Aveva 95 anni, convinse il patron dell'Ignis a sostenere la sua società : vinse anche una coppa delle Coppe. E' stato inserito nella Hall of Fame della pallacanestro italiana
Nel secolo breve, a Napoli câè un uomo che più dâogni altro ha incarnato e amato la pallacanestro facendone una ragione di vita. Amedeo Salerno â morto oggi allâetà di 95 anni - è stato sinonimo del basket per decenni. Un visionario, un rivoluzionario dello sport. Eâ stato alla guida della più prestigiosa società della città : la Partenope Napoli. Che ha condotto ai vertici italiani e dâEuropa, conquistando una coppa Italia nel 1968 e una coppa delle Coppe nel 1970. Ma è stato anche uomo delle istituzioni sportive. Ideatore della serie A2 di basket nel 1974, una grande innovazione per quei tempi, è stato sempre promotore di iniziative sportive che guardavano al futuro. Tantâè che anni prima, nel 1969, fu autore del primo Annuario europeo del basket. Nel 2010 il più grande riconoscimento che la pallacanestro nazionale potesse attribuirgli: è stato inserito nellâItalia Basket Hall of Fame come benemerito.
Una gioventù trascorsa sui campi di calcio, dove ben presto capì che doveva fare altro. Prima lâarbitro, poi il dirigente. Fin quando, nel 1963 arrivo nella palestra dei Cavalli di Bronzo, lo storico impianto sportivo nato nella cornice del maneggio dei Borboni alle spalle di Palazzo Reale. Fu nominato dapprima amministratore delegato, due anni dopo presidente. E iniziò il sogno, la cavalcata. Realizzata anche grazie a un grande intuito.
Senza soldi e senza sponsor, lâarguzia lo portò a convincere Giovanni Borghi, il âcumendaâ, il grande timoniere dellâIgnis, appassionato anche di pallacanestro oltre che di ciclismo e calcio, che a Napoli aveva fatto lâoperaio allâItalsider di Bagnoli prima di diventare un grande industriale, a sostenere economicamente la Partenope. Nacque così la Ignis Sud Napoli. Che poi diventerà Fides e Fag negli anni dâoro.
Nel 1967 la promozione in serie A. Lâanno successivo lo scudetto perso per un soffio, con Cantù che divenne campione dâItalia, ma Napoli conquistò la coppa Italia superando in finale la Eldorado Fortitudo Bologna. Negli anni successivi sempre ai vertici del basket nazionale fino a conquistare lâEuropa, nel 1970, vincitori della coppa delle Coppe in finale contro i francesi del Vichy. In panchina câera il âparonâ: Tonino Zorzi, un goriziano dal cuore napoletano, uno dei più grandi allenatori di sempre del basket italiano, scomparso ad agosto di questâanno. In quella squadra câerano grandi nomi della pallacanestro: Remo Maggetti, Giovanni Gavagnin, lâamericano Jim Williams, lâargentino Carlos Alberto DellâAquila, i puteolani Antonio e Vincenzo Errico, il napoletano Manfredo Fucile.
Negli anni, tra alti e bassi, continuò a guidare la Partenope. E quando la squadra retrocesse in serie B, s'inventò l'A2 per mantenere una categoria che potesse consentire di raccogliere sponsor. Grande amico del presidente della Fip, Gianni Petrucci, lo sfidò nel 1992 per la guida delle Federbasket. Ma quando capì di non poter incidere elettoralmente, ritirò la candidatura. Poi dal 1993 presidente del Coni provinciale di Napoli e da sempre uomo di sport. Ma è il titolo del libro di Carlo Zazzera e Marco Lobasso a incarnare al meglio ciò che Amedeo Salerno: âPresidente gentiluomoâ.
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21 dicembre 2023
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