Nel 2009 fu coinvolto in un'inchiesta sui contatti tra camorra e colletti bianchi, collaborò con i giudici e entrò nel programma "provvisorio" di protezione. Poi era tornato al lavoro nel suo quartiere di origine

L'ufficio di Salvatore Coppola a 30 metri dal luogo in cui è stato ucciso

Del sangue sul luogo in cui giaceva a faccia in giù il corpo di Salvatore Coppola non rimane che un alone. Un addetto alla pulizia del supermercato lo ha lavato via con uno spazzolone attorno alle 10 del mattino di oggi. Sull’asfalto resta solo l’odore acre di detergente

Il luogo in cui Coppola è stato ucciso

Nel quartiere San Giovanni a Teduccio la vita scorre con indifferenza, chi si affanna a fare la spesa butta giusto un occhio all’angolo in cui si nota una macchia rossastra, perché in certe zone di Napoli con la morte si impara a convivere. Anche quando si tratta di una morte dovuta alla mano della camorra. Perché è lì che guardano le indagini sul delitto dell’ingegnere Coppola, 65 anni, assassinato nel parcheggio del centro commerciale del Corso Protopisani nella serata di ieri, dieci minuti prima delle 20, presumibilmente mentre in strada e nel negozio c’erano decine di persone. Per capire il movente del delitto bisogna partire dalla vittima.

Coppola, nel 2009, fu coinvolto in un’inchiesta della Procura sui contatti tra criminalità organizzata e colletti bianchi, salvo poi decidere di collaborare con la giustizia per un tempo limitato. Le sue dichiarazioni gettarono luce su una rete di collusioni tra organizzazioni criminali e funzionari corrotti dell'amministrazione pubblica, rivelando un oscuro sottobosco nel controllo del mercato delle ristrutturazioni nella periferia orientale di Napoli, un affare d’oro nel quale erano entrati anche i clan. L'ingegnere Coppola, figura centrale di questo intrigo, ammise di aver orchestrato un sistema intricato, avvalendosi della complicità di alti funzionari, incluso l’allora responsabile dell'ufficio tecnico del quartiere. Al centro di questo affare c’erano le "Dia", ovvero le autorizzazioni a costruire. Coppola, secondo le sue stesse ammissioni, avrebbe agito come un «facilitatore», accettando pagamenti consistenti per agevolare l'ottenimento dei permessi attraverso i suoi contatti nell'ufficio tecnico. Tuttavia, questa trama fu smascherata dalle indagini delle forze dell'ordine, che diedero esecuzione a una serie di ordinanze. Dall’inchiesta emerse che una fetta di quei provenienti illeciti sarebbe stata destinata alla camorra.

Di fronte alla prospettiva di una condanna, Coppola decise inizialmente di collaborare con la giustizia, fornendo dettagli sul funzionamento dell'organizzazione alle autorità della Dda. Le sue rivelazioni fecero emergere un intricato intreccio di corruzione e connivenza, svelando la vera estensione dell’affare. In sostanza, se un imprenditore si fosse rifiutato di piegarsi al sistema, si sarebbe trovato davanti a un «muro burocratico», che gli avrebbe paralizzato qualsiasi attività . In questo modo, per gli indagati, si configurò la fattispecie del reato di concussione. La collaborazione portò l’ingegnere nel programma provvisorio di protezione, ma non fu chiesto il programma definitivo. Dopo aver scontato la sua pena, aveva ricominciato a lavorare e si era riposizionato nella sua attività . Una volta tornato libero, si era spostato in un altro quartiere, il Vomero, ma il legame con San Giovanni a Teduccio, sua zona d’origine, non si è mai interrotto. A pochi metri dal parcheggio del supermercato in cui è stato ucciso, in corso Protopisani, c’è il suo ufficio, la sede della Cogisa e della Kaltekna. Saracinesca abbassata. La sua auto, una Daihatsu Terios verde, è ancora parcheggiata davanti al Decò e accanto alla ruota di scorta applicata sul portellone posteriore si notano varie rientranze compatibili con un alcuni colpi di arma da fuoco, almeno quattro, che non sono riusciti a forare la carrozzeria.Â

Sul sedile posteriore ci sono una rassegna stampa completa, un pacchetto di sigarette, un farmaco anticoagulante e una forma di pane acquistata al corso Secondigliano proprio nel giorno in cui è stato ucciso. Vita ordinaria di chi non si sente in pericolo, di chi nel suo quartiere si sente a casa. Non si esclude che chi ha ucciso Salvatore Coppola possa aver avuto un appuntamento con lui o lo abbia raggiunto nel parcheggio del supermercato dopo aver studiato le sue abitudini, i suoi spostamenti. Il punto in cui è stato ucciso il 65enne è defilato rispetto all’ingresso del Decò e scarsamente coperto dalle telecamere. Chi lo ha ucciso potrebbe aver scelto quel punto preciso del parcheggio non per caso.

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13 marzo 2024

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La casa al Vomero, l'ufficio a San Giovanni: chi era Coppola, l'ingegnere ucciso a Napoli

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13.03.2024

Nel 2009 fu coinvolto in un'inchiesta sui contatti tra camorra e colletti bianchi, collaborò con i giudici e entrò nel programma "provvisorio" di protezione. Poi era tornato al lavoro nel suo quartiere di origine

L'ufficio di Salvatore Coppola a 30 metri dal luogo in cui è stato ucciso

Del sangue sul luogo in cui giaceva a faccia in giù il corpo di Salvatore Coppola non rimane che un alone. Un addetto alla pulizia del supermercato lo ha lavato via con uno spazzolone attorno alle 10 del mattino di oggi. Sull’asfalto resta solo l’odore acre di detergente

Il luogo in cui Coppola è stato ucciso

Nel quartiere San Giovanni a Teduccio la vita scorre con indifferenza, chi si affanna a fare la spesa butta giusto un occhio all’angolo in cui si nota una macchia rossastra, perché in certe zone di Napoli con la morte si impara a convivere. Anche quando si tratta di una morte dovuta alla mano della camorra. Perché è lì che guardano le indagini sul delitto dell’ingegnere Coppola, 65 anni, assassinato nel parcheggio del centro commerciale del Corso Protopisani nella serata di ieri, dieci minuti prima delle 20, presumibilmente mentre in strada e nel negozio c’erano decine di persone. Per capire il movente del delitto bisogna........

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