Andrea Maresca: «E' stato trattato come un criminale, non come una persona con problemi psichici che ha bisogno di aiuto»

«Simone non meritava questa sentenza: è stato considerato come un criminale qualsiasi, non come una persona con problemi psichici». A parlare è Andrea Maresca, creativo del marchio «Spiff» curato per la grafica dallo zio di Simone Isaia, Massimo. Nessuno dei due è riuscito a parlare con il giovane senza dimora condannato a quattro anni di reclusione. «Sappiamo solo che Simone è in una struttura di accoglienza a Roma e sicuramente non sta bene: non ha vicino la famiglia, non parla con noi. Temiamo che si stia ripiegando in se stesso». Andrea Maresca è amico da sempre di Simone Isaia, che frequentava il suo negozio di via Benedetto Croce fermandosi a immaginare con lui un futuro diverso. «Voleva andare in America, diceva che con i miei disegni saremmo diventati ricchi» ricorda Andrea, che da quando Simone è stato arrestato non ha mai smesso di cercare un contatto con lui e di dargli coraggio, anche a distanza.Â

«Simone parlava solo con il cugino, il figlio di Massimo. È per suo tramite che fino a oggi siamo riusciti ad avere notizie. Fino a quando era nella casa famiglia di Salerno era molto presente a se stesso e calmo. Tanto che quando sentiva parlare di me e di “Spiff” ritornava a entusiasmarsi. Poi a un certo punto è ritornato nella sindrome del complotto, che purtroppo lo perseguita da sempre, e ci è sembrato più irrequieto. Ma fa parte del suo disagio psichico di cui nessuno sembra tenere sufficientemente conto». Nemmeno, a quante pare, il gup di Napoli Linda Comella, che ha rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari per il 32enne. «Simone non si aspettava di essere condannato come nessuno di noi amici e credo, nessuno in una città che dovrebbe essere la capitale dell’accoglienza. Stiamo parlando di un ragazzo buonissimo, non di un criminale. Si voleva forse la condanna esemplare?» dice Maresca, che è in attesa di conoscere le intenzioni dei familiari più stretti prima di intraprendere qualsiasi campagna o altra azione di sensibilizzazione, pur sapendo che la legge ha vie diverse da quelle dell’opinione popolare.Â

«Se ha fatto qualcosa è stato solo per il suo disagio psichico che è l’elemento finora trascurato. Mi chiedo: che fine ha fatto Pistoletto? E che fine hanno fatto i rappresentanti delle istituzioni e della società civile, che sembravano avere tanto a cuore i destino di un giovane clochard con una diagnosi psichiatrica? Certo non è colpa loro quello che è successo, ma pensare solo a ripristinare la Venere degli Stracci senza considerare la vita di Simone è sconcertante. Potrebbe significare per lui il segno di un ulteriore abbandono». «È una settimana che non lo sentiamo, non ci risponde. Speriamo che sappia che noi ci siamo e che gli staremo vicino. Ora ci aspettiamo che si decida per il ricorso» conclude Andrea Maresca. Intanto nella sua richiesta di giudizio abbreviato l’avvocato Carla Maruzzelli ha ribadito l’innocenza di Isaia e anche sottolineato che all’interno della struttura della Venere i vigili del fuoco hanno rinvenuto una latta di vernice e una di solvente senza tappo e completamente evaporata: potrebbe essere stata questa la causa dell’incendio.

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13 dicembre 2023

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Rogo Venere, l’amico di Simone Isaia: «Persi i contatti con lui. Temo stia male»

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13.12.2023

Andrea Maresca: «E' stato trattato come un criminale, non come una persona con problemi psichici che ha bisogno di aiuto»

«Simone non meritava questa sentenza: è stato considerato come un criminale qualsiasi, non come una persona con problemi psichici». A parlare è Andrea Maresca, creativo del marchio «Spiff» curato per la grafica dallo zio di Simone Isaia, Massimo. Nessuno dei due è riuscito a parlare con il giovane senza dimora condannato a quattro anni di reclusione. «Sappiamo solo che Simone è in una struttura di accoglienza a Roma e sicuramente non sta bene: non ha vicino la famiglia, non parla con noi. Temiamo che si stia ripiegando in se stesso». Andrea Maresca è amico da sempre di Simone Isaia, che frequentava il suo negozio di via Benedetto Croce fermandosi a immaginare con lui un futuro diverso. «Voleva andare in America, diceva che con i miei disegni saremmo diventati........

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