La scrittrice: ai ragazzi dico di portarsi a letto un testo invece del telefonino

I lettori bisogna conquistarli: parola di Viola Ardone. La 49enne scrittrice napoletana, in libreria con Grande meraviglia, mentre il suo bestseller, Il treno dei bambini, sarà presto un film, commenta fiduciosa il rapporto Istat sulla lettura. E lo fa anche da insegnante di liceo e da ex curatrice di manuali per una casa editrice napoletana (dopo la laurea in Lettere).

Ardone, l’editoria in Italia è in crescita, però sempre al Nord. Cosa manca qui?
«L’industria culturale. Ad eccezione di Sellerio e Laterza, mancano grandi case editrici. Certo, investire nel libro può far tremare le vene ai polsi, però nella pandemia si è visto che è uno dei beni intramontabili. Ci vorrebbero politiche di sostegno all’editoria, anche per tenere più bassi i prezzi e immaginare nuove collaborazioni tra le case editrici più piccole. E poi bisognerebbe valorizzare le biblioteche pubbliche comunali che dalle nostre parti sembrano posti spettrali, oltre che sostenere la lettura a scuola».

Lei cosa fa per combattere la crisi della lettura?
«Mi “rubo” un’ora a settimana per le mie classi del liceo, e ogni studente porta la stessa copia cartacea di un libro. È un po’ come aprire uno scrigno, con la lettura a voce alta: c’è chi lo interpreta, chi fa le vocine, diventa come una gara. Per i ragazzi leggere non è naturale come lo era per la mia generazione. Noi avevamo i libri come oggetti in mano a casa, loro il telefonino».

Il report parla del self publishing. C’è la voglia di essere letti a tutti i costi?

«Il nome in copertina è il sogno di ogni persona che scrive. Così è stato pure per me e da bambina mi sono auto-pubblicata: per i miei libri scritti a mano facevo la copertina con nome, cognome e titolo. L’auto-pubblicazione consisteva in una copia sola ma era il segno per me manifesto di essere una scrittrice. Il primo l’ho prodotto alle elementari, si intitolava Il viaggio e parlava di due amiche che partono per un lungo viaggio, abbandonano la scuola e viaggiano per il mondo».

Serve auto pubblicarsi?
«O sei Roberto Vannacci (il generale che si è auto pubblicato ed è primo in classifica su Amazon, ndr) e il tuo libro va forte in virtù della tua notorietà e dello scandalo delle tesi che proponi, oppure è un terno a lotto. Con ogni probabilità finirà nella grande libreria “amazzonica” virtuale dove si trova di tutto e non ci si orienta. Perciò consiglio sempre di andare in libreria, toccare il libro cartaceo, parlare con il libraio».

Al Sud c’è un maggiore utilizzo esclusivo del digitale rispetto al Centro-Nord. Sono i giovani secondo lei?
«Al contrario, credo più gli adulti, perché magari il supporto è più pratico per loro. Per quella che è la mia esperienza, ai ragazzi piace il libro di carta, perché posso scriverci su, metterlo in cameretta come un trofeo quando l’hanno finito, postarlo sui social. Lo considerano come una conquista. C’è un nuovo culto del libro come oggetto cartaceo tra i più giovani».

Maurizio de Giovanni porta in tivù un programma di libri, alcuni scrittori diventano showmen. È una formula utile?
«Gli incontri con gli autori funzionano molto bene, gli scrittori e le scrittrici sono attesi, amati, quasi delle star. De Giovanni fa appassionare un pubblico di giovani con una trasmissione dove per ogni puntata c’è un sentimento legato ai libri. Io ne ho registrata una, il tema era la nostalgia: ho parlato di “Lettere corsare” di Pasolini».

Com’è andata invece con i ragazzi di Nisida, dove teneva laboratori di scrittura?
«La difficoltà maggiore era di stimolarli alla lettura, perché per la scrittura è più semplice, visto che possono parlare di se stessi. I ragazzi vivevano la fantasia come un lusso, ne facevano un discorso di classe. Tutto quello che non assomigliava alla vita vissuta lo rigettavano. Scrittura e lettura dovevano essere attinenti alla realtà , la fantasia era un bene “borghese”».

Lei come si è affezionata alla lettura?
«Vedevo i libri in mano a mamma e pensavo: quel che va bene per lei va bene per me. Con mio figlio dodicenne abbiamo sempre l’abitudine di leggere qualche paginetta da un libro per ragazzi. Invece di andare a letto con il telefonino, portatevi un libro».

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15 dicembre 2023

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Viola Ardone: «Nella mia classe per un’ora a settimana leggiamo insieme un romanzo ad alta voce»

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15.12.2023

La scrittrice: ai ragazzi dico di portarsi a letto un testo invece del telefonino

I lettori bisogna conquistarli: parola di Viola Ardone. La 49enne scrittrice napoletana, in libreria con Grande meraviglia, mentre il suo bestseller, Il treno dei bambini, sarà presto un film, commenta fiduciosa il rapporto Istat sulla lettura. E lo fa anche da insegnante di liceo e da ex curatrice di manuali per una casa editrice napoletana (dopo la laurea in Lettere).

Ardone, l’editoria in Italia è in crescita, però sempre al Nord. Cosa manca qui?
«L’industria culturale. Ad eccezione di Sellerio e Laterza, mancano grandi case editrici. Certo, investire nel libro può far tremare le vene ai polsi, però nella pandemia si è visto che è uno dei beni intramontabili. Ci vorrebbero politiche di sostegno all’editoria, anche per tenere più bassi i prezzi e immaginare nuove collaborazioni tra le case editrici più piccole. E poi bisognerebbe valorizzare le biblioteche pubbliche comunali che dalle nostre parti sembrano posti spettrali, oltre che sostenere la lettura a scuola».

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