurezza globale dove vogliamo giocare un ruolo proattivo nell’evoluzione dell’industria europea della difesa», spiega Roberto Cingolani, amministratore delegato e direttore generale del Gruppo.Â

Sono parole che sintetizzano efficacemente gli obiettivi del nuovo Piano industriale dell’azienda, presentato a investitori e analisti a metà marzo a Roma. Un programma in base al quale ogni regione e ogni sito produttivo in Italia, segnatamente nelle aree meridionali, e all’estero, avrà un ruolo e potrà trarne benefici. La Leonardo targata Cingolani vuole crescere, consolidando gli attuali asset e conquistando nuovi spazi. Le tecnologie cyber, il continuum digitale, il cloud computing, una maggiore potenza di calcolo, le connessioni a banda ultra-larga, l’Intelligenza Artificiale e la sicurezza cibernetica sono le direttrici chiave per lo sviluppo tecnologico della Leonardo del futuro.Â

Roberto Cingolani

Il nuovo Piano industriale prevede massicci investimenti in ricerca e sviluppo, un processo già avviato nel Mezzogiorno, grazie a un progetto emblematico il cui acronimo è NEMESI (New Engineering & Manufacturing Enhanced System Innovation), più volte portato ad esempio da Cingolani durante la presentazione. Nasce negli........

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