L'annullamento per "vizio di tardività ": Gli imprenditori sono stati condannati per traffico illecito di rifiuti e sono ritenuti responsabili dell'inquinamento dell'area di Acerra. Rabbia degli ambientalisti: «È una sconfitta dello Stato»

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio il decreto di confisca emesso dalla Corte di Appello di Napoli e relativo al patrimonio del valore
di oltre 200 milioni di euro dei tre fratelli Giovanni, Cuono e Salvatore
Pellini, imprenditori del settore rifiuti
 condannati con sentenza definitiva per traffico illecito di rifiuti e ritenuti tra i responsabili dell'inquinamento dell'area di Acerra, comune dell'hinterland napoletano compreso nella
cosiddetta Terra dei Fuochi. I beni dovranno essere ora restituiti ai Pellini.Â

Alla Suprema Corte si erano rivolti i difensori dei tre imprenditori, gli
avvocati Francesco Picca, Stefano Preziosi e Paola Tafuro, che avevano
chiesto ai giudici della Cassazione di dichiarare l'inefficacia del decreto
di confisca emesso dalla Corte di Appello di Napoli il 19 giugno del 2023
perché affetto da vizio di tardività , in quanto preso oltre il termine di 18
mesi prescritto per emettere un provvedimento di secondo grado.Â

«Questo provvedimento è una chiara sconfitta dello Stato dinanzi all'ecomafia, il popolo della Terra dei fuochi non può consentire tale ingiustizia – afferma Alessandro Cannavacciuolo, noto ambientalista del territorio - Vi è stato un disastro ambientale aggravato, prima che sia troppo tardi chiediamo alla Procura di Napoli di emettere un nuovo provvedimento di sequestro per la condotta posta in essere dai fratelli Pellini».

Il procedimento penale dei fratelli Pellini (Giovanni, Cuono e Salvatore) inizia diversi anni fa. La sentenza di primo grado viene emessa nel 2013, poi l'appello nel 2015 e la Cassazione che ha condannato definitivamente i tre fratelli a sette anni di carcere per disastro ambientale. Il processo ai Pellini è stato per anni al centro del dibattito politico, nel lontano 2013 fu oggetto di una lunga interrogazione parlamentare a risposta scritta presentata da Luigi Di Maio in cui si leggeva che tra il 2002 ed il 2006 sarebbero stati smaltiti oltre un milione di tonnellate di rifiuti che sono stati al centro dell'inchiesta definita “Carosello” che ha portato poi ad accertare che i Pellini hanno inquinato il territorio sversando rifiuti pericolosi.

Dopo la sentenza di merito con condanna definitiva, la Guardia di Finanza di Napoli, su disposizione della sezione misure di prevenzione della Procura di Napoli, ha sequestrato in via preventiva il patrimonio dei Pellini ritenuto provento di attività illecita. La sentenza di primo grado con cui si confisca il patrimonio di 220 milioni di euro tra conti, aziende, proprietà immobiliari, auto ed elicotteri arriva nel 2019. Nel frattempo i Pellini, difesi dall'avvocato napoletano Francesco Picca, formulano appello avverso questo provvedimento di confisca e la palla passa alla Corte di Appello di Napoli che però, stando alla linea difensiva dei tre fratelli, interviene, confermando la confisca, oltre i 18 mesi previsti dalla legge.Â

«Attendiamo il deposito delle motivazioni della Cassazione – dice l'avvocato Francesco Picca, difensore dei fratelli Pellini - In ogni caso il provvedimento riconosce il valore e la certezza di regole processuali, principi fondamentali in uno stato di diritto. E questo a prescindere da strumentalizzazioni ovvero da operazioni di mostrificazione di vicende processuali e dei suoi protagonisti».

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27 marzo 2024

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QOSHE - Terra dei Fuochi, annullata confisca dei beni ai fratelli Pellini. Rabbia degli ambientalisti - Gaetano Fioretti
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Terra dei Fuochi, annullata confisca dei beni ai fratelli Pellini. Rabbia degli ambientalisti

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27.03.2024

L'annullamento per "vizio di tardività ": Gli imprenditori sono stati condannati per traffico illecito di rifiuti e sono ritenuti responsabili dell'inquinamento dell'area di Acerra. Rabbia degli ambientalisti: «È una sconfitta dello Stato»

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio il decreto di confisca emesso dalla Corte di Appello di Napoli e relativo al patrimonio del valore
di oltre 200 milioni di euro dei tre fratelli Giovanni, Cuono e Salvatore
Pellini, imprenditori del settore rifiuti
 condannati con sentenza definitiva per traffico illecito di rifiuti e ritenuti tra i responsabili dell'inquinamento dell'area di Acerra, comune dell'hinterland napoletano compreso nella
cosiddetta Terra dei Fuochi. I beni dovranno essere ora restituiti ai Pellini.Â

Alla Suprema Corte si erano rivolti i difensori dei tre imprenditori, gli
avvocati Francesco Picca, Stefano Preziosi e Paola Tafuro, che avevano
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