Lo strapotere del brand ha già «cooptato» gli attori

Come potevano mancare gli attori di Mare Fuori alla settimana della moda che si sta svolgendo proprio in questi giorni a Milano, soprattutto dopo che il musical diretto da Alessandro Siani ha sbancato i botteghini del Teatro degli Arcimboldi. Ma quanto business. Speriamo che la serie “cult” della Generazione Z non faccia la fine di Don Matteo , che a un certo punto è diventata una vetrina per l’inserimento di annunci pubblicitari. A gennaio, la Rai, in occasione della presentazione della quarta stagione, lo aveva detto: «Siamo riusciti a sviluppare con i nostri partner percorsi di comunicazione coerentemente integrati nel tessuto della narrazione». Tradotto, si vedranno durante le puntate messaggi pubblicitari camuffati. E così via alle sponsorizzazioni: Lavazza, Msc Crociere, Ovs, solo per citarne alcuni. Ma questo è spesso il destino di prodotti televisivi di grande successo, che diventano un “brand” per vestiti e anche caffè.Â

Solo che fa una certa impressione vedere sfilare sulle passerelle del fashion system gli attori e le attrici di Mare Fuori , protagonisti di una serie ambientata in un carcere minorile di Napoli, come se fossero dei “chiattilli” qualsiasi: Valentina Romani vestita tutta griffata da Alberta Ferretti, la quale almeno rispetta lo stile del personaggio interpretato, la “zingara” Naditza; Clotilde Esposito (l’ingenua Silvia, vittima di un avvocato della camorra) che indossa eleganti tailleur di Roberto Cavalli; Matteo Paolillo (Edoardo, uno dei protagonisti e autore della famosa sigla O mare for ) in completo blu scuro di Etro e immortalato sotto braccio di Giorgio Armani. E poi lui, il vero “chiattillo” di Mare Fuori , il milanese Filippo (al secolo Nicolas Maupas) ha dominato la sfilata di Tod’s inverno 2023-2024 in inappuntabile abito marrone insieme con Carmine (Massimiliano Caiazzo) in cappotto di pelle nero, pantaloni beige e sneakers. A guardarli così sembra un altro film.Â

Ma in fondo è da romantici immaginare che gli attori vivano i loro personaggi fuori dal set. Ed è giusto che non diventino prigionieri dei ruoli e godano appieno dei profitti del loro successo che, senza alcun dubbio, è dovuto alla bravura nella recitazione e alla potente narrazione degli autori. E’ anche vero, però, che Mare Fuori non è un filmato qualsiasi. Se ha avuto successo è proprio perché ha portato alla ribalta un tema scottante che è quello del recupero della devianza giovanile, della possibilità di riscatto di ragazzi che nascono e crescono oppressi dalla camorra ma che più spesso di quanto si possa pensare sfuggirebbero al loro destino se vedessero un’alternativa concreta. Le loro storie hanno suscitato commozione, empatia in un pubblico vastissimo, gli adolescenti di tutta Italia si sono rispecchiati nei loro tormenti e anche in quella spavalderia che a volte nasconde una profonda insicurezza (la battuta di maggiore successo è quella della bravissima Maria Esposito, che interpreta la figlia del boss: «Io so’ Rosa Ricci e tu chi cazz si»?).Â

E si è visto bene agli Arcimboldi di Milano dove un target di spettatori medio borghese, costituito spesso da figli con i genitori, partecipava con un entusiasmo fuori dal comune soprattutto quando sul palco riconosceva quei (pochi) attori della serie che Siani è riuscito a reclutare per il musical. Come se fossero parenti, cugini, nipoti. Insomma, è come se tutta l’Italia avesse adottato i ragazzi del carcere. Ora, sarebbe bello veder crescere gli attori lungo un percorso che rispetti almeno un po’ il messaggio sociale del loro debutto. O no? Trasformare Mare Fuori in una gigantesca operazione di marketing rischia di snaturare il senso stesso della serie, che la Rai ambisce a portare avanti per altre stagioni. Ma forse è troppo tardi. La macchina dello show business è inarrestabile. E poi l’industria della moda ha visto un’occasione irripetibile per accostare i propri brand ad attori così giovani e belli in nome della responsabilità sociale e dell’inclusione, principi che oggi determinano l’immagine di successo di un’impresa. Così la brandizzazione di Mare Fuori è inevitabile, ma un conto sarebbe ritrovare, per esempio, le storie in altri prodotti editoriali, come un libro o un film, un altro sono le buste di patatine (giuro, esistono).

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25 febbraio 2024

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Mare Fuori, moda e marketing hanno svuotatodi senso la serie cult

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25.02.2024

Lo strapotere del brand ha già «cooptato» gli attori

Come potevano mancare gli attori di Mare Fuori alla settimana della moda che si sta svolgendo proprio in questi giorni a Milano, soprattutto dopo che il musical diretto da Alessandro Siani ha sbancato i botteghini del Teatro degli Arcimboldi. Ma quanto business. Speriamo che la serie “cult” della Generazione Z non faccia la fine di Don Matteo , che a un certo punto è diventata una vetrina per l’inserimento di annunci pubblicitari. A gennaio, la Rai, in occasione della presentazione della quarta stagione, lo aveva detto: «Siamo riusciti a sviluppare con i nostri partner percorsi di comunicazione coerentemente integrati nel tessuto della narrazione». Tradotto, si vedranno durante le puntate messaggi pubblicitari camuffati. E così via alle sponsorizzazioni: Lavazza, Msc Crociere, Ovs, solo per citarne alcuni. Ma questo è spesso il destino di prodotti televisivi di grande successo, che diventano un “brand” per vestiti e anche caffè.Â

Solo che fa una certa impressione vedere sfilare sulle passerelle del fashion system gli attori e le attrici di Mare Fuori , protagonisti di una serie ambientata in un carcere minorile di........

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