Il giornalista e manager sulle polemiche del Festival: «Così Sanremo non va bene. Il voto popolare va rispettato»

L’occasione dell’intervista è naturalmente offerta dal conferimento della cittadinanza onoraria da parte del Comune di Napoli per i meriti acquisiti grazie all’ideazione di Un posto al sole. Ma, considerata la caratura professionale di Giovanni Minoli, giornalista e manager televisivo a tutto tondo, non è possibile posticipare la domanda sul caso del giorno, cioè sulla mancata vittoria di Geolier al festival di Sanremo sfumata per il voto delle giurie delle radio e della sala stampa che ha clamorosamente ribaltato il plebiscito del televoto.

Direttore, pensa che si sia trattato di uno schiaffo a Napoli e ai napoletani?
«No, non a Napoli in senso stretto. Direi, invece, che questa vicenda imponga una riflessione seria sulle forme della democrazia. Ormai le decisioni sono sempre più appannaggio delle élite. Penso che la democrazia dovrebbe rispostare al centro la volontà popolare. Nel caso specifico probabilmente il regolamento andrebbe modificato in questa direzione».

Veniamo dunque alla cittadinanza onoraria napoletana. Quanto la emoziona questa onorificenza?
«È un riconoscimento che mi lusinga molto, innanzitutto perché l’iniziativa è partita dalla base, dagli attori, dagli artisti. Anche se il sindaco Manfredi si è subito dimostrato disponibile. E poi, dato ancora più significativo, è che sia stata deliberata all’unanimità . Dopo 27 anni Un posto al sole è una delle principali — se non la prima — fabbriche di Napoli: centinaia di posti di lavoro, ha salvato il Centro di produzione Rai di Napoli. L’editrice Elvira Sellerio, allora consigliera del cda dell’azienda e unica rappresentante del Sud, mi chiese di portarle un’idea che scongiurasse la dismissione del Centro».

E nella sua mente si accese la lampadina, giusto?
«In realtà , ci stavo già pensando da tempo. Riflettevo sulla serialità , su un grande romanzo popolare che, alla prova dei fatti, non solo ha reso grande il Centro Rai di Napoli, ma che ha anche sfornato tante professionalità che hanno alimentato le fiction, l’unica grande industria culturale italiana . Un’idea che ha fatto grandi Napoli e la Rai. Pensi a cosa hanno rappresentato 27 anni di pubblicità in prime time».

Da torinese cosa si prova ad aver fatto qualcosa di importante per i napoletani?
«L’aver dato l’avvio a Un posto al sole è stato un po’ come restituire ai napoletani il maltolto dei piemontesi. È come aver esportato a Napoli la fabbrica, la catena di montaggio. Fu un’operazione intelligente resa possibile anche dalla lungimiranza dei sindacati che accettarono di cambiare in via sperimentale il contratto di lavoro».

Cosa le piace di Napoli?
«L’adoro. Sono un torinese del Sud. Ho provato anche a Palermo, con Agrodolce, a fare qualcosa di simile. Ma è durato solo un anno, probabilmente per le minori capacità della dirigenza locale. Napoli è nel mio cuore da sempre e la amo incondizionatamente. Mia figlia ha lavorato al San Carlo durante la gestione di Salvo Nastasi. E fu proprio in quel periodo che nacque il legame tra di loro».

Che luoghi ama particolarmente della città ?
«Mi piace Napoli, punto. Ho un amore per la città e per i suoi abitanti, sono una razza speciale, anzi, diciamo un popolo speciale, per evitare fraintendimenti».

Il suo migliore amico napoletano?
«In questo momento di gioia, non mi va di ricordarne uno e di dimenticare gli altri».

Perché a Napoli i miracoli sono spesso possibili?
«Ce l’ha insegnato San Gennaro».

E perché, invece, l’ordinario è così arduo?
«È un problema dei napoletani, del loro carattere. Un posto al sole ha funzionato perché ha rappresentato una sintesi dell’Italia: efficienza del Nord e creatività del Sud».

Filicudi da anni è il suo rifugio estivo. Cosa pensa delle isole del golfo di Napoli?
«Amo moltissimo Ischia. Per carità anche Capri è bella. Ma la sua è la bellezza, un po’ scontata, della perfezione».

Nella prima Repubblica Napoli contava molto nella scena politica nazionale. Perché ora non è più così?
«Ma cosa conta davvero oggi dal punto di vista territoriale? Certamente la Democrazia cristiana ha espresso grandi personalità , come del resto il Psi. Ma attualmente vedo, in generale, pochi grandi personaggi della politica».

Un’altra domanda dettata dalla cronaca. L’autonomia differenziata darà una scossa positiva al Sud, come auspica la maggioranza che l’ha proposta, o aumenterà il divario tra il Nord e il Mezzogiorno?
«La prima mi sembra una speranza. Il secondo argomento indica un rischio possibile».

Concludiamo con il calcio. Per chi tifa il neo cittadino napoletano?
«Indovini, ma non me lo faccia dire. Diciamo che ho una forte simpatia per il Napoli. Ma devo dire che dopo la meritatissima vittoria dello scudetto, De Laurentiis ha fatto qualche sciocchezza di troppo. E credo che se ne stia rendendo conto».

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13 febbraio 2024

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Minoli: «"Un posto al sole"? Come restituire ai napoletani il maltolto dei piemontesi»

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13.02.2024

Il giornalista e manager sulle polemiche del Festival: «Così Sanremo non va bene. Il voto popolare va rispettato»

L’occasione dell’intervista è naturalmente offerta dal conferimento della cittadinanza onoraria da parte del Comune di Napoli per i meriti acquisiti grazie all’ideazione di Un posto al sole. Ma, considerata la caratura professionale di Giovanni Minoli, giornalista e manager televisivo a tutto tondo, non è possibile posticipare la domanda sul caso del giorno, cioè sulla mancata vittoria di Geolier al festival di Sanremo sfumata per il voto delle giurie delle radio e della sala stampa che ha clamorosamente ribaltato il plebiscito del televoto.

Direttore, pensa che si sia trattato di uno schiaffo a Napoli e ai napoletani?
«No, non a Napoli in senso stretto. Direi, invece, che questa vicenda imponga una riflessione seria sulle forme della democrazia. Ormai le decisioni sono sempre più appannaggio delle élite. Penso che la democrazia dovrebbe rispostare al centro la volontà popolare. Nel caso specifico probabilmente il regolamento andrebbe modificato in questa direzione».

Veniamo dunque alla cittadinanza onoraria napoletana. Quanto la emoziona questa onorificenza?
«È un riconoscimento che mi lusinga molto, innanzitutto perché l’iniziativa è partita dalla base, dagli attori, dagli artisti. Anche se il sindaco Manfredi si è........

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