È l’anima della buvette Eva, che dopo il Mercadante ora apre nel teatro San Ferdinando: impiega donne provenienti dai centri antiviolenza

«Entriamo in un luogo di bellezza, perché è il migliore antidoto agli orrori di una vita». Apre ufficialmente giovedì sera nel teatro San Ferdinando, in occasione della prima dello spettacolo La scatola di biscotti, firmato da Maurizio de Giovanni e con protagonista Marina Confalone, la nuova “Buvette di EVA”, dopo quella del Mercadante la seconda caffetteria in città che impiega donne provenienti dai centri antiviolenza e dalle case rifugio della cooperativa sociale Eva. Ambienti eleganti, adiacenti al museo del teatro dedicato al grande Eduardo de Filippo, accoglieranno il pubblico in occasione di ogni spettacolo mentre questo lunedì ci sarà l’inaugurazione, con Cristina Donadio come ospite d’onore insieme con il rapper Lucariello e gli attori di Mare Fuori Giovanna Sannino e Gaetano Migliaccio. A tagliare il nastro sarà la sociologa napoletana Lella Palladino. Sessant’anni, sposata e madre di tre figli, nel 1999 ha fondato la coop Eva e nel 2022 ha costituito la Fondazione “Una Nessuna Centomila” di cui è vicepresidente insieme con Celeste Costantino, mentre la presiedono Giulia Minoli e la cantautrice Fiorella Mannoia (presidente onoraria).

Signora Palladino un bar contro la violenza?
«Sì, ma non è una caffetteria qualsiasi. Ha una storia che viene da lontano. Abbiamo cominciato più di dieci anni fa con la sperimentazione di modelli di inserimento lavorativo per donne in uscita dalla violenza, con l’attivazione delle “Ghiottonerie di Casa Lorena”, il nostro primo laboratorio in un bene confiscato alla camorra a Casal Di Principe. Oggi sono un’impresa florida, con sei donne impiegate a tempo pieno e altre in tirocinio lavorativo».

Si ricorda gli inizi?
«Il centro di Casal di Principe era su tre piani, completamente devastato. Ci è costato molta fatica e determinazione rimetterlo in sesto e aprire il laboratorio di produzione di marmellate. Ma abbiamo fatto bene: oggi ne forniamo a tonnellate, facciamo altri prodotti come i taralli e i sughi, e sosteniamo l’economia circolare. La marmellata “della Regina”, ad esempio, la produciamo con le arance della Reggia di Caserta che diversamente andrebbero al macero».

Perché proprio le marmellate?
«Perché è facile produrle, richiedono solo competenze di base. Bisogna sapere che solo il 30 per cento delle donne vittime di violenza ha una laurea come titolo di studio e una situazione di autonomia lavorativa. L’Italia è scivolata dal 63° al 79° posto nella classifica mondiale secondo il Global Gender Gap 2023. Una donna su due non ha il lavoro, in Campania una su tre. E secondo l’Istat, oltre il 60% delle donne inserite in un percorso di uscita dalla violenza risulta “non autonoma economicamente”. Senza il lavoro non c’è libertà né indipendenza».

E cosa ha di speciale la buvette?
«Ha una valenza simbolica fortissima, è il segno che dalla bruttura si può passare alla bellezza. E le donne che ci lavoreranno possono essere di esempio, con loro storie, a tante altre che fanno fatica a sottrarsi alla violenza. È dalla qualità del loro lavoro che nel 2022 è nata la buvette del Mercadante e adesso quella del San Ferdinando».

Per lei cosa rappresenta?
«È una sperimentazione positiva del welfare della capacitazione; abbiamo messo in pratica le teoria di Amartya Sen e di Martha Nussbaum su come si esce dalla difficoltà dando alle persone delle capacità , perché le donne vittime di violenza si sentono molto inadeguate e le maggiori difficoltà che incontriamo è che hanno poche competenze di base».

Con Fiorella Mannoia e la fondazione “Una Nessuna Centomila” com’è andata?
«Fiorella ha sempre difeso la causa delle donne, io e Giulia Minoli avevamo in mente di mettere su un’organizzazione che sostenesse i centri antiviolenza e così ci siamo incontrate. L’idea è di andare in giro a contaminare tutti gli ambienti per contrastare la violenza, e la cultura a certi livelli può essere un grande ripetitore di messaggi».

