Raffaele Giuseppone, cardiopatico e con una gamba amputata, assieme alla moglie ammalata di Alzheimer, ha dovuto lasciare la casa assegnatagli quando faceva il custode comunale. L’assessore Baretta promette attenzione

Essere costretti a lasciare casa per uno sfratto a 83 e 79 anni, nonostante delle gravissime invalidità che rendono impossibile una vita autonoma. È quanto accaduto ieri a Raffaele Giuseppone e a sua moglie Maria, due ex bidelli che da decenni vivevano in via Morghen 84, al Vomero, dove prima c’era una scuola e poi la sede della Municipalità . Quella casa, Raffaele l’ha avuta regolarmente perché negli ultimi anni della sua vita lavorativa ha fatto il custode. Ma ora, sebbene cardiopatico e con una gamba amputata, assieme alla moglie costretta a letto da 15 anni e ammalata di Alzheimer, è stato costretto a trasferirsi alla men peggio in un monolocale di via Tribunali, dove vive una delle loro figlie.
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«In pochi metri quadrati – racconta Anna Giuseppone, un’altra loro figlia – devono vivere assieme quattro adulti, perché con i miei genitori e mia sorella c’è anche la badante. Ma vivono una condizione disumana, che non abbiamo potuto evitare perché il mio appartamento e quello delle altre mie sorelle sono irraggiungibili per chi non può muoversi autonomamente. C’è chi abita al sesto piano senza ascensore, ad esempio. E negli altri casi comunque ci sono sempre vari gradini che fanno da ostacolo e tante altre barriere architettoniche. Così, mia sorella è costretta a dormire su una poltrona. Ma ieri nessuno ha voluto sentire ragioni: sono venuti ad eseguire lo sfratto, con tanto di pattuglia di Polizia al seguito, lasciandoci giusto il tempo di prendere un cambio. Poi hanno subito cambiato la serratura dicendoci che il trasloco lo potremo fare nei prossimi giorni sotto la loro sorveglianza. Ora, però, chiediamo di non essere abbandonati».
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E proprio oggi, a tal proposito, è intervenuto Pier Paolo Baretta, assessore al patrimonio immobiliare del Comune di Napoli: «Purtroppo – ha dichiarato il rappresentante della giunta Manfredi – non avevamo alternative: abbiamo dovuto procedere allo sgombero in forza di una sentenza del Tribunale e di una indagine della Corte del Conti».

Per Raffaele e Maria, già a settembre scorso c’era stata una proroga dello sfratto. Questo, nonostante il fatto che, negli anni, abbiano sempre pagato con regolarità il fitto di 400 euro alla Napoli Servizi («Per un totale di 68.000 euro», precisa la figlia) e che abbiano provveduto a manutenere la casa a loro spese rendendola adatta alle loro esigenze.Â

Ma, stando all’assessore Baretta, il Comune questa volta ha dovuto procedere anche perché «complessivamente, stimiamo una settantina di locali di custodi, la maggior parte di scuole, ancora abitata da chi è andato in pensione o da loro parenti. Sono totalmente abusivi e vanno a creare 4 milioni e 300 mila euro di morosità , una questione erariale evidente. Ora – ha continuato Baretta – terremo conto delle condizioni sociali più difficili e complicate, agiremo prima nei confronti di chi può sistemarsi in un altro modo. Ma in molti casi si tratta anche di far tornare nella disponibilità delle scuole dei locali necessari per la didattica dei ragazzi. L’attenzione sociale, quindi, non mancherà . Ma anche la legalità va rispettata».
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17 gennaio 2024 ( modifica il 17 gennaio 2024 | 16:01)

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Sfratto per due anziani invalidi a Napoli, la figlia: «Aiutateli, ora dormono in quattro in un monolocale»

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17.01.2024

Raffaele Giuseppone, cardiopatico e con una gamba amputata, assieme alla moglie ammalata di Alzheimer, ha dovuto lasciare la casa assegnatagli quando faceva il custode comunale. L’assessore Baretta promette attenzione

Essere costretti a lasciare casa per uno sfratto a 83 e 79 anni, nonostante delle gravissime invalidità che rendono impossibile una vita autonoma. È quanto accaduto ieri a Raffaele Giuseppone e a sua moglie Maria, due ex bidelli che da decenni vivevano in via Morghen 84, al Vomero, dove prima c’era una scuola e poi la sede della Municipalità . Quella casa, Raffaele l’ha avuta regolarmente perché negli ultimi anni della sua vita lavorativa ha fatto il custode. Ma ora, sebbene cardiopatico e con una gamba amputata, assieme alla moglie costretta a letto da 15 anni e ammalata di Alzheimer, è stato costretto a trasferirsi alla men peggio in un monolocale di via Tribunali, dove vive una delle loro figlie.
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