Torna al cinema da attore e regista con un film basato sullo humour nero e a teatro con un suo cavallo di battaglia. «La commedia è in crisi, io punto su nonsense e ritmo»

È il mattatore incontrastato delle feste. Alessandro Siani sarà in scena fino al 21 gennaio al teatro Diana con «Vent’anni di Fiesta», ripresa di un suo cavallo di battaglia, e arriva al cinema il primo gennaio con «Succede anche nelle migliori famiglie», nuovo film di cui è regista e protagonista. Una commedia nera, vagamente ispirata al filone anglosassone del weekend con il morto, in cui una agiata famiglia meridionale fa i conti con una surreale situazione durante il secondo matrimonio dalla madre (una affascinante e lunatica Anna Galiena).

Siani, è una comicità intellettuale quella del nuovo film?
«Non direi, anzi è basata sul nonsense, sul modello slapstick, sul corpo. In questo senso è più immediata e più internazionale. Ho cercato di fare un film che tenesse un certo ritmo e per questo ha una durata breve. Siamo in un momento di crisi della commedia pura e pure della commedia in generale. Si fatica a raggiungere certi grandi numeri come in passato».

Sarà che è cambiato il pubblico? A tredici anni dall’uscita di «Benvenuti al Sud» i più giovani non seguono più la commedia all’italiana?
«In realtà i giovanissimi mi seguono, lo vedo soprattutto a teatro, dove il pubblico si rigenera. Le musiche di Fiesta sono di Geolier, un beniamino dei ventenni e tanti ragazzi di quella età sono in sala. A cinema è diverso, i film sono diventati un sottofondo della nostra vita, attraverso le piattaforme che li rendono fruibili facilmente. Eppure per la commedia il cinema è fondamentale. Se rido in sala con altre 300 persone, la mia risata diventa contagiosa, si amplifica. Per questo ho provato a fare un film semplice, per far tornare il pubblico in sala».

Non c’è più spazio per una comicità pensosa alla Troisi, a cui l’hanno spesso paragonata?
«Ma per carità , non si può fare nessun paragone con il suo talento e la sua qualità . Però è vero che oggi c’è meno attenzione ai dialoghi, al racconto. La comicità segue la velocità dei social, la concentrazione viene meno anche nel nostro campo. È un attimo, e lo spettatore si distrae e prende il telefonino. Detto ciò, la comicità dei grandi è senza tempo, sempre valida».

Il film si basa su meccanismi semplici, eppure c’è quasi una morale, certamente c’è un’idea di fondo...
«Sì, un’idea ci vuole. Per questo film mi è venuta quando ho girato il precedente e mi sono posto domande sulla fiducia. Di chi ci possiamo davvero fidare? Degli amici? Della famiglia? Anche nella famiglia ci sono tanti segreti e tante bugie, poi la lente del comico le ingrandisce ed esagera per ottenere il suo effetto».

Prende ispirazione dai social? Da TikTok per esempio, per capire cosa piace ai ragazzi?
«Non sono sui social, però è vero che spesso mi inviano video che mi fanno capire come vanno le cose lì... a volte sono anche miei pezzi che diventano virali e mi fanno conoscere tra i più giovani. Certo, il digitale ci ha cambiato la vita. Io distinguo tra un’epoca a.c. e d.c.: avanti cellulare e dopo cellulare. Poi personalmente non sono quello che quando va al ristorante si mette a fotografare la parmigiana di melanzane. Sono boomer: il mio primo pensiero quando arriva la parmigiana è: dove sta il cuzzetiello di pane?».

Che augurio vogliamo fare a Napoli per l’anno nuovo?
«Non vorrei ripetere cose retoriche o banali, ma come diceva nonna l’importante è la salute. Poi ci aggiungerei tante risate».

