Antonio Milo, l’attore reso popolare dalla serie tv de Il commissario Ricciardi: «Zingaretti mi disse: nei libri di de Giovanni c’è un personaggio per te»

Milo con Lino Guanciale sul set de Il commissario Ricciardi

«Il brigadiere Maione è ispirato a mio nonno, partigiano antifascista». Ha recitato al cinema con Pupi Avati e Sergio Rubini (tra gli altri) e in tivù lo abbiamo visto anche in Distretto di polizia , La nuova squadra , Il commissario Montalbano e Natale in casa Cupiello , oltre che nella serie Resta con me . Ma Antonio Milo è, nel cuore di tutti, il brigadiere Maione: colui che sta al commissario Ricciardi come Peppino De Filippo stava a Totò. Un comprimario, non una semplice spalla. L’attore 55enne, originario di Castellammare di Stabia, è una sorta di alter ego di de Giovanni, che aveva disegnato su di sé i tratti del brigadiere. Alto, ben piazzato, con un po’ di pancia, e gli occhi chiari.Â

Fedele alla giustizia più che alla legge. Milo com’è diventato Maione?
«Il Maurizio de Giovanni Official Fan Club (che su Facebook riunisce più di centomila follower, ndr) fece una sorta di sondaggio on line e mi scelsero con un plebiscito di voti. La trovai una cosa molto simpatica, mi presentai al provino e Alessandro D’Alatri – il regista scomparso lo scorso anno - mi prese. Ma anche Luca Zingaretti mi aveva incoraggiato a leggere i romanzi su Ricciardi, mentre giravamo insieme Montalbano. Mi disse: “C’è un personaggio che sei proprio tu, prima o poi faranno una serie e ti prenderanno”. E così è stato».Â

Oggi Maione chi è per lei?
«Un personaggio straordinario, con tutte le carte in regola. Gli dedico molto tempo, pondero bene ogni cosa che devo fare per interpretarlo, ne parlo spesso anche con de Giovanni e ne sento forte la responsabilità . Fisicamente siamo simili, tanto che ho dovuto interrompere la dieta per lui: avevano già stretto la divisa sul set, mi hanno detto ora basta, sennò non sei più Maione».Â

Veste spesso i panni di uomini di legge. A chi si ispira per interpretarli?Â
«A mio nonno materno che era un uomo tutto d’un pezzo, una persona molto importante nella mia vita e una delle pochissime ad avere valori saldi e coerenza nell’applicarli. Apparteneva alla corrente politica e letteraria della “Rosa Bianca”, un movimento studentesco che combatteva il nazismo e il fascismo. Per un’azione di volantinaggio contro Mussolini fu condannato a sei anni di carcere ma non perse la sua monoliticità nei valori. Quando ho dovuto interpretare Maione ho pensato a lui».Â

La soddisfazione più grande finora?
«Il pastore fatto da Ferrigno. Per noi attori è come vincere un Oscar. Devo molto al brigadiere, perché mi ha portato alla grande popolarità del pubblico e mi ha dato possibilità di farlo anche in teatro. Ora sono in tournée con Mettici la mano sempre scritto da de Giovanni, con Adriano Falivene».Â

Al Sannazaro ad applaudirla c’era in prima fila anche Lino Guanciale. Un rapporto che va oltre il lavoro?
«C’è una bella amicizia, Lino è una persona perbene, un bravissimo ragazzo e questo rende tutto più facile. Sul set il clima è disteso e rilassato: stiamo girando a ritmo serrato tutti i giorni, saremo a Napoli per le riprese fino al 15 marzo, poi andremo a Taranto fino a metà aprile e infine a Roma. Saranno quattro puntate, arriveremo fino a Il pianto dell’alba , l’ultimo libro ambientato negli anni ‘30, prima della guerra. Poi c’è la serie nuova».Â

Con il “femminiello” Bambinella come vanno i rapporti nella realtà ?
«Adriano Falivene è un attore straordinario e un’anima pura. È venuto anche a tenere alcune lezioni nell’Actors Lab, la scuola di recitazione che ho aperto all’Arenella. Adriano è anche un clown, un giocoliere e suona, mi ha avvicinato alla chitarra. Me la porto sempre dietro come una compagna di vita, una bellissima scoperta».Â

