La ricercatrice dell'ospedale Santobono di Napoli si occupa di staminali: il riconoscimento dalla Società Italiana emaferesi e manipolazione cellulare

Da piccola era affascinata dal mondo artistico e al liceo classico – il Diaz di Ottaviano – nessuno, men che mai lei visti i voti in pagella in biologia, «non arrivavo al sei», avrebbe scommesso che un giorno sarebbe stata premiata come miglior ricercatrice under 40 dalla Società Italiana emaferesi e manipolazione cellulare. Invece, proprio questo è stato il destino di Stefania Nappo, 37 anni, una figlia che ha appena compiuto un anno, e un lavoro, presso il Santobono di Napoli, che le ha dato un riconoscimento da incorniciare, che sa tanto di riscatto. La scoperta cui è venuta a capo dopo mesi di lavoro assieme agli altri responsabili del laboratorio diretto dalla dottoressa Roberta Penta de Vera d’Aragona consentirà a migliaia di pazienti, piccoli e grandi, di affrontare un trapianto in maniera più sicura. Così, quando Stefania ha ricevuto il premio intitolato a Selena Palma, una biologa anche lei con l’animo artistico scomparsa prematuramente nel 2014 a causa di un tumore ovarico, non ha potuto fare a meno di ripensare a tutto ciò che sono stati i suoi ultimi anni.

La svolta è arrivata nell’estate della maturità quando ha deciso con tutta la determinazione di cui è capace di iscriversi proprio alla facoltà di biologia presso la Federico II. Una vera e propria scommessa con se stessa. Ma vinta alla grande visto che, al termine di un corso di studi regolare, Stefania si è laureata con una tesi su cui ha lavorato presso il Cnr di Napoli. Ma quello era solo il primo step: dopo la laurea, sono iniziati tre anni di ricerca sulle malattie genetiche complesse durante i quali, nonostante i sacrifici economici, Stefania si è innamorata della ricerca. «Segnare il confine della conoscenza sempre un po' più avanti è una delle cose più emozionanti che si possano provare – racconta – Così, insieme alla mia passione, da San Giuseppe Vesuviano, la mia città , mi sono trasferita a Roma per specializzarmi in genetica medica presso l’Università di Tor Vergata».

Il salto nel mondo del lavoro, per Stefania, però, è avvenuto a Napoli nel 2017, quando ha vinto un avviso pubblico del Santobono: «La mia prima occupazione fu quella dello screening neonatale, quello che serve per le diagnosi precoci. Poi, però, sono passata nel laboratorio della banca del sangue cordonale, di manipolazione cellulare e immunogenetica del polo pediatrico partenopeo. È lì che io, assieme a tutti i miei colleghi, siamo arrivati a scoprire un nuovo modo di trattare le cellule staminali prima di un trapianto senza disperderle né romperle. Questo protocollo si è reso necessario dal fatto che una soluzione che si utilizzava a questo scopo è stata messa fuori commercio. Quindi, abbiamo fatto un po' di necessità virtù».

Il plauso al lavoro di Stefania e dei suoi colleghi è arrivato anche dal direttore generale del Santobono Pausilipon, Rodolfo Conenna: «Dai nostri laboratori è arrivato un contributo importante alla comunità scientifica – ha avuto modo di sottolineare il manager del polo pediatrico – Valorizziamo i giovani cervelli e puntiamo sempre più su ricerca e protocolli innovativi per assicurare ai pazienti cure sempre più all’avanguardia e una medicina di precisione». Per Stefania, le insufficienze in biologia dei tempi del liceo sono solo un ricordo.

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21 dicembre 2023

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Stefania Nappo premiata come miglior ricercatrice under 40 per i trapianti: «Ma in Biologia non arrivavo al 6»

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21.12.2023

La ricercatrice dell'ospedale Santobono di Napoli si occupa di staminali: il riconoscimento dalla Società Italiana emaferesi e manipolazione cellulare

Da piccola era affascinata dal mondo artistico e al liceo classico – il Diaz di Ottaviano – nessuno, men che mai lei visti i voti in pagella in biologia, «non arrivavo al sei», avrebbe scommesso che un giorno sarebbe stata premiata come miglior ricercatrice under 40 dalla Società Italiana emaferesi e manipolazione cellulare. Invece, proprio questo è stato il destino di Stefania Nappo, 37 anni, una figlia che ha appena compiuto un anno, e un lavoro, presso il Santobono di Napoli, che le ha dato un riconoscimento da incorniciare, che sa tanto di riscatto. La scoperta cui è venuta a capo dopo mesi di lavoro assieme agli altri responsabili del laboratorio diretto dalla dottoressa Roberta Penta de Vera d’Aragona consentirà a migliaia di pazienti, piccoli e grandi, di affrontare un trapianto in maniera........

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