Tra lei e Fiorella Mannoia in queste battaglie che differenza c’è?
«Io non so cantare e lei non è cresciuta nel terzo settore. Ma insieme possiamo fare tanto. Diffondere per esempio insieme i messaggi della non violenza. Funziona molto se Fiorella sale sul palco con la maglia “Se una donna dice no, è no”, oppure quando un attore di Mare Fuori legge un monologo di Serena Dandini e fa un milione di visualizzazioni».

Una Nessuna Centomila sostiene anche la buvette.
«Sì, perché crede nel lavoro come strumento di autonomia delle donne. Quella del Mercadante era stata sostenuta dal concerto di Campovolo da cui poi è nata la fondazione».

Sono migliaia le donne che avete aiutato in questi anni. Cosa sta cambiando?
«Ci sono con maggiore frequenza le donne giovani e le forme di violenza sono sempre più feroci. Ma c’è anche una deriva culturale molto forte, dove si rimettono in discussione leggi fondamentali per donne come quella sull’aborto e dove la presidente del Consiglio si presenta vestita al maschile. Tutto questo non ci aiuta».

Oggi Eva ha due case rifugio e tre centri antiviolenza tra Maddaloni, Telese, Santa Maria Capua Vetere e Benevento. Perché Napoli è assente?

«Da Napoli ci arrivano moltissime donne ma qui i centri si aprono e si chiudono a intermittenza. Il problema sono sempre i fondi. Noi siamo andate avanti con il sostegno dei privati e delle Fondazioni e facendo impresa. Ma non è mai abbastanza».

Chi indosserà l’elegante camice nero al San Ferdinando?
«Giusy, Tiziana e Rita: tutte e tre con vite terribili alle spalle. Giusy è arrivata da noi da Formia e lavorava alle Ghiottonerie: l’avevamo aiutata a sottrarsi da un marito violento che picchiava anche i figli quando tentavano di difenderla. Tiziana, napoletana, era un’insegnante vittima di una forte violenza psicologica da parte di un marito che la ossessionava con la gelosia e la svalutava continuamente. Rita, di Santa Maria a Vico, ha quasi sessant’anni e gestiva un bar: ha subito violenze enormi da parte del coniuge. Per tutte loro questa è la seconda chance».

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16 dicembre 2023

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QOSHE - Lella Palladino: «Dalla violenza una donna può arrivare alla bellezza anche preparando marmellate» - Ida Palisi
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Lella Palladino: «Dalla violenza una donna può arrivare alla bellezza anche preparando marmellate»

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16.12.2023

È l’anima della buvette Eva, che dopo il Mercadante ora apre nel teatro San Ferdinando: impiega donne provenienti dai centri antiviolenza

«Entriamo in un luogo di bellezza, perché è il migliore antidoto agli orrori di una vita». Apre ufficialmente giovedì sera nel teatro San Ferdinando, in occasione della prima dello spettacolo La scatola di biscotti, firmato da Maurizio de Giovanni e con protagonista Marina Confalone, la nuova “Buvette di EVA”, dopo quella del Mercadante la seconda caffetteria in città che impiega donne provenienti dai centri antiviolenza e dalle case rifugio della cooperativa sociale Eva. Ambienti eleganti, adiacenti al museo del teatro dedicato al grande Eduardo de Filippo, accoglieranno il pubblico in occasione di ogni spettacolo mentre questo lunedì ci sarà l’inaugurazione, con Cristina Donadio come ospite d’onore insieme con il rapper Lucariello e gli attori di Mare Fuori Giovanna Sannino e Gaetano Migliaccio. A tagliare il nastro sarà la sociologa napoletana Lella Palladino. Sessant’anni, sposata e madre di tre figli, nel 1999 ha fondato la coop Eva e nel 2022 ha costituito la Fondazione “Una Nessuna Centomila” di cui è vicepresidente insieme con Celeste Costantino, mentre la presiedono Giulia Minoli e la cantautrice Fiorella Mannoia (presidente onoraria).

Signora Palladino un bar contro la violenza?
«Sì, ma non è una caffetteria qualsiasi. Ha una storia che viene da lontano. Abbiamo cominciato più di dieci anni fa con la sperimentazione di modelli di inserimento lavorativo per donne in uscita dalla violenza, con l’attivazione delle “Ghiottonerie di Casa Lorena”, il nostro primo laboratorio in un bene........

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