L'autore e musicista racconta i 50 anni della sua hit portata al successo da Di Capri, ma cantata nel mondo
«Quando finì di cantare, Peppino avvicinò il giovanotto che da sotto il palco lo guardava con area soddisfatta, roteando il braccio. âTâè piaciuta âa canzone, eh?â. E quello: âBella, bella assai, pensavo a tutte le ragazze con cui ho fatto lâamore ascoltandolaâ».
Peppino è Peppino Di Capri, la canzone è «Champagne» e chi ricorda è Mimmo Di Francia, il compositore. Canzone rubacuori per eccellenza, «Champagne» ha scalato tutte le classifiche mentre accompagnava gli amori di molte generazioni, dagli anni di Andreotti, Leone e Berlinguer in poi, quando anche in Italia arrivava il vento nuovo dei Pink Floyd, dei Deep Purple, dei Genesis. E ora compie 50 anni.
Mezzo secolo tutto da raccontare. Un altro aneddoto?
«Luciano Bruno, leggenda del piano bar, la interpretò col botto. Cantava e pigiava sui tasti, poi, arrivato al clou, a âcameriere, champagne!â riproduceva lo stappo col ditone in bocca. Piacque tanto che lo chiamarono a Recife, in Brasile. âMa devi farci il tappoâ, gli dissero».
Come a Miranda Martino chiedevano la mossa quando faceva «Ninì Tirabusciò»?
«Capita, le canzoni prendonoâ¦Â».
Mino Reitano, Nico Fidenco, Fausto Papetti, in tempi recenti anche Andrea Bocelli. «Champagne» lâhanno interpretata in tanti. Un successo su tutti i fronti, in Italia e allâestero.
«La incise anche Roberto Murolo in spagnolo, con una grande orchestra. Ma il disco non è mai uscito. Peccato».
Peppino, invece, la fece subito sua.
«Il motivo, come ormai sanno tutti, mi venne allâimprovviso, in taxi su sollecitazione di Sergio Iodice. E con Depsa (Salvatore De Pasquale) nacque anche il testo, con quella trovata del brindisi solitario a un amore finito. Sembrava scritta apposta per Aznavour o Modugno. La consegnammo in tutta fretta a Peppino perché la proponesse a uno dei due. âCi penso io, li conosco beneâ, disse. Ma poi incise un provino, ce lo fece ascoltare e non ci fu discussione: âBuona, no? La tengo ioâ».
Eppure, Peppino ha raccontato di recente che «Champagne» non è la sua canzone preferita. à «Il sognatore». «Champagne» è la seconda. La terza è «Roberta».
«Per me rimane la prima. La seconda è âAmore scumbinatoâ. La terza è âVoglia di teâ. Però âAmmore scumbinatoâ è, tra le mie, quella con il maggiore indice di gradimento. Io, Fred Bongusto, Arbore, Murolo, Peppino: lâabbiamo cantata tutti».
Chi è Di Francia musicista?
«A quindici anni, mio padre, ingegnere, volle che imparassi a suonare il pianoforte. Presi lezioni, sapevo leggere la musica, avevo una maestra giovane e brava. Ma oggi faccio fatica sia a leggere sia a suonareâ¦Â».
Continui.
«Già a 16 anni scrissi la mia prima canzone, ââNa bucìaâ, testo e musica. âPeâ mme sì stata sulamente âna bucìa/ peâ chistâammore tâe pigliata âa vita miaâ¦â. Mi ero innamorato di una ragazza più grande di me, mi lascò e ci rimasi».
Fu lâinizio della carriera?
«Macché. Mio cugino mi suggerì di proporla a Peppino che incontrai al Lloyd Club, prima che si trasferisse anche lui allo Shaker Club di via Nazario Sauro, il locale di Carosone. Erano anni di grande ottimismo, tutto sembrava possibile, anche a Napoli: câera ancora molta miseria, ma la notte, nei club, si cantava e ballava. Peppino fu gentile, prese il nastro, ma non se ne fece nulla. Ci rivedemmo e facemmo amicizia sei anni dopo, nel â67, a Caserta Vecchia, il locale si chiamava âIl rifugioâ, era semivuoto».
Non era un buon periodo per Peppino?
«No, i gusti musicali cominciavano a cambiare. Eduardo De Filippo lo incontrò a Napoli, allâhotel Londra, e gli suggerì di aprire un ristorante. Fu allora, invece, che incise âTuâ, con cui si riprese».
«Tu, come ânu suonno siâ venuta tuâ¦Â».
«Questa. Era il â69. Ma in una prima versione il testo era in italiano. Peppino aveva capito che doveva distinguersi ispirandosi alla canzone napoletana. Mi chiamò per dirmi che così non funzionava. La volle in dialetto. E a Canzonissima fu un successo».
Peppino si era ripreso la scena?
«Sì. Seguirono âMe chiamme ammoreâ, che cantò al diciottesimo e ultimo Festival di Napoli, che però si svolse a Capri; e quindi âMagariâ, âScusaâ e poi, nel dicembre dello stesso anno, il â73, âChampagneâ».
E Di Francia? Ha detto che ora non suona più come una volta e non appunta più le note. Come fa a trattenere i motivi?
«Ora non scrivo con le mani, ma neanche con i piedi, sia chiaro! Scrivo con la testa. Poi vado dal mio amico Piero Braggi, che è anche un bravo chitarrista, lui mi aiuta, mi trova gli accordi giusti. Braggi, il vero autore di âA chiâ, quella di Fausto Leali, di cui aveva i diritti del testo Mogol. In una notte ne riscrisse il testo, ma al tempo non aveva la Siae, ebbe solo un compenso una tantum. Poi con un avvocato provò a recuperare qualcosa, ma non ci riuscì».
Il mondo della musica, gioia e dolori. Lei ha altre gioie nel cassetto?
«Sì, ho sei o sette canzoni pronte».
Belle come «Champagne»?
«Belle. Garantisco».
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17 novembre 2023 ( modifica il 17 novembre 2023 | 07:33)
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