Dalle denunce di Roberto Battaglia sono partiti tre processi: «Pronto a incatenarmi»

Dalle denunce presentate in questi anni dell’imprenditore caseario casertano Roberto Battaglia sono partiti tre filoni processuali, uno dei quali è arrivato alla sentenza di primo grado, dopo 16 anni, appena pochi giorni fa. Il verdetto è stato di assoluzione per tutti gli imputati. Tra i capi d’accusa c’erano l’usura e l’estorsione, reati contestati con aggravante mafiosa, poi decaduta.
I giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno assolto quattro persone malgrado il pubblico ministero avesse chiesto condanne tra i 7 e gli 8 anni e un’assoluzione, quella di Tommaso Grandinetti. Imputati anche Michele Altarelli, Luigi Schiavone (cugino del boss Sandokan) e Giuseppe D’Anna. Per l’usura il verdetto è stato di assoluzione «perché il fatto non sussiste». L’assoluzione per l’accusa di estorsione è invece arrivata per prescrizione. Dopo il verdetto il commento dell’imprenditore è amaro. «Per fortuna i gradi di giudizio sono tre, malgrado la sentenza di primo grado sia arrivata dopo 16 anni».

Ci racconta la storia?
«Parte tutto da un arresto in flagranza del 17 luglio del 2008, poi il processo durato 16 anni. Ma lo sa quanti collegi sono cambiati? Almeno cinque. E ogni volta c’era da rileggere le carte».

Il tempo trascorso l’ha esposta a qualche pericolo?
«Sono stato quasi 12 anni sotto scorta. Un anno e mezzo fa ho avuto un’altra minaccia serissima. Mi hanno aspettato sotto casa, in azienda, armati. Questa cosa l’ho regolarmente denunciata».

Chiese soldi in prestito?
«Sì. E non volevo più pagare gli usurai, non ce la facevo più. Avevo già restituito 10 volte quello che mi avevano prestato. Due anni fa il processo si è completamente fermato. Dopo tutto questo, dopo tutte le mortificazioni, dopo tutti i danni subiti, alla fine ti fanno passare pure per bugiardo».

Lei si sente un imprenditore coraggio?
«No, io mi sento un imprenditore stupido. Mi sento un imprenditore senza speranza. Perché un imprenditore coraggio deve avere comunque lo Stato al suo fianco. Ma pare che i giudici del tribunale civile vadano contro gli imprenditori coraggio, perché pensano che uno non voglia pagare le banche».

D’altronde, se si ricorre a un prestito privato, vuol dire che l’accesso al credito è un problema...
«Certo. È questo il problema. E fanno solo propaganda, le associazioni antiracket, fanno solo propaganda. Perché il 90% degli imprenditori che denunciano, alla fine, sono tutti distrutti, glielo posso garantire».

Ce ne sono altri come lei?
«Quale esempio si può portare ad altri imprenditori che si trovano in una situazione simile? Che non ce la fanno più a sopportare le tirannie delle mafie? Quale esempio positivo si può portare, secondo lei?».

In passato è stato protagonista di alcune proteste eclatanti.
«Mi sono incatenato e lo farò un’altra volta. Quando si denuncia un camorrista, quando si denuncia gente come Schiavone, come Zagaria, si fa un doppio servizio allo Stato, alla popolazione, perché questi non pagano le tasse, imbrogliano. L’imprenditore coraggioso — o pazzo, dico io — mette a rischio la propria vita e denuncia e collabora con lo Stato. E tu, Stato, che fai? Lo abbandoni».

Lo rifarebbe?
«Io credo nella giustizia e credo che non sia giusto che una persona debba venire da te, lavoratore, e pretendere soldi. Quindi lo rifarei solo in tal senso. Però, allo stato dei fatti, la domanda la faccio io a lei: al posto mio, cosa farebbe?».

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26 aprile 2024

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QOSHE - L'imprenditore caseario: «Ho denunciato l’estorsione, in tre assolti per prescrizione. Mi sento stupido, ma lo rifarei» - Gennaro Scala
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L'imprenditore caseario: «Ho denunciato l’estorsione, in tre assolti per prescrizione. Mi sento stupido, ma lo rifarei»

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26.04.2024

Dalle denunce di Roberto Battaglia sono partiti tre processi: «Pronto a incatenarmi»

Dalle denunce presentate in questi anni dell’imprenditore caseario casertano Roberto Battaglia sono partiti tre filoni processuali, uno dei quali è arrivato alla sentenza di primo grado, dopo 16 anni, appena pochi giorni fa. Il verdetto è stato di assoluzione per tutti gli imputati. Tra i capi d’accusa c’erano l’usura e l’estorsione, reati contestati con aggravante mafiosa, poi decaduta.
I giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno assolto quattro persone malgrado il pubblico ministero avesse chiesto condanne tra i 7 e gli 8 anni e un’assoluzione, quella di Tommaso Grandinetti. Imputati anche Michele Altarelli, Luigi Schiavone (cugino del boss Sandokan) e Giuseppe D’Anna. Per l’usura il verdetto è stato di assoluzione «perché il fatto non sussiste». L’assoluzione per l’accusa di estorsione è invece arrivata per prescrizione. Dopo il verdetto il commento dell’imprenditore........

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