Padre di tre figli, di cui uno autistico e una morta prematuramente, vuole «vivere onestamente». I tre pretendono l'auto, la casa popolare e 10mila euro. Al rifiuto parte il pestaggio: i tre estorsori arrestati

«Avevo giurato su mia figlia morta che sarei cambiato». Addio ai trascorsi criminali e alle frequentazioni a rischio. Addio, soprattutto, ai soldi facili guadagnati con lo spaccio di droga. Il «tribunale della camorra» era però di tutt’altro avviso e aveva già emesso una sentenza inappellabile: lui sarebbe stato un pusher per sempre. I tre esponenti della criminalità organizzata di Ponticelli, sponda clan Casella, non avevano però fatto i conti con quel giuramento e A.S., 45enne del lotto 0, nonostante il brutale pestaggio appena subito, non ha esitato a presentarsi dai carabinieri della tenenza di Cercola e sottoscrivere una dettagliata denuncia, con tanto di riconoscimento fotografico dei suoi aggressori.

È l’ennesima storia di degrado, quella restituita all’alba di oggi dalla periferia est di Napoli, dove i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip Carla Sarno su richiesta della procura antimafia, a carico di Giuseppe Musella, 23 anni, Emanuele Russo, 25 anni, e Daniele Frassanito, 18 anni appena. Tutti e tre devono rispondere delle accuse di tentata estorsione, rapina, lesioni personali, porto abusivo di arma da fuoco e detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio: reati aggravati dal metodo mafioso, in quanto avrebbero, secondo la ricostruzione della Dda, agito avvalendosi «della capacità di intimidazione dell’associazione di stampo camorristico denominata clan Casella».

L’indagine è decollata la sera dell’1 marzo scorso, quando A.S., col volto ridotto a una maschera di sangue, citofona alla tenenza dei carabinieri di Cercola e chiede aiuto allo Stato. Quello che ne viene fuori è un racconto drammatico: «Sono disperato e ho paura per la mia incolumità », ha subito messo in chiaro il 45enne di via dei Mosaici, padre di tre bimbi, di cui uno affetto da autismo e una scomparsa prematuramente alla fine dello scorso anno. «Anni fa - ha poi ammesso - sono stato anche vittima di un agguato, ma non ho denunciato per rispetto del vincolo di omertà . Non conosco il motivo per cui mi spararono, sicuramente il mio ferimento era da inquadrare nella guerra tra i clan di Ponticelli. Io però non ho mai fatto parte di un clan, ma ho sempre venduto hashish. Non ho mai voluto coinvolgere la mia famiglia nella mia attività , ma quella purtroppo è stata per anni la mia unica fonte di sostentamento».

Dopo il suo ultimo arresto e la prematura scomparsa della figlia, il 45enne di Napoli Est ha però deciso di dare un taglio al passato: «Non ho nulla in atto con la legge e mi sono presentato qui da voi da uomo nuovo e libero». Un cambio di rotta che non sarebbe però andato giù ai tre arrestati, pronti a tutto pur di riportarlo sulla via del crimine: «Pretendevano - ha spiegato ai carabinieri - che vendessi per loro dell’hashish in quanto asserivano che quella zona del lotto 0 fosse la loro. Mi poggiavano sul tavolo della cucina un pacco di 7-8 plance dicendo che lo avrei dovuto tenere per poi venderlo per conto loro. L’accordo era che avrei dovuto vendere ogni plancia corrispondendo la somma di 250 euro per un totale finale di 2.000 euro».
Un’«offerta» subito respinta al mittente: «Risposi che non avrei venduto nulla, perché non ne volevo più sapere della droga, volevo vivere onestamente e avevo giurato su mia figlia morta che sarei cambiato».

Davanti a quel rifiuto il commando ha quindi dato un ultimatum alla vittima, che avrebbe dovuto consegnare la propria auto, una modesta utilitaria Fiat, la casa popolare in cui viveva o la somma di 10mila euro: «All’ennesimo rifiuto, sebbene fossero presenti anche mia moglie e i miei figli, iniziavano a picchiarmi selvaggiamente con diversi pugni al volto e alla nuca, facendomi cadere a terra». Un pestaggio proseguito anche nei secondi successivi, quando il 45enne ha stretto a sé il figlio minorenne nella speranza di non farlo assistere alla scena. Poco più tardi, nonostante i lividi, il sangue e lo choc, è scattata l’immediata denuncia ai carabinieri.

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9 aprile 2024

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Pestato a sangue perché non vuole più spacciare: «L'ho giurato su mia figlia morta»

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09.04.2024

Padre di tre figli, di cui uno autistico e una morta prematuramente, vuole «vivere onestamente». I tre pretendono l'auto, la casa popolare e 10mila euro. Al rifiuto parte il pestaggio: i tre estorsori arrestati

«Avevo giurato su mia figlia morta che sarei cambiato». Addio ai trascorsi criminali e alle frequentazioni a rischio. Addio, soprattutto, ai soldi facili guadagnati con lo spaccio di droga. Il «tribunale della camorra» era però di tutt’altro avviso e aveva già emesso una sentenza inappellabile: lui sarebbe stato un pusher per sempre. I tre esponenti della criminalità organizzata di Ponticelli, sponda clan Casella, non avevano però fatto i conti con quel giuramento e A.S., 45enne del lotto 0, nonostante il brutale pestaggio appena subito, non ha esitato a presentarsi dai carabinieri della tenenza di Cercola e sottoscrivere una dettagliata denuncia, con tanto di riconoscimento fotografico dei suoi aggressori.

È l’ennesima storia di degrado, quella restituita all’alba di oggi dalla periferia est di Napoli, dove i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip Carla Sarno su richiesta........

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