La trentenne aggredita da un parente di un paziente, denti rotti e setto nasale pesto: «Amareggiata, non si può lavorare al Pronto soccorso in questo modo»

«Come sto? Tutta gonfia. Stanca, distrutta sia fisicamente che psicologicamente. Ma devo avere la forza di andare avanti: ho due bambine e la più grande, che ha quattro anni e mezzo, quando mi ha visto col viso tumefatto, si è spaventata e mi ha chiesto cosa mi fosse accaduto. Io le ho risposto che ero caduta dalle scale al lavoro. Ma lei subito si è accorta che qualcosa non quadrava. Allora, le ho detto che avevo discusso con un uomo e che questo mi aveva strattonato facendomi perdere l’equilibrio».
A parlare è Anna Procida, l’infermiera trentenne di Castellammare di Stabia aggredita da un parente di un degente la sera del 3 gennaio presso il Pronto Soccorso dell’ospedale San Leonardo.

Cosa ricorda dell’aggressione?
«La prima sensazione che mi viene in mente è quella del sapore del sangue e dei denti rotti in bocca. Mi ci è voluto un po' per realizzare ciò che mi era accaduto. Che un uomo mi aveva sferrato un pugno improvvisamente, mentre non facevo altro che il mio lavoro. Il dolore fisico è venuto dopo».
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Come è potuto accadere?
«Senza che ci fosse stato nulla di particolarmente insolito, in realtà . La sala del codice rosso era piena di parenti di persone che avevano bisogno di cure: sembrava un mercato. Mia sorella Maria Rosaria, che pure fa l’infermiera al Pronto Soccorso del San Leonardo, aveva già detto più volte di uscire, che era pericoloso stare in tanti in uno spazio limitato, in primis proprio per i pazienti. Ma come risultato aveva ottenuto solo insulti. In modo particolare da ben quattro familiari che accompagnavano un degente: pretendevano che una operatrice stesse vicino al loro parente, immobile. Io mi sono trovata a passare per caso in quella sala. E, dopo qualche istante, mi sono sentita la mano di un uomo sulla spalla che mi spingeva in disparte. Credevo che volesse raccomandarmi del suo parente, come accade di solito. Invece, quando ho visto che, contemporaneamente, mia sorella subiva un’aggressione da parte di una donna dello stesso gruppo familiare dell’uomo e ho tentato di avvicinarmi per aiutarla, improvvisamente, ho ricevuto un pugno fortissimo che mi ha fatto saltare l’incisivo superiore, scheggiato tre denti, mi ha procurato una infrazione alle ossa nasali e un trauma facciale: in tutto, 25 giorni di prognosi».

Nessuno l’ha aiutata?
«Il primo a tentare di farlo è stato il chirurgo del Pronto Soccorso: ma invano, perché è molto più piccolo rispetto all’uomo che mi ha aggredito».

Al San Leonardo non c’è un drappello di polizia.
«No. Ma per fortuna ci sono le telecamere che hanno registrato tutto».

Come è finita l’aggressione?
«Mia sorella se l’è cavata, per così dire, solo con qualche ciocca di capelli in meno. L’uomo, invece, ha continuato ad essere una furia. Dopo di me, se l’è presa con altre due colleghe, sputandole in faccia. Solo dopo è fuggito».

Lei, intanto, ha denunciato tutto.
«Si, certo: alla Polizia. E poi ho voluto farmi delle foto col viso tumefatto per spedirle alla direzione dell’ospedale».

Avrebbe mai pensato di subire qualcosa del genere mentre svolge il suo lavoro?
«
No. Io e mia sorella da sempre abbiamo voluto fare le infermiere, è una passione che abbiamo ereditato in famiglia. Abbiamo fatto il corso assieme al Pascale. Lei, anche se ha 28 anni, due in meno di me, ha cominciato a lavorare al San Leonardo quattro anni fa, io dodici mesi più tardi. Amiamo svolgere il nostro lavoro in Pronto Soccorso. Ma mai avremmo pensato di subire una aggressione simile».

Ora avete ancora voglia di tornare a lavorare?
«
In questo momento, è difficile rispondere a questa domanda. Di sicuro, non si può andare avanti così, tra insulti e aggressioni. Io, quantomeno, non me la sento: con due bambine piccole, devo dire pure che mi è andata bene. Anche quella che ho subito io è una violenza di genere: non solo non si è fermato davanti a una donna, mi ha pestato proprio perché donna».

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5 gennaio 2024

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Anna Procida, l'infermiera presa a pugni: «Anche questa è violenza contro le donne»

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05.01.2024

La trentenne aggredita da un parente di un paziente, denti rotti e setto nasale pesto: «Amareggiata, non si può lavorare al Pronto soccorso in questo modo»

«Come sto? Tutta gonfia. Stanca, distrutta sia fisicamente che psicologicamente. Ma devo avere la forza di andare avanti: ho due bambine e la più grande, che ha quattro anni e mezzo, quando mi ha visto col viso tumefatto, si è spaventata e mi ha chiesto cosa mi fosse accaduto. Io le ho risposto che ero caduta dalle scale al lavoro. Ma lei subito si è accorta che qualcosa non quadrava. Allora, le ho detto che avevo discusso con un uomo e che questo mi aveva strattonato facendomi perdere l’equilibrio».
A parlare è Anna Procida, l’infermiera trentenne di Castellammare di Stabia aggredita da un parente di un degente la sera del 3 gennaio presso il Pronto Soccorso dell’ospedale San Leonardo.

Cosa ricorda dell’aggressione?
«La prima sensazione che mi viene in mente è quella del sapore del sangue e dei denti rotti in bocca. Mi ci è voluto un po' per realizzare ciò che mi era accaduto. Che un uomo mi aveva sferrato un pugno improvvisamente, mentre non........

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