Una compagna di vita in carne ed ossa ce l’ha e la protegge come fa Maione con Lucia.
«Mia moglie Luisa detta Isa non ama stare sotto i riflettori, perciò non ne parlo mai. Ci siamo conosciuti nel 2011 e per amor suo mi sono trasferito a San Giorgio a Cremano, dove sono anche spiritualmente vicino a Troisi. Però io, a differenza del mio brigadiere, sono un uomo di epoca moderna: perciò non mi aspetto che faccia tutto lei in casa e ci dividiamo i compiti al 50%. Se posso cucino volentieri e la genovese la faccio benissimo: come per Maione, è il mio piatto preferito, lo adoro».Â

Conquistò Isa con il fascino della divisa?
«No, mi è stata presentata da amici che le sfilarono davanti il mio curriculum. Lei non aveva visto nulla di me perciò meglio così: ha scelto l’uomo, non l’attore. E l’ho conquistata con passeggiate in Costiera, dove ci fermavamo per soste romantiche sulle bellissime terrazze panoramiche».Â

Quindi il primo bacio di fronte al mare?
«Sì ma a Pozzuoli, sul lungomare. Un altro posto incantato».Â

Come ha scoperto di voler fare l’attore?
«A Castellammare si organizzavano bus per andare a teatro a Napoli e i miei quando ero adolescente mi portavano a vedere gli spettacoli con Luisa Conte o quelli di Luca de Filippo con la regia del grande Eduardo, al San Ferdinando. Mi commuovevo, mi hanno talmente affascinato che decisi di fondare un’associazione, “La Bottega di San Procopio” e mettevamo in scena spettacoli teatrali per beneficenza. Avevo 20 anni e fu così che si manifestò il fuoco sacro della recitazione».Â

Nessuna università allora?
«Sono diplomato ragioniere, pentito però perché con la matematica ho poco a che fare, avrei voluto seguire studi umanistici ma non essendo uno studente modello i miei pensarono che con ragioneria avrei trovato il posto fisso… Mai avuto in vita mia. Però vinsi una borsa di studio con l’Università popolare dello spettacolo di Ernesto Calindri e da lì è iniziato tutto».Â

Troisi era geometra e pure iniziò da un teatro di provincia. Si ispirava a lui?
«Era il mio idolo, Ricomincio da tre l’avrò visto 40 volte. È stato un punto di riferimento per tutti i napoletani comici, la sua ironia fa parte del nostro dna. Con Totò, Vittorio De Sica, i De Filippo è stato un modello per me sin da piccolo».

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10 marzo 2024

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«Mio nonno combattè il fascismo e fu condannato a 6 anni di carcere: è lui il vero brigadiere Maione»

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10.03.2024

Antonio Milo, l’attore reso popolare dalla serie tv de Il commissario Ricciardi: «Zingaretti mi disse: nei libri di de Giovanni c’è un personaggio per te»

Milo con Lino Guanciale sul set de Il commissario Ricciardi

«Il brigadiere Maione è ispirato a mio nonno, partigiano antifascista». Ha recitato al cinema con Pupi Avati e Sergio Rubini (tra gli altri) e in tivù lo abbiamo visto anche in Distretto di polizia , La nuova squadra , Il commissario Montalbano e Natale in casa Cupiello , oltre che nella serie Resta con me . Ma Antonio Milo è, nel cuore di tutti, il brigadiere Maione: colui che sta al commissario Ricciardi come Peppino De Filippo stava a Totò. Un comprimario, non una semplice spalla. L’attore 55enne, originario di Castellammare di Stabia, è una sorta di alter ego di de Giovanni, che aveva disegnato su di sé i tratti del brigadiere. Alto, ben piazzato, con un po’ di pancia, e gli occhi chiari.Â

Fedele alla giustizia più che alla legge. Milo com’è diventato Maione?
«Il Maurizio de Giovanni Official Fan Club (che su Facebook riunisce più di centomila follower, ndr) fece una sorta di sondaggio on line e mi scelsero con un plebiscito di voti. La trovai una cosa molto simpatica, mi presentai al provino e Alessandro D’Alatri – il regista scomparso lo scorso anno - mi prese. Ma anche Luca Zingaretti mi aveva incoraggiato a leggere i romanzi su Ricciardi, mentre giravamo insieme Montalbano. Mi disse: “C’è un personaggio che sei proprio tu, prima o poi faranno una serie e ti prenderanno”. E così è stato».Â

Oggi Maione chi è per lei?
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