Lo scontro tra il bus diretto sul lago di Garda ed un autoarticolato, il dramma dei ragazzi della Terza C che il regista Luca Miniero ha ripreso in "Dalla parte sbagliata". La pellicola il 3 maggio al Bagnoli Film Festival
I ragazzi della Terza C della scuola del Vomero e, sotto, la galleria
Sedevano tutti dal lato sinistro del bus, gli undici ragazzini che il 26 aprile 1983, 41 anni fa, persero la vita nella galleria del Melarancio, sullâautostrada del Sole in direzione Firenze. A ricordarli oggi il toccante documentario di Luca Miniero, âDalla parte sbagliataâ, presentato in anteprima a Napoli lo scorso dicembre e che racconta la vita di alcuni dei superstiti di quella tragedia, che una targa nella scuola media «Nicolardi» allâArenella ricorda come i fiori del Melarancio.Â
«La loro memoria è sempre viva nellâarea collinare della Città , così come non si è mai spenta nei cuori di tutti la tristezza per quelle vite prematuramente spezzate» secondo Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione Vomero, il quale spiega che câè anche una strada nellâarea collinare della città «a memoria imperitura di quellâimmane catastrofe». Il loro fu uno dei più gravi incidenti stradali avvenuti in Italia, il primo ad avere una risonanza mediatica fortissima e un funerale aperto alla città in uno stadio, il Collana. Il documentario di Miniero ha fatto incontrare, per la prima volta quarantâanni dopo la tragedia, gli alunni della terza C che si salvarono perché cambiarono di posto allâultimo momento. «Senza il documentario non ci saremmo mai riabbracciati», dissero alla prima napoletana nel cinema Vittoria lo scorso dicembre. Ripromettendosi di tornare in gita insieme e di raggiungere finalmente il Lago di Garda (meta del viaggio) ma in treno.Â
I superstiti della tragedia oggi
Per quarantâanni non si sono più visti, ognuno chiuso nel proprio dolore, lottando con i propri incubi. Luca Miniero con il suo documentario, prodotto da Viola Film e che sarà proiettato di nuovo a Napoli il 3 maggio prossimo nel cinema La Perla per il Bagnoli Film Festival â dopo aver vinto festival a Firenze e Salerno - è riuscito a rimetterli insieme, a farli riabbracciare. Ed è come se quegli anni non fossero mai passati. «Non sono ancora andati in gita insieme di nuovo ma molti di loro si vedono e si sentono in chat e ogni volta che il documentario viene proiettato si incontrano. Una maniera ormai festosa di ricordare quel giorno» racconta Miniero. Oggi, quarantuno anni fa, undici ragazzini morirono sotto gli occhi dei loro compagni perché il bus della gita scolastica finì contro un trasporto eccezionale di un tir che nessuno aveva segnalato. Nei centodiciotto minuti del docufilm gli ex ragazzi della terza C della scuola vomerese si raccontano, rivivendo la tragedia del 26 aprile 1983. E confessano che è un trauma ancora dentro di loro.Â
Miniero li riprende a uno a uno, in un pranzo che non è una rimpatriata qualsiasi ma, insieme, un atto di dolore e una terapia collettiva. Annamaria Amato, Valeria Attinà , Mauro Corduas, Dania De Angelis, Luigi Della Bella, Barbara Forlani, Cristina Gargiulo, Mariarosaria Giuliana, Alfonso Iovino, Elios Marsili, Maurizio Mellino, Alessandro Nusco e Stefano Scutellaro si raccontano, insieme con la mamma e la sorella di Alfredo e la sorella di Giancristofaro, due delle undici vittime. E raccontano di come si siano scambiati di posto su quel bus maledetto, anche pochi secondi prima, compiendo il destino di chi è morto e di chi è vivo. I ragazzi della parte sinistra del pullman furono falciati.Â
«Conoscevo quei ragazzi, tutti del mio quartiere, il Vomero-Arenella, ed ero ai loro funerali, per la prima volta celebrati in uno stadio. La memoria come in tutte le cose tende a scolorirsi e a restare però indelebile nel privato dei familiari delle vittime. Un documentario forse è un contributo a un ricordo, ma è soprattutto testimonianza del calore di una città che si è stretta intorno alle famiglie con 40 mila persone allo stadio e con una partecipazione al dolore reale come quello di in corpo unico. Questa è Napoli, questo anche non si dimentica» commenta oggi Luca Miniero, che nel documentario pone i sopravvissuti al centro della scena, dando finalmente loro dignità di protagonisti, dopo lâabbandono da parte di tutti e una vera e propria usurpazione mediatica. Erano i tempi del post terremoto, dei delitti di camorra, e prima della vanagloria dello scudetto. Napoli era una cartolina opaca, e le straordinarie immagini di repertorio che Miniero recupera e mette insieme rendono conto di un giornalismo spregiudicato e anche spregevole, con alcuni dei bambini sopravvissuti intervistati subito dopo lâincidente dai Tg con i volti in primo piano, lasciati soli e senza alcun supporto psicologico. Un trauma nel trauma. Colpisce certo, la folla che accompagna il dolore allo stadio Collana, oggi un deserto e il simbolo del degrado di quel pezzo di città , ma ancora di più fanno male le riprese dei corpicini sul luogo dellâincidente, a malapena coperti da un lenzuolo. E il dolore sbattuto davanti alla telecamera dei padri che apprendono, in diretta a scuola, della morte dei loro bambini.Â
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26 aprile 2024 ( modifica il 26 aprile 2024 | 17:21)
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Galleria del Melarancio, quarantuno anni fa il dramma: 11 scolari morti, la ferita aperta nei superstiti
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26.04.2024
Lo scontro tra il bus diretto sul lago di Garda ed un autoarticolato, il dramma dei ragazzi della Terza C che il regista Luca Miniero ha ripreso in "Dalla parte sbagliata". La pellicola il 3 maggio al Bagnoli Film Festival
I ragazzi della Terza C della scuola del Vomero e, sotto, la galleria
Sedevano tutti dal lato sinistro del bus, gli undici ragazzini che il 26 aprile 1983, 41 anni fa, persero la vita nella galleria del Melarancio, sullâautostrada del Sole in direzione Firenze. A ricordarli oggi il toccante documentario di Luca Miniero, âDalla parte sbagliataâ, presentato in anteprima a Napoli lo scorso dicembre e che racconta la vita di alcuni dei superstiti di quella tragedia, che una targa nella scuola media «Nicolardi» allâArenella ricorda come i fiori del Melarancio.Â
«La loro memoria è sempre viva nellâarea collinare della Città , così come non si è mai spenta nei cuori di tutti la tristezza per quelle vite prematuramente spezzate» secondo Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione Vomero, il quale spiega che câè anche una strada nellâarea collinare della città «a memoria imperitura di quellâimmane catastrofe». Il loro fu uno dei più gravi incidenti stradali avvenuti in Italia, il primo ad avere una risonanza mediatica fortissima e un funerale aperto alla città in uno stadio, il........
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