L'attrice sarà anche nella quinta stagione della serie. Dal teatro (domani in scena al Goldoni di Venezia) alla tv: «La serie è pop? Sì, ma ben fatta»

Nella quinta stagione lei ci sarà . Del resto Lucrezia Guidone, alias la direttrice Sofia, è uno dei personaggi di «Mare fuori» in profonda trasformazione e quindi più interessanti. Altri spoiler non ne dà , anche perché è lei stessa ad attendere con ansia i testi della sceneggiatura per vedere che piega prende la storia della «sua» Sofia.

Il flirt con Beppe (interpretato da Vincenzo Ferrera) è un elemento della trama che non si aspettava?
«Mi ha sorpreso in positivo. Con Vincenzo ci sono stati momenti molto comici sul set nelle scene d’amore, che non sono state mai troppo sentimentali perché ho cercato di mantenere una coerenza nel personaggio. In generale Sofia va incontro a un cambiamento, nel confronto con gli altri personaggi ci voleva maggiore empatia, del resto le vicende dei ragazzi ti cambiano, non si può restare indifferenti».

A scalfire la corazza di Sofia ci pensa Rosa Ricci...
«Sì, Sofia ha con Rosa un incontro scontro che tocca molte delle sue corde. Del resto io ho molto legato con l’interprete di Rosa, Maria Esposito. Forse non ha grande esperienza, ma sopperisce con l’entusiasmo e la volontà di imparare. Spesso si mette in gioco, chiede consigli... mi sono sentita una sorella maggiore».

Effettivamente tra gli interpreti di «Mare fuori» lei è una delle più blasonate professionalmente. È stata diretta da Ronconi, si è specializzata negli Stati Uniti, ha vinto il prestigioso Premio Ubu, ha fatto cinema, domani sarà in scena a Venezia al Teatro Goldoni con «The City», diretto da Jacopo Gassmann e prodotto da Lugano Arte e Cultura, Teatro Stabile del Veneto, Teatro dell’Elfo. Com’è stato il passaggio a un prodotto pop come la serie?
«L’identità teatrale non può limitare un attore, ma deve arricchirlo. Mare fuori è un bellissimo progetto e l’aggettivo pop non è dispregiativo a mio avviso, specie se si tratta di un prodotto fatto bene. A me sta dando popolarità , mi consente di raggiungere una fetta di pubblico a cui non ero arrivata e questo non può che farmi piacere».

Tra i suoi precedenti, c’è la regia di uno spettacolo tratto da un fortunato romanzo, «L’arminuta» di Donatella Di Pietrantonio. Come lo ha scelto?
«Mi piace portare la letteratura in scena, mi è capitato anche di interpretare lavori tratti da romanzi di Carrisi e Missiroli. Significa partire da un immaginario già molto ricco e trovare poi un taglio personale. Io ho insistito sul rapporto tra le due sorelle che non si conoscevano e sull’uso dell’abruzzese, che ha la densità di una lingua rocciosa».

Anche in «Mare fuori» si usa molto il dialetto: come si è trovata con il napoletano?
«Benissimo, è molto simile al mio abruzzese. A volte dicevo una frase nel mio dialetto e mi rispondevano sul set: come sei stata veloce ad imparare il napoletano!».

Con il successo della serie e di Geolier a Sanremo il napoletano diventa sempre più lingua dello spettacolo.
«È sempre stata una lingua teatrale, ha immediatezza, è collegata alla pancia, porta una certa verità nelle storie che si raccontano. Per quanto riguarda Geolier, lo amavo tantissimo, ben prima di Sanremo».

Cosa risponde a chi accusa «Mare fuori» di trasformare i delinquenti minorenni in eroi romantici?
«Credo che chi dice questo non abbia mai visto la serie. L’anima del progetto è la speranza, la riabilitazione sociale ed emotiva dei ragazzi, non c’è affatto apologia del male. I colpevoli del resto non vanno incontro a una bella sorte. Si vedono cose atroci, come l’omicidio compiuto dal giovanissimo Micciarella, o lo stupro. Sappiamo di avere un pubblico trasversale, anche molto giovane e avvertiamo la responsabilità . Non siamo né educatori né moralisti, ma nessuno vuole esaltare il crimine».

Cosa è cambiato nella sua vita con la serie?
«È diventato più complicato andare in giro. Ti riconoscono, ti fermano, ti chiedono una foto, a volte ti raccontano i fatti loro: è molto bello ma faticoso. Qualche volta all’inizio sul web mi hanno anche insultato perché il mio personaggio era irritante ma per lo più hanno colto il fatto che dietro la facciata dura Sofia nasconde fragilità e sofferenza. Sono contenta, vuol dire che il personaggio ha più dimensioni, funziona. E ci sarà molto altro da scoprire, vedrete».

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6 marzo 2024

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Guidone, la "direttrice" di Mare Fuori: «I baci con Beppe? Ci scappava da ridere»

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06.03.2024

L'attrice sarà anche nella quinta stagione della serie. Dal teatro (domani in scena al Goldoni di Venezia) alla tv: «La serie è pop? Sì, ma ben fatta»

Nella quinta stagione lei ci sarà . Del resto Lucrezia Guidone, alias la direttrice Sofia, è uno dei personaggi di «Mare fuori» in profonda trasformazione e quindi più interessanti. Altri spoiler non ne dà , anche perché è lei stessa ad attendere con ansia i testi della sceneggiatura per vedere che piega prende la storia della «sua» Sofia.

Il flirt con Beppe (interpretato da Vincenzo Ferrera) è un elemento della trama che non si aspettava?
«Mi ha sorpreso in positivo. Con Vincenzo ci sono stati momenti molto comici sul set nelle scene d’amore, che non sono state mai troppo sentimentali perché ho cercato di mantenere una coerenza nel personaggio. In generale Sofia va incontro a un cambiamento, nel confronto con gli altri personaggi ci voleva maggiore empatia, del resto le vicende dei ragazzi ti cambiano, non si può restare indifferenti».

A scalfire la corazza di Sofia ci pensa Rosa Ricci...
«Sì, Sofia ha con Rosa un incontro scontro che tocca molte delle sue corde. Del resto io ho molto legato con l’interprete di........

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