Nicola De Blasi, studioso dei dialetti: «Geolier è un musicista, la sua è una scelta artistica. È come se a Picasso avessero detto di dipingere i volti femminili come faceva Raffaello: non sarebbe stato Picasso»

«Nuij simm doije stell ca stann precipitano/T stai vestenn consapevole ca tia spuglia/Pur o’mal c fa ben insiem io e te…». È napoletano? Secondo lo storico della lingua italiana Nicola De Blasi, sì. Sulla questione Geolier sì-Geolier no, lo studioso, professore alla Federico II dove coordina (con Francesco Montuori) anche un gruppo di lavoro per la stesura del nuovo Dizionario etimologico e storico del Napoletano” e che alla grafia del dialetto ha anche dedicato un manuale, sembra non avere dubbi.

Professore, quello che Geolier porterà a Sanremo è il nostro dialetto?
«Il testo va considerato sotto l’aspetto della sua esecuzione canora. Non dobbiamo confondere l’aspetto linguistico con quello grafico ma si tratta comunque di napoletano. Piuttosto sarebbe interessante vedere se il testo è interamente in napoletano o ci sono alcune parti in italiano. Anche nella canzone classica ci sono versi in italiano e altri in napoletano ed è una cosa che succede nella comunicazione quotidiana del parlante. È così che la comunicazione è reale e viva».

Qualcuno ha detto che i grandi della classica si rivoltano nella tomba. Non c’è ragione?
«È inutile fare confronti poiché ogni esigenza artistica risponde alle istanze dell’artista in un certo momento e fase storica e per un certo genere musicale. Può darsi che per questo tipo di musica sia importante creare l’idea di una differenza rispetto ad altre modalità di espressione e che il testo, appunto, sia solo funzionale alla sua fruizione vocale. Non ci possiamo aspettare che un tenore classico canti come un rapper moderno, perciò il paragone non regge».

La scrittura è sotto attacco: come se fosse un’onta per il napoletano.
«Ma lo stesso discorso potrebbe valere anche per altri dialetti. È chiaro che esistono generi che richiedono un tipo di scrittura diverso come la poesia, che può essere letta anche in solitudine e per questo, se in dialetto, deve essere comprensibile. Il testo della canzone di Geolier credo invece che sia stato scritto seguendo il modo in cui lui è abituato ad eseguire le sue canzoni».

E l’antica questione lingua-dialetto?
«Non vedo cosa c’entri questa contrapposizione, è sbagliato pensare che solo una lingua abbia un suo sistema di scrittura, anche i dialetti hanno regole grammaticali e possono avere una tradizione e degli usi grafici che si stabilizzano nel tempo, così come hanno regole grammaticali che il parlante conosce anche se non le ha studiate sui libri. Le lingue comunque si valutano sulla loro manifestazione di oralità non sul loro sistema grafico e non è la grafia l’elemento che ci permette di riconoscere se un dialetto sia una lingua o no. Il napoletano non è usato nei tribunali o per la burocrazia ma è un sistema linguistico come gli altri dialetti italiani».

Quindi che Geolier vada con quel testo a Sanremo non è un pericolo per il dialetto napoletano?
«Lui è un artista: è come se a Picasso avessero detto di dipingere i volti femminili come faceva Raffaello. Non sarebbe stato Picasso. Come canta Geolier è una scelta artistica che non ha una forza modellizzante o normativa e non penso che questo giovane rapper abbia in mente di suggerire a tutti di scrivere come sono scritti i suoi testi».

È un cantante che ha molto successo tra i giovani: alla fine il suo linguaggio funziona.
«Canta in un dialetto che fa parte dell’esperienza quotidiana di molti parlanti, non solo dei giovani. Forse per lui la grafia usata è per così dire parte integrante della sua creazione artistica, quindi una diversa scrittura gli apparirebbe poco adeguata alle sue intenzioni. Comunque una cosa singolare è che un dibattito sul tema “il dialetto napoletano si deve scrivere come si parla” si è svolto a Napoli a fine Ottocento».

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1 febbraio 2024

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Bufera sul napoletano di Geolier, De Blasi: «Scelta artistica, anche quella è vera lingua»

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01.02.2024

Nicola De Blasi, studioso dei dialetti: «Geolier è un musicista, la sua è una scelta artistica. È come se a Picasso avessero detto di dipingere i volti femminili come faceva Raffaello: non sarebbe stato Picasso»

«Nuij simm doije stell ca stann precipitano/T stai vestenn consapevole ca tia spuglia/Pur o’mal c fa ben insiem io e te…». È napoletano? Secondo lo storico della lingua italiana Nicola De Blasi, sì. Sulla questione Geolier sì-Geolier no, lo studioso, professore alla Federico II dove coordina (con Francesco Montuori) anche un gruppo di lavoro per la stesura del nuovo Dizionario etimologico e storico del Napoletano” e che alla grafia del dialetto ha anche dedicato un manuale, sembra non avere dubbi.

Professore, quello che Geolier porterà a Sanremo è il nostro dialetto?
«Il testo va considerato sotto l’aspetto della sua esecuzione canora. Non dobbiamo confondere l’aspetto linguistico con quello grafico ma si tratta comunque di napoletano. Piuttosto sarebbe interessante vedere se il testo è interamente in napoletano o ci sono alcune parti in italiano. Anche........

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