E sul figlio ucciso a colpi di pistola: «Se ci fosse stata la famiglia dietro le istituzioni, Giovanbattista non sarebbe morto»

«Se ci fosse stata la famiglia dietro le istituzioni, Giovanbattista non sarebbe morto». Lo dice il padre Franco Cutolo, regista teatrale, in risposta all’allarme lanciato dal procuratore della Repubblica di Napoli Nicola Gratteri sul decadimento dei giovani e delle loro famiglie a un convegno di Intesa Sanpaolo su etica, legalità , economia.

Cutolo cosa pensa delle parole di Gratteri?
«Sono perfettamente d’accordo con lui: oggi assistiamo a un crollo della famiglia intesa come micro organizzazione sociale. Non esiste più, padre e madre lavorano entrambi e non c’è alcun controllo sui ragazzi. La colpa non è dei professori che guadagnano poco e corrono sempre il rischio di essere aggrediti da famiglie violente».

Il procuratore parla anche di crisi della cultura.
«Ha ragione. C’è una cultura consumistica globalizzante che porta a conseguenze nefaste. La tivù di Stato dovrebbe pensare a produrre bellezza non la cultura della malavita. E poi concordo sull’assenza della politica, che fa finta di interessarsi ai giovani ma in realtà li abbandona a se stessi».

Mancano i luoghi di riferimento?
«Certo, anche luoghi fisici dove ritrovarsi. Quando ero ragazzo c’erano gli oratori che facevano teatro, musica, calcio. Oggi il ritrovo dei giovani sono i baretti e i pub in cui ci capita il criminale che spara a 17 anni e due mesi alle 5 di mattina. La Chiesa, le istituzioni locali, la Regione si devono preoccupare dei nostri ragazzi».

Che dovrebbero fare?

«Dare loro la possibilità di incontrarsi in spazi fisici sicuri. Tempo fa proposi di rendere l’ex Ospedale militare una cittadella per i giovani, con la musica, bar, ristoranti, dove non entrino droga e camorra. Se dai la possibilità ai giovani di riunirsi in posti controllati abbassi i rischi. Bisognerebbe fare in modo che il divertimento diventi cultura: potrebbe essere una grande arma contro la delinquenza e mi fa piacere che lo dica anche il procuratore Gratteri, uno dei pochi a non essere buonista in un’Italia ipocrita dove la classe politica continua a non prendersi alcuna responsabilità ».

Responsabilità anche per la morte di Giogiò?
«Sicuramente se le assistenti sociali avessero funzionato, Giovanbattista non sarebbe morto. In certi luoghi le assistenti sociali non ci vanno e hanno ragione, visto che ci sono mamme che minacciano di scaraventare i figli giù dal balcone se entrano. Sono però fondamentali. La mamma dell’omicida di Giovanbattista ha avuto dieci figli con dieci uomini diversi: se crescere un figlio è difficile per un genitore attrezzato per farlo, si figuri in altri casi. Alla fine è inevitabile che prenda la pistola come un giocattolo. Bisognava toglierle il figlio».

Giogiò invece che educazione ha avuto?
«Suonava il pianoforte a 6 anni, è cresciuto nel mondo della musica e del teatro napoletano. Io provavo con Peppe Barra e lui assisteva alle prove. Poi è stato educato a distinguere il bene dal male: ai ragazzi vanno lette le favole, vanno educati da bimbi a capire cosa è sbagliato. Giovanbattista era di supporto agli altri: i giudici devono punire l’assassino perché ha ucciso un giovane che era punto di riferimento sociale, in particolare per quattro suoi amici».

Nessun perdono?
«Assolutamente no. Anzi vorrei fare un appello alla Giustizia: chi ha ucciso Giovanbattista non può essere considerato un minorenne, aveva 17 anni e 2 mesi quando ha sparato e a 13 anni aveva già compiuto un tentato omicidio. Anche io come dice Paolo Crepet penso che bisogna abbassare la maggiore età a 16 anni».

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10 novembre 2023

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Gratteri e le famiglie senza valori, Franco Cutolo: «Condivido le sue parole. Oggi anche la politica ha abbandonato i giovani»

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10.11.2023

E sul figlio ucciso a colpi di pistola: «Se ci fosse stata la famiglia dietro le istituzioni, Giovanbattista non sarebbe morto»

«Se ci fosse stata la famiglia dietro le istituzioni, Giovanbattista non sarebbe morto». Lo dice il padre Franco Cutolo, regista teatrale, in risposta all’allarme lanciato dal procuratore della Repubblica di Napoli Nicola Gratteri sul decadimento dei giovani e delle loro famiglie a un convegno di Intesa Sanpaolo su etica, legalità , economia.

Cutolo cosa pensa delle parole di Gratteri?
«Sono perfettamente d’accordo con lui: oggi assistiamo a un crollo della famiglia intesa come micro organizzazione sociale. Non esiste più, padre e madre lavorano entrambi e non c’è alcun controllo sui ragazzi. La colpa non è dei professori che guadagnano poco e corrono sempre il rischio di essere aggrediti da famiglie violente».

Il procuratore parla anche di crisi della cultura.
«Ha ragione. C’è una cultura consumistica globalizzante che porta a conseguenze........

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