Critiche da Maurizio de Giovanni e Gianfranco Gallo. Angelo Forgione: mi è apparso Salvatore Di Giacomo in croce. Insorgono i neoborbonici

C’è chi parla di napoletanese, chi di olandese, chi, come l’attore Gianfranco Gallo, di «congolese stretto». Ce l’hanno tutti con Geolier che va a Sanremo con “I p’ me, tu p’ te” una canzone rap scritta in un napoletano che, stando quanto dicono sui social, non sarebbe tale. «Sono felice che un ragazzo napoletano fortissimo vada a Sanremo, lo giuro. Ma, pur non essendo un purista integralista, devo solo pensare che così tanti autori saranno stati necessari visto che il testo è in dialetto congolese stretto. Speriamo che vinca così andiamo all’Eurofestival con un testo africano. W Lumumba!», scrive ieri sera Gallo su Facebook. E poi posta la foto. Stamattina l’attore napoletano corregge il tiro: «Qui non si tratta di puzza sotto al naso o di vecchiamma e nemmeno di razzismo ed in più tutti quanti noi vorremmo che vincesse un ragazzo napoletano ( soprattutto se viene da un quartiere come Secondigliano). Ma possiamo dire che il testo è scritto in una forma pessima? Almeno consentiteci di dire che ci dispiace. Per il resto, forza Napoli e vai Geolier».

Ci va giù pesante anche lo scrittore Maurizio de Giovanni che sulle canzoni classiche partenopee ci ha costruito romanzi del ciclo di Ricciardi e ora anche uno spettacolo, “Passione”, dove racconta (accompagnato dall’ interpretazione musicale e canora) la storia di Vincenzo Russo, Libero Bovio e altri grandi autori dei testi più noti della tradizione napoletana. «È una lingua antica e bellissima, con la quale sono stati scritti capolavori immensi. È un patrimonio comune, ha un suono meraviglioso, unisce il maschile e il femminile come fa l’amore. Non merita questo strazio. P.S. Basta chiamare qualcuno e farsi aiutare. Un po’ di umiltà », scrive su Facebook, tradendo anche la promessa di non intervenire più come opinionista sui social. Ma quando si tratta della “sua” lingua e della sua Napoli (o del Napoli) non ce la fa. Ecco i post-post scriptum: «P.P.S. Evidentemente è necessaria una precisazione, che francamente mi sembrava così ovvia da non aver bisogno di essere esplicitata. Non c’è da parte mia alcun giudizio sull’artista, il suo valore musicale o il suo successo che peraltro gli auguro con tutto il cuore da conterraneo e tifoso di ogni espressione positiva del territorio. Il napoletano è una lingua, ha una sua scrittura e questa ha diritto al rispetto. Chiaro, adesso? P.P.P.S. (Sta diventando divertente entrare sempre più nello specifico) Qui non si tratta di scomodare Di Giacomo, Viviani o De Filippo. Andate a vedere la scrittura dei testi di Pino Daniele. Sono tutti disponibili in rete. Guardate come sono scritti». Anche Gallo negli altri post difende il rapper, però il Napoletano non si tocca.Â

Lo dice anche lo scrittore Angelo Forgione, che addirittura parla del «napoletano balordo di Geolier» dopo aver letto il testo della canzone per Sanremo. «Non sono arrivato alla fine ché mi è improvvisamente calata la vista e poi mi è apparso Salvatore Di Giacomo sanguinante in croce. Vocali sparite, totale assenza di raddoppio fonosintattico delle consonanti, segni di elisione inesistenti, o inventati dove non ci vogliono (vedi il titolo). Una lingua perfetta per il rap e non solo, ma il Napoletano, non questo scempio. E chi non prova imbarazzo è complice dell’offesa dell’alta dignità dell’unico sistema linguistico locale d’Italia di respiro internazionale, proiettato sull’orizzonte artistico globale proprio attraverso la Canzone. È la deturpazione dei costumi. Altro che ananas sulla pizza». Anche qui un P. S. per precisare che il cantante (nativo del quartiere di Secondigliano) poverino, non c’entra niente. «I secondiglianesi non sono secondini. E il post non attacca Geolier né la sua canzone (inedita) ma analizza una questione linguistica».Â

Sarà così, visto che a insorgere è, alla fine, con una nota ufficiale, il Movimento Neoborbonico. «Il testo pubblicato era a tratti indecifrabile e abbiamo inviato il testo corretto in lingua napoletana alla casa discografica milanese di Geolier - proseguono i neoborbonici -. Il rapper è un giovane che sta portando la nostra cultura in giro per il mondo e non è colpa sua se nelle scuole non si insegna il napoletano, a differenza di quanto accade in altre regioni e come da tanti anni richiedono i neoborbonici». «La nostra, però, è una lingua con le sue regole e la sua grande tradizione, da Basile (il seicentesco inventore di Cenerentola) a Di Giacomo, da Eduardo a Pino Daniele - ha spiegato il professor Gennaro De Crescenzo presidente del Movimento Neoborbonico - e per questo non potevamo tirarci indietro. È comunque significativo e importante ritornare a cantare in lingua napoletana a Sanremo e diffondere la nostra lingua tra i giovani». Alla fine l’invito per il rapper da parte dei neoborbonici è di seguire uno dei corsi di lingua napoletana da loro organizzati: invito rivolto anche «alla casa discografica milanese e agli altri sette autori del testo».

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31 gennaio 2024 ( modifica il 31 gennaio 2024 | 12:23)

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QOSHE - Sanremo, bufera social sul testo di Geolier: «Non è napoletano, è congolese stretto» - Ida Palisi
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Sanremo, bufera social sul testo di Geolier: «Non è napoletano, è congolese stretto»

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31.01.2024

Critiche da Maurizio de Giovanni e Gianfranco Gallo. Angelo Forgione: mi è apparso Salvatore Di Giacomo in croce. Insorgono i neoborbonici

C’è chi parla di napoletanese, chi di olandese, chi, come l’attore Gianfranco Gallo, di «congolese stretto». Ce l’hanno tutti con Geolier che va a Sanremo con “I p’ me, tu p’ te” una canzone rap scritta in un napoletano che, stando quanto dicono sui social, non sarebbe tale. «Sono felice che un ragazzo napoletano fortissimo vada a Sanremo, lo giuro. Ma, pur non essendo un purista integralista, devo solo pensare che così tanti autori saranno stati necessari visto che il testo è in dialetto congolese stretto. Speriamo che vinca così andiamo all’Eurofestival con un testo africano. W Lumumba!», scrive ieri sera Gallo su Facebook. E poi posta la foto. Stamattina l’attore napoletano corregge il tiro: «Qui non si tratta di puzza sotto al naso o di vecchiamma e nemmeno di razzismo ed in più tutti quanti noi vorremmo che vincesse un ragazzo napoletano ( soprattutto se viene da un quartiere come Secondigliano). Ma possiamo dire che il testo è scritto in una forma pessima? Almeno consentiteci di dire che ci dispiace. Per il resto, forza Napoli e vai Geolier».

Ci va giù pesante anche lo scrittore Maurizio de Giovanni che sulle canzoni classiche partenopee ci ha costruito romanzi del ciclo di Ricciardi e........

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