E cosa buttiamo via dell’anno che finisce?
«Napoli sta godendo di una grande attenzione mediatica. Ecco, vorrei che non fosse solo un momento di passaggio. Bisognerebbe costruire qualcosa di strutturale affinché la nostra città resti appetibile, non bastano gli eventi effimeri. Dopo anni pesanti ce lo meritiamo, Napoli è stata a lungo come una cartolina gettata in un cestino, ora vorrei fosse spedita in tutto il mondo».

Eppure ha portato a teatro il musical «Mare fuori» tratto dalla fiction che è stata accusata di veicolare un’immagine criminale di Napoli...
«Mi faceva piacere raccontare una versione teatrale della serie, che tocca argomenti mai trattati prima nella mia carriera. E al fondo dell’operazione c’è il desiderio di mostrare ai giovani che c’è un’altra possibilità rispetto al crimine. I protagonisti non sono eroi, ma due di loro a un certo punto si mettono a pensare come poteva essere la loro vita con scelte diverse. Questo volevo arrivasse al pubblico».

Potendo scegliere, con chi le piacerebbe lavorare: Paolo Sorrentino o Mario Martone?
«Senz’altro Mario Sorrentino. Ma anche Paolo Martone...».

Al San Carlo ha portato in scena Maradona. Com’era?
«Calcisticamente è stato un eroe. Si è detto che ha portato a Napoli lo scudetto del riscatto e già questa definizione fa capire quanta dietrologia c’era nel pallone; a Milano o a Torino non si parla mai di scudetto del riscatto. Maradona ha avuto una grande personalità , si è creato simpatie e antipatie con il suo prendere posizioni a volte controcorrente, era un uomo con delle sue fragilità , ma soprattutto ha incarnato il desiderio di Napoli di venire fuori alla grande. Prima di lui si diceva: ‘o napoletano s’accontenta; dopo di lui non lo si è detto più».

Come festeggerà domani sera? A Napoli?
«Sì, certo, a Napoli. Ricordo che mio padre il 31 dicembre tirava fuori la bottiglia pregiata, quella che non si apre mai... solo che lui non la sapeva stappare e la bottiglia davvero non si apriva mai. Se andava bene, ci toccava brindare verso l’una di notte».

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30 dicembre 2023

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QOSHE - Alessandro Siani: «Io comico social e intellettuale? No, sono solo un boomer» - Mirella Armiero
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Alessandro Siani: «Io comico social e intellettuale? No, sono solo un boomer»

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30.12.2023

Torna al cinema da attore e regista con un film basato sullo humour nero e a teatro con un suo cavallo di battaglia. «La commedia è in crisi, io punto su nonsense e ritmo»

È il mattatore incontrastato delle feste. Alessandro Siani sarà in scena fino al 21 gennaio al teatro Diana con «Vent’anni di Fiesta», ripresa di un suo cavallo di battaglia, e arriva al cinema il primo gennaio con «Succede anche nelle migliori famiglie», nuovo film di cui è regista e protagonista. Una commedia nera, vagamente ispirata al filone anglosassone del weekend con il morto, in cui una agiata famiglia meridionale fa i conti con una surreale situazione durante il secondo matrimonio dalla madre (una affascinante e lunatica Anna Galiena).

Siani, è una comicità intellettuale quella del nuovo film?
«Non direi, anzi è basata sul nonsense, sul modello slapstick, sul corpo. In questo senso è più immediata e più internazionale. Ho cercato di fare un film che tenesse un certo ritmo e per questo ha una durata breve. Siamo in un momento di crisi della commedia pura e pure della commedia in generale. Si fatica a raggiungere certi grandi numeri come in passato».

Sarà che è cambiato il pubblico? A tredici anni dall’uscita di «Benvenuti al Sud» i più giovani non seguono più la commedia all’italiana?
«In realtà i giovanissimi mi seguono, lo vedo soprattutto a teatro, dove il pubblico si rigenera. Le musiche di Fiesta sono di Geolier, un beniamino dei ventenni e tanti ragazzi di quella età sono in sala. A cinema è diverso, i........

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