E' uno dei Lego Artist più famosi d'Italia, ha realizzato in miniatura anche la Casina Vanvitelliana. Sul palco del Massimo ha sistemato anche Pino Daniele, Diego Maradona, Sophia Loren, Maria Callas e Luciano Pavarotti. «Ora metterò anche Geolier»
Luca Petraglia e la riproduzione del San Carlo (ph. Maurizio Morra)
«Gli occhi sono abbagliati, l'anima rapita: non c'è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea». Chissà se oggi Stendhal avrebbe ripetuto queste parole guardando il modellino del San Carlo costruito da uno dei più importanti Lego artist italiani: Luca Petraglia, 32 anni, milanese doc ma, quasi a rispondere alle polemiche sanremesi su Geolier che hanno messo lâuno contro lâaltro il Nord e il Sud, innamorato della musica napoletana e del suo tempio: nella sua riproduzione, due metri e venti di lunghezza, un metro e quaranta di larghezza, 91 centimetri di altezza, 200.000 mattoncini utilizzati, 420 led, 1700 posti a sedere con le inconfondibili poltroncine rosse.Â
E, in più, sul palco, alcuni dei personaggi iconici della cultura napoletana e non: in attesa della riproduzione di Geolier stesso («volevo attendere lâesito del Festival per farlo»), ci sono la direttrice del San Carlo Emmanuela Spedaliere, Pino Daniele, Sophia Loren, Maria Callas, Luciano Pavarotti, il maestro Riccardo Muti, Maradona, Totò, Pulcinella, Nino DâAngelo. Ma anche il cuoco Antonino Cannavacciuolo, il divulgatore Alberto Angela, il sindaco Gaetano Manfredi, il governatore Vincenzo De Luca e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che non ha fatto mancare la sua presenza sul loggione reale. «Questo lo considero il mio capolavoro â racconta Luca â dieci anni fa ho riprodotto La Scala, ma nel frattempo ho maturato una maggior esperienza e più competenze. In questo momento, poi, il San Carlo mi pare ancora più emblematico per omaggiare la musica e lâarte in generale che non dividono mai: al contrario, uniscono sempre. Anche quando si palesa mattoncino dopo mattoncino come nel mio caso».Â
Petraglia è un Lego artist molto apprezzato già da anni, tantâè che sono sue ben tre opere esposte presso la Lego House di Billund, in Danimarca, dove nel 1932 è nata la Lego: rappresentano gli iconici tram di Milano, il Ponte di Rialto di Venezia e la Torre di Pisa. Ma come è nata per Luca questa passione smisurata per le costruzioni coi mattoncini? «A quattro anni, giocando con papà Alessandro. Fin da piccolo, oltre che riprodurre i modellini indicati di volta in volta nelle confezioni che mi regalavano, davo libero sfogo alla mia creatività . E questa è stata una passione che non mi ha mai abbandonato, anzi: da grande è maturata ancora di più perché, a quel punto, ho unito alla passione per il gioco, quella dellâarchitettura. Così, mi è venuta lâidea di riprodurre i tesori dellâarte italiana. E negli ultimi mesi, pur non essendoci mai stato, in particolare quelli della Campania».
E già : perché, prima del San Carlo, Luca ha riprodotto con i mattoncini Lego anche la Casina Vanvitelliana di Bacoli. Ma se non ha mai visto dal vivo queste due costruzioni, come ha fatto a riprodurle tanto fedelmente? «Come per le altre opere, ho dato una prima occhiata con Google Map e poi ho utilizzato un software con il quale ho disegnato a mano le perimetrie. In base al mio disegno, il programma mi ha detto, proprio come se fossi alla guida di una impresa edile, quanti mattoncini dovevo comprare, di che colore e di che forma dovessero essere. A quel punto, mi sono reso conto anche dellâinvestimento di cui câera bisogno: per il San Carlo sono occorsi 200 mila mattoncini; per la Casina, invece, circa 30 mila. Dopo questo passaggio, ho inaugurato i veri e propri cantieri. E a quel punto ho dovuto avere molta pazienza perché bisogna procedere, come da mio motto, âun mattoncino alla voltaâ. Alla fine, per la Casina mi ci sono voluti un paio di mesi di lavoro. Per il San Carlo, invece, che è molto più grande, me ne sono occorsi sei. Ma quella per il Real Teatro è stata una vera e propria folgorazione».
Per la quale, confessa Luca, è stata decisiva la trasmissione andata in onda la sera di Natale del 2021 di Alberto Angela intitolata âStanotte a Napoliâ. «Proprio così: lâispirazione per riprodurre la Casina Vanvitelliana e il San Carlo è nata quella sera. Quando fece vedere la Casina, ricordo che sobbalzai pensando: âà una bomboniera in mezzo allâacqua, devo farla assolutamenteâ. Quando poi Angela passò a far vedere il San Carlo, rimasi proprio sbalordito: il teatro lirico più antico del mondo, la quintessenza della bellezza! Pensai subito ai grandi nomi che si erano esibiti lì, alla grande musica. E, a quel punto, appassionarmi alla classica napoletana è stato quasi automatico. Ha ragione Alberto Angela a sottolineare lâunicità dei ragazzi di Napoli che oggi, oltre a Geolier, cantano ancora le canzoni dei loro nonni e dei loro avi. Le canzoni di Roberto Murolo, âDicitencello vuieâ o âCarusoâ di Lucio Dalla hanno fatto da sottofondo alle mie ore di lavoro in laboratorio per riprodurre fedelmente il Massimo napoletano. E sono state una ispirazione unica».
Fatto sta che ora il sogno di Luca è di portare quanto prima a Napoli le sue due opere campane: «Sì, mi piacerebbe molto che qualche ente pubblico, qualche compagnia crocieristica o qualche privato le acquistasse, anche per farle andare in giro per il mondo in modo da far conoscere di più due monumenti così importanti. La loro trasportabilità rientra nella magia delle costruzioni Lego. Come la capacità di farci tornare tutti un po' bambini. Spesso, poi, anche i musei richiedono temporaneamente le mie opere. E io sarei ben felice di contribuire con la mia arte, fatta mattoncino dopo mattoncino, alla grandezza di due monumenti eccezionali e della cultura che rappresentano».
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12 febbraio 2024
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