Il governatore boccia le affermazioni del capo di governo: «Quelle riforme aumenteranno il divario tra Nord e Sud»

La reazione di Vincenzo De Luca alle parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni su Autonomia differenziata e premierato arriva dopo 24 ore. Il governatore dedica una parte significativa della diretta Facebook del venerdì proprio alla conferenza stampa del capo del Governo, dichiarandosi pronto «a fare le barricate» contro quella che definisce «una grande truffa politica». De Luca insiste sulla necessità di opporsi al «mercato politico» tra Fratelli d’Italia e la Lega, «sulla pelle del Sud». E spiega i termini dello scambio. Il primo, cioè il partito di Meloni, concederebbe «l’Autonomia differenziata, anche se questa rompe l’unità nazionale», mentre la Lega ricambierebbe «approvando il premierato». Non solo enunciazioni di principio da parte del governatore campano. Che scende nel merito delle questioni. Partendo dal premierato. «È falso — afferma De Luca — che, come ha detto Meloni, i poteri del presidente della Repubblica non vengono toccati. Quella ipotesi di premierato gli toglie il potere di scioglimento delle Camere e di nomina dei ministri. Altro che non si toccano i poteri dello Stato».

Ancora più dettagliata la critica all’introduzione dell’Autonomia secondo il modello elaborato dal ministro leghista Roberto Calderoli. «Su questo tema — sentenzia De Luca — il presidente del Consiglio ha detto cose campate in aria. Nel caso di approvazione della riforma (il testo approderà nell’aula del Senato il prossimo 16 gennaio, ndr ), non si partirà , come si è detto un anno fa, dai livelli essenziali delle prestazioni, cioè con il Governo che prima definisce i Lep da garantire a tutti i cittadini italiani, dal Piemonte alla Sicilia, e poi si procede con l’Autonomia differenziata. Come sapete, invece, si è deciso che i Lep si possono definire entro la fine del 2024: quindi si va avanti con l’Autonomia a prescindere dai Lep».

Ma il governatore non fa sconti a Meloni anche su un altro punto del suo discorso che ha trovato vasta eco sugli organi di informazione. E vale a dire le affermazioni sull’effetto «volano» per il Mezzogiorno della riforma e sulla circostanza che le maggiori resistenze all’approvazione della stessa provengono «da quelli che spendono peggio i fondi dell’Unione europea». Ecco la replica: «Il presidente ha detto un’altra cosa grave sulla valutazione della capacità di spesa delle Regioni meridionali. Per quanto riguarda la Campania, abbiamo denunciato l’utilizzo di dati falsi sulla nostra capacità di spesa. Per noi, comunque, il problema non si pone perché abbiamo un livello altissimo di spesa dei fondi Ue, nonostante i limiti che troviamo in centinaia di Comuni che dobbiamo sollecitare nella rendicontazione dei fondi impegnati». Il ragionamento si spinge oltre. «Detto questo — sottolinea De Luca — bisogna chiedersi perché alcune Regioni del Sud hanno una minore capacità di spesa. Bisognerebbe spiegare alla Meloni che gli apparati pubblici, soprattutto nel Sud, sono sottodimensionati, che gli enti locali hanno avuto negli ultimi quindici anni tagli drammatici di personale, che non ci sono più uffici tecnici nel 90 per cento dei Comuni».

La mancanza di attenzione per il Sud è, insieme al silenzio sulla situazione della sanità pubblica, una delle due gravi mancanze che De Luca ha riscontrato nel primo confronto con la stampa della presidente del Consiglio. «Ho seguito — confida il governatore — la conferenza stampa mentre ero in macchina, di ritorno dal Cilento. E a un certo punto mi sono addormentato. Francamente era di una noia mortale. Molto fumo con la manovella. In ogni caso non ho sentito nemmeno una parola sul fatto che dai fondi di sviluppo e coesione nessuna Regione del Sud ha ricevuto un euro. Il ministro competente Fitto ha firmato accordi solo con Regioni del Nord e con il Lazio. La Campania lo ha già diffidato per tre volte. È un anno e mezzo che non ci arriva un euro. Per la Campania parliamo di più o meno 6 miliardi di euro destinati a opere stradali, assetto del territorio, cultura. Di questi circa 500 milioni sono destinati ai Comuni».

De Luca manifesta infine il proprio convincimento sul modello di riforma possibile. «Vorrei dire a Meloni che se non definiamo prima i livelli essenziali delle prestazioni, come lavoriamo per ridurre il divario tra il Nord e il Sud? Se procediamo con l’Autonomia differenziata prima di aver definito i Lep, dove prendiamo i soldi per riequilibrare i servizi? Meloni ha detto che non si toglieranno i soldi alle Regioni ricche. Neanche io voglio toglierli alle Regioni ricche. Voglio però che venga istituito un fondo di solidarietà prima di procedere con l’Autonomia. Nella Sanità c’è un divario drammatico tra Nord e Sud per anomalie cresciute negli anni». Considerati i toni e le posizioni in campo è forte l’impressione che lo scontro sia davvero inevitabile.

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6 gennaio 2024

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De Luca: «Siamo prontialle barricate control’Autonomia e il premierato»

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06.01.2024

Il governatore boccia le affermazioni del capo di governo: «Quelle riforme aumenteranno il divario tra Nord e Sud»

La reazione di Vincenzo De Luca alle parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni su Autonomia differenziata e premierato arriva dopo 24 ore. Il governatore dedica una parte significativa della diretta Facebook del venerdì proprio alla conferenza stampa del capo del Governo, dichiarandosi pronto «a fare le barricate» contro quella che definisce «una grande truffa politica». De Luca insiste sulla necessità di opporsi al «mercato politico» tra Fratelli d’Italia e la Lega, «sulla pelle del Sud». E spiega i termini dello scambio. Il primo, cioè il partito di Meloni, concederebbe «l’Autonomia differenziata, anche se questa rompe l’unità nazionale», mentre la Lega ricambierebbe «approvando il premierato». Non solo enunciazioni di principio da parte del governatore campano. Che scende nel merito delle questioni. Partendo dal premierato. «È falso — afferma De Luca — che, come ha detto Meloni, i poteri del presidente della Repubblica non vengono toccati. Quella ipotesi di premierato gli toglie il potere di scioglimento delle Camere e di nomina dei ministri. Altro che non si toccano i poteri dello Stato».

Ancora più dettagliata la critica all’introduzione........

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