Cerimonia nel quartiere Provolera per i 60 anni di iscrizione al Coni della Boxe Vesuviana e le gesta del maestro: «Il ko più brutto? Quando Taurino andò in carcere per droga. Ma poi si riscattò»

Irma Testa e Lucio Zurlo davanti al murale alla Provolera (ph Giovanni Santaniello)

Lucio Zurlo, a Torre Annunziata, è conosciuto da tutti come «il maestro». Nel corso di sessantaquattro dei suoi 86 anni ha insegnato boxe a centinaia di ragazzi. La sua palestra, a due passi dalla Provolera, uno dei quartieri più difficili, è una vera e propria istituzione. «Io credo che almeno un componente di ogni famiglia torrese sia passato da qui», dice il figlio Biagio mentre il padre, in piena forma, viene celebrato dai suoi allievi e dalla gente del quartiere con l’inaugurazione di un murale in cui lo street artist Marko Zurlo raffigura, nei cinque cerchi olimpici, i pugili olimpionici allenati da Lucio: Ernesto Bergamasco (Monaco 72), Pietro Aurino (Atlanta 96), Alfonso Pinto (Atene 2004) e Irma Testa (Rio 2016, Tokyo 2020 e, prossimamente, Parigi 2024).Â

Sta di fatto che questi atleti rappresentano la vetta sportiva di Lucio «il maestro». Ma non la sua soddisfazione più grande: «Quella riguarda un altro ambito, quello della vita fuori dal ring – racconta Lucio – La mia vera gioia la provo quando mi rendo conto che, con lo sport, salvo dalla strada decine di ragazzi. La controprova l’ho avuta con uno di loro: Pietro (Aurino, ndr). Quando è finito in carcere con l’accusa di spaccio, ho subito il ko più brutto della mia vita. Mi sono sentito al tappeto: tramortito, impotente. Ma la vita è un combattimento continuo. Dopo il gong c’è sempre un’altra ripresa. Anche per chi cade. È questo il grande insegnamento della boxe: bisogna avere il coraggio di affrontarla. Anche qui, alla Provolera, nel cuore di Torre Annunziata, la mia città di cui troppo spesso si parla solo per fatti di camorra, il pugilato insegna, più di ogni altro sport, la lealtà e il rispetto delle regole, senza inutili discussioni, senza sceneggiate».Â

Proprio per questo, Lucio ha scelto di insegnare boxe. «Da ragazzo ho praticato prima l’atletica leggera, poi un po' di rugby, poi il calcio. Ma nessuna pratica sportiva come il pugilato mi ha fatto sentire pienamente realizzato. Anche se mi è costato dei sacrifici enormi. Solo per andare ad allenarmi, all’inizio, dovevo fare un viaggio per raggiungere Napoli. Ma, all’epoca, il campione italiano Tiberio Mitri, la “tigre di Trieste” che arrivò a sfidare Jack LaMotta per il mondiale, per me era un mito assoluto. E le prime palestre che ho frequentato sono state delle vere e proprie scuole di vita. Tra gli altri, lì, ho avuto modo di conoscere dei personaggi mitici: Tullio Pironti, il pugile-libraio. Nino Camerlingo, il suo allenatore. O il giornalista Franco Esposito, che conosceva alla perfezione le caratteristiche di tutti coloro i quali salivano sul ring. Eravamo un bel gruppo. Il pugilato era, com’è tutt’oggi, uno sport povero. Ma proprio per questo ha sempre dato modo a chi proveniva da situazioni difficili di riscattarsi».Â

Lucio Zurlo nella palestra della Vesuviana Boxe (ph Giovanni Santaniello)

Come accade ancora oggi qui, nella sua Torre. A festeggiare Lucio per i sessant’anni di tesseramento al Coni della sua Boxe Vesuviana (fu registrata quattro anni dopo la sua vera nascita), c’è anche Irma Testa, Madame Butterfly: «Grazie al maestro Lucio, tante famiglie sono state tranquille perché sapevano i loro figli dove andavano – dice la campionessa olimpica – E ancora oggi è così. La Vesuviana Boxe è un posto di salvezza. Io stessa sono stata salvata da Lucio e dallo sport che mi ha insegnato. Se ci fossero più persone come lui, Torre sarebbe un posto migliore. Ha salvato non solo chi poi ha avuto una carriera importante come quelli rappresentati sul murale, ma anche chi semplicemente ha frequentato la palestra per un breve periodo della sua vita perché ha fatto trovare sempre una alternativa rispetto a tante strade pericolose». Mentre Irma Testa parla, Lucio la vede con uno sguardo commosso e imbarazzato. Non è abituato a tante cerimonie e la sua mente è già al prossimo allenamento e alle prossime sfide: «Devo confessare una cosa – dice Zurlo – Io, all’inizio, non credevo tanto nelle donne su un ring. Invece, ho dovuto ricredermi. Hanno una forza di volontà , una determinazione, spesso superiore agli uomini. Oltre a Irma, ora, me lo sta dimostrando anche Caterina, una ragazza di 16 anni che, essendo nata in Marocco, vive questo paradosso: è già tre volte campionessa italiana ma, pur essendo vissuta sempre qui, non può gareggiare per la Nazionale azzurra. La mia sfida, ora, è quella di farle avere la cittadinanza. È un suo diritto: Caterina è come tutti gli altri ragazzi che sono nati qui in Italia. Anche lei, come tutti gli altri, con la boxe, può avere un futuro migliore, ricco di soddisfazioni. Per questo, anche a 86 anni, per me vale sempre la pena non smettere di alzare i pugni e stare in guardia».

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16 marzo 2024

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Lucio Zurlo, murale celebra «il maestro» alla Provolera Irma Testa: senza di lui non mi sarei salvata

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16.03.2024

Cerimonia nel quartiere Provolera per i 60 anni di iscrizione al Coni della Boxe Vesuviana e le gesta del maestro: «Il ko più brutto? Quando Taurino andò in carcere per droga. Ma poi si riscattò»

Irma Testa e Lucio Zurlo davanti al murale alla Provolera (ph Giovanni Santaniello)

Lucio Zurlo, a Torre Annunziata, è conosciuto da tutti come «il maestro». Nel corso di sessantaquattro dei suoi 86 anni ha insegnato boxe a centinaia di ragazzi. La sua palestra, a due passi dalla Provolera, uno dei quartieri più difficili, è una vera e propria istituzione. «Io credo che almeno un componente di ogni famiglia torrese sia passato da qui», dice il figlio Biagio mentre il padre, in piena forma, viene celebrato dai suoi allievi e dalla gente del quartiere con l’inaugurazione di un murale in cui lo street artist Marko Zurlo raffigura, nei cinque cerchi olimpici, i pugili olimpionici allenati da Lucio: Ernesto Bergamasco (Monaco 72), Pietro Aurino (Atlanta 96), Alfonso Pinto (Atene 2004) e Irma Testa (Rio 2016, Tokyo 2020 e, prossimamente, Parigi 2024).Â

Sta di fatto che questi atleti rappresentano la vetta sportiva di Lucio «il maestro». Ma non la sua soddisfazione più grande: «Quella riguarda un altro ambito, quello della vita fuori dal ring – racconta Lucio – La mia vera gioia la provo quando mi rendo conto che, con lo sport,........

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