Il 36enne napoletano: «Il mare è la mia passione e poi si guadagna bene: un sommozzatore può prendere dai 140 ai 1.200 euro al giorno»

«Capita che barche più o meno grandi affondino per cause meteo avverse, per errore del comandante, dei marinai, e poi vadano recuperate, per motivi ambientali o per ragioni economiche». Alessandro Santomartino, napoletano di 36 anni, da dieci lavora come sommozzatore in team con un altro napoletano, Paolo Ardizio, nel recupero di imbarcazioni affondate nei mari dell’Italia meridionale, dal Tirreno allo Jonio. «L’anno scorso ne ho recuperate cinque, due grandi e tre piccole», racconta, e spiega di aver intrapreso questa attività dopo una laurea in Scienze naturali e una passione fin da piccolo per le attività subacquee come la pesca. «Va detto – poi aggiunge – che si guadagna anche bene, se si considera che un sommozzatore può prendere dai 140 ai 1.200 euro al giorno. Ma è un lavoro non privo di rischi». Il recupero di barche affondate nella maggior parte dei casi avviene solo quando c’è un valore da recuperare, il carico che trasportava, o la barca stessa da salvare. «Anche perché – spiega il sommozzatore - recuperare un’imbarcazione di medie dimensioni, tra le 30 e le 50 tonnellate, può costare anche 100 mila euro: se la barca ha un valore di 5-600 mila euro allora vale la pena recuperarla».

Nella maggior parte dei casi così non è, tanto che in Italia sono stati censiti 1.300 relitti mai recuperati (nel mondo se ne contano oltre 200 mila), con tutto il carico di inquinamento che rilasciano nelle acque dei mari in termini di plastiche e idrocarburi. La normativa d’altronde impone ai proprietari di recuperare le imbarcazioni affondate solo quando dalla loro presenza possa derivare un pericolo o un intralcio per la navigazione, e in caso di inadempienza è l’autorità marittima a farsi carico del problema addebitando a chi avrebbe dovuto provvedere i costi dell’operazione.

Intanto, se tra le cause più diffuse che portano una barca ad affondare c’è il maltempo, cui sono spesso vittima i pescherecci, «soprattutto d’estate – riprende Santomartino – non è raro imbattersi in imbarcazioni, magari prese a noleggio, affondate dall’imprudenza giovanile di chi è a bordo, con ragazzi che iniziano a fare i tuffi fino a capovolgere la barca. In alcuni casi – prosegue – il recupero può essere molto difficoltoso. Parliamo però di imbarcazioni di una certa stazza, da una cinquantina di tonnellate. Il problema qui non è solo il recupero, ma anche quello di cercare il punto esatto in cui la barca si trova. Normalmente ci viene dato un punto Gps del luogo dov’è affondata, ma nell’affondare il natante plana e può collocarsi anche 2-300 dal punto indicato. E quando si è sott’acqua, percorrere 2-300 metri ad una certa profondità può essere complicato».

«Per recuperare una barca che si è abissata a non più di venti metri di profondità – spiega il sommozzatore - si usano dei palloni, simili alle mongolfiere. Si riempiono d’aria - il volume è calcolato in base al peso della barca – e si agganciano al relitto, in modo da fargli subire una spinta verso l’alto fino a quando la linea di coperta non raggiunge il livello di navigazione. Dopodiché la barca viene svuotata dell’acqua e portata in un cantiere per la riparazione. Va detto però che il recupero di una barca non è mai un lavoro che dà un risultato certo, al di là delle tecnologie usate; durante le operazioni ci può essere un cedimento, una rottura, l’ingegno di chi le recupera resta perciò fondamentale».Â

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4 aprile 2024

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Alessandro Santomartino,la laurea in Scienze naturali e poi la vita da sommozzatore: «Da 10 anni recupero barche affondate»

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04.04.2024

Il 36enne napoletano: «Il mare è la mia passione e poi si guadagna bene: un sommozzatore può prendere dai 140 ai 1.200 euro al giorno»

«Capita che barche più o meno grandi affondino per cause meteo avverse, per errore del comandante, dei marinai, e poi vadano recuperate, per motivi ambientali o per ragioni economiche». Alessandro Santomartino, napoletano di 36 anni, da dieci lavora come sommozzatore in team con un altro napoletano, Paolo Ardizio, nel recupero di imbarcazioni affondate nei mari dell’Italia meridionale, dal Tirreno allo Jonio. «L’anno scorso ne ho recuperate cinque, due grandi e tre piccole», racconta, e spiega di aver intrapreso questa attività dopo una laurea in Scienze naturali e una passione fin da piccolo per le attività subacquee come la pesca. «Va detto – poi aggiunge – che si guadagna anche bene, se si considera che un sommozzatore può prendere dai 140 ai 1.200 euro al giorno. Ma è un lavoro non privo di rischi». Il recupero di barche affondate........

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