Il sogno di Felice e Barbara, che gestiscono l'unica attività commerciale della zona: «Chiamiamo a raccolta gli street artist per dare nuova vita alla strada»

Domani, sabato, si scoprirà una nuova opera di uno street artist dedicata a Giancarlo Siani. Il volto del giornalista ucciso dalla camorra nel 1985 comparirà accanto a una serranda che da tempo nessuno alza più in via Domenico Cirillo, la strada che collega San Giovanni a Carbonara con Foria da un lato e la zona della stazione centrale dall’altro. Quel disegno di Siani, firmato da Nicolas Tolosa, è destinato a chiudere due cerchi, perché riscatta due storie: quella di Felice Riccardi, colui il quale da ragazzo difficile e dopo aver rischiato la morte ne è diventato l’artefice, e quello della stessa via, oggi piena di negozi abbandonati e attività al lumicino anche perché in passato particolarmente vessata dai clan di camorra che imperversavano chiedendo il pizzo e costringendo molti a chiudere.

“Quella che inaugureremo sarà la trentatreesima opera di uno street artist qui a via Cirillo”, racconta Felice, 43 anni e un sogno che si sta concretizzando: assieme alla moglie Barbara gestisce il bar della strada che è rimasto l’ultimo baluardo contro la desolazione. Ed è stato proprio lui che si è scoperto mecenate. Ma perché? “Semplice, perché quando sono scampato alla morte ho pensato che con me doveva rinascere anche la strada in cui sono cresciuto e dove ora ho la mia attività . Quand’ero piccolo – racconta Felice – sono stato quello che si dice un ragazzo a rischio: avevo poca voglia di andare a scuola e coltivavo frequentazioni sbagliate. Ma, per fortuna, la mia famiglia prima e Barbara, mia moglie, poi, mi hanno salvato. Così, nel 2010, abbiamo deciso assieme di investire tutti i nostri risparmi nel bar. Fatto sta che, negli anni, la zona di via Cirillo è andata sempre più degradandosi. Un tempo questa zona era ricca di botteghe di artigianato soprattutto di pellame, borse e scarpe. Ma anno dopo anno le serrande si sono abbassate per sempre una dopo l’altra. Tant’è che ora siamo rimasti solo noi come attività viva, soprattutto la sera. E siamo diventati l’unico punto di riferimento per tutti i residenti. Molte attività hanno chiuso perché vittime anche del pizzo che i clan della zona hanno preteso per anni. Per questo, ora, l’opera che raffigura Siani assieme a tutte e altre vuole segnare un riscatto, quelle di due nuove vite: la mia e quella della strada”.

In effetti, Felice sta vivendo una second life. E non solo perché è stato un ragazzo difficile. Ma perché nel 2013, poco prima di sposarsi con Barbara, prima è rimasto vittima di una trombosi, poi di una malattia al fegato: la colangite sclerosante. “Per guarire, i medici del Cardarelli mi dissero che avevo bisogno di un trapianto. Così, mi sono messo in lista d’attesa. Ma in tre anni, il mio turno, a Napoli, dato che c’è una carenza di donatori, non è mai arrivato. Per fortuna, però, nel novembre 2022, ho avuto la possibilità di andare a Cisanello, a Pisa. E lì, ad aprile 2023, ho fatto finalmente il trapianto”.

Naturalmente, quella data segna la rinascita di Felice. “L’attesa del donatore giusto per il mio caso mi stava letteralmente spegnendo. Ormai ero giunto in uno stato psicologico in cui aspettavo solo di morire. A Pisa, però, è cambiato tutto. È stato lì, durante la mia lunga degenza che ho pensato che, con me, doveva rinascere anche via Cirillo. Così, su Instagram, iniziai a scoprire i vari street artist. E, una volta guarito, ho cominciato a chiamarli fino a concepire il progetto #viviacirillo”. Felice e Barbara oggi sono profondamente impegnati nel progetto di ridare vita a via Cirillo tramite l’arte. Da un anno a questa parte ne hanno già cambiato il volto con i colori degli artisti che hanno chiamato a raccolta: “Il nostro appello è arrivato anche all’estero. Dalla Grecia, ad esempio, è arrivato Just-paperman. Dall’Inghilterra Nocciola the drawer, una artista che si batte per la causa delle donne, da Trapani Piergiorgio Leonforte, alias Piriongo, da Catanzaro Massimo Sirelli, e poi DoctorM che, nella vita, oltre all’artista, fa il medico proprio in un centro trapianti. Il tutto mentre la chiesa di San Giovanni a Carbonara, una delle perle della storia dell’arte che sta proprio qui, a pochi metri dal nostro bar, rimane difficilmente visitabile dai turisti e l’attiguo parco Re Ladislao, aperto dopo anni dall’amministrazione comunale a novembre scorso, è fruibile solo raramente”. Fatto sta che, ora, il sogno di Felice e Barbara è quello di coinvolgere quanta più gente possibile, per un riscatto collettivo: “Qualcuno ci ha già aiutato per ospitare gli artisti che sono venuti a colorare la nostra strada. Ogni condominio, poi, ha adottato un’opera. Magari, grazie all’arte, sia antica che moderna, questa strada può davvero rinascere. E soprattutto lo può fare nel segno della legalità , come sarebbe piaciuto a Giancarlo Siani, da domani anche lui uno di noi, un residente di via Cirillo”.

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9 febbraio 2024

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In via Cirillo un ritratto di Giancarlo Siani: «La strada vuole rinascere con l’arte dopo gli anni del pizzo»

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09.02.2024

Il sogno di Felice e Barbara, che gestiscono l'unica attività commerciale della zona: «Chiamiamo a raccolta gli street artist per dare nuova vita alla strada»

Domani, sabato, si scoprirà una nuova opera di uno street artist dedicata a Giancarlo Siani. Il volto del giornalista ucciso dalla camorra nel 1985 comparirà accanto a una serranda che da tempo nessuno alza più in via Domenico Cirillo, la strada che collega San Giovanni a Carbonara con Foria da un lato e la zona della stazione centrale dall’altro. Quel disegno di Siani, firmato da Nicolas Tolosa, è destinato a chiudere due cerchi, perché riscatta due storie: quella di Felice Riccardi, colui il quale da ragazzo difficile e dopo aver rischiato la morte ne è diventato l’artefice, e quello della stessa via, oggi piena di negozi abbandonati e attività al lumicino anche perché in passato particolarmente vessata dai clan di camorra che imperversavano chiedendo il pizzo e costringendo molti a chiudere.

“Quella che inaugureremo sarà la trentatreesima opera di uno street artist qui a via Cirillo”, racconta Felice, 43 anni e un sogno che si sta concretizzando: assieme alla moglie Barbara gestisce il bar della strada che è rimasto l’ultimo baluardo contro la desolazione. Ed è stato proprio lui che si è scoperto mecenate. Ma perché? “Semplice, perché quando sono scampato alla morte ho........

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