Dossier sul tavolo di Manfredi, sindaco fiducioso nel sostegno del governo. Il ruolo di Adl

Il «Maradona» non rientra nei parametri Uefa per essere tra gli stadi che ospiteranno gli Europei del 2032. O, meglio, non rientra ancora. Ma nessuno al Comune di Napoli, proprietario della struttura di Fuorigrotta, pensa di non riuscire a farcela. E la strada la indica il ministro dello Sport, Andrea Abodi. «C’è una norma che è stata ulteriormente migliorata e che prevede l’assegnazione del diritto di superficie al promotore di un’iniziativa di ristrutturazione e di riqualificazione di un interno sportivo, come il Maradona. Se il Calcio Napoli, come sono convinto farà , elaborerà una proposta, si troverà una soluzione con l’amministrazione». Il ministro sintetizza così la questione-stadio a Napoli in vista degli Europei 2032, quando l’Italia ospiterà insieme alla Turchia l’evento. Ma allo stato, comunque, Napoli non rientra ancora tra le cinque città che italiane che ospiteranno le partite. La legge sugli stadi italiani coglie due aspetti: consente, in vista (anche) degli Europei, di affidare con un project financing la struttura ad un soggetto gestore che in cambio investe e ristruttura lo stadio che verrà poi utilizzato per l’evento del 2032. «Soggetto» che, nel caso del Maradona, non può che essere De Laurentiis, patron del Napoli, che sul versante stadio ha al momento la posizione di chi «dà le carte»: infatti non investe se il Comune non glielo vende. E siccome per avere gli Europei lo stadio occorre rifarlo, ecco che De Laurentiis assume una posizione di forza nella trattativa col Comune di Napoli. È questo, quindi, il vero nodo della questione, ciò che ha determinato il braccio di ferro tra sindaco e produttore, in cui, comunque, l’uno non può fare a meno dell’altro: De Laurentiis dello stadio, Manfredi degli Europei di calcio.

Servono però decine milioni di euro per adattare il Maradona, oggi già fortemente migliorato grazie alle Universiadi del 2018, quando furono investiti 30 milioni di fondi regionali. C’è chi quantifica in 30 milioni l’investimento necessario per intervenire, chi in quasi 50. Ma non solo. Perché per avere gli Europei cambierebbe anche buona parte della mobilità di Fuorigrotta per i lavori preparatori e per l’enorme superficie circostante da dedicare allo stadio per l’evento.
Manfredi, dal canto suo, ha meno timori per la tenuta del sistema-città che per l’effettiva trasformazione dello stadio. Ormai il dossier Uefa è stabilmente sulla sua scrivania visto che il tempo stringe: entro il 2026 si decide. Napoli — viene spiegato in ambienti governativi — sarà ovviamente molto sostenuta. Ma l’esito non è ancora scontato perché l’ultima parola spetta all’Uefa. Per il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, «è impensabile un Europeo in Italia senza che ci sia Napoli»; peraltro, «anche altre città italiane hanno problemi con lo stadio». Al momento, supererebbero le prescrizioni Uefa Milano, con il San Siro; Torino, con lo Stadium; e Roma, con l’Olimpico.

Ma cosa chiede l’Uefa per gli stadi che ospiteranno gli Europei 2032? Eccolo il dossier di 126 pagine in cui viene chiesto, per il Maradona e non solo, che le strutture sportive siano a disposizione da 33 a a 66 giorni; e che siano funzionali, con capienza tra i 40mila e i 60mila posti a sedere; molto confortevoli, con Skybox, aria condizionata, ristoranti e negozi. In pratica, un Maradona ecosostenibile con ampi spazi esterni. E qui interviene la «cessione» del diritto di superficie visto che all’esterno della struttura dovranno esserci parcheggi in un raggio di 1,5 chilometri e, tutt’intorno, un villaggio dello sport con gazebo, buvette e attrazioni. In pratica, una volta staccato il biglietto lo spettatore potrà entrare ed uscire dallo stadio vivendo anche lo spazio esterno all’attuale recinzione.

Attenzione al confort dei sediolini e all’effettiva osservazione della partita: vengono imposti parametri per i quali lo spettatore posto al punto più lontano non deve essere distante oltre 190 metri dalla bandierina del calcio d’angolo più distante da lui; e il centro del centrocampo non deve essere più distante di 90 metri, sempre per lo spettatore che ha acquistato il biglietto più distante dal campo di gioco: cosa che quindi stabilisce una distanza molto minore tra spalti, quindi pubblico, e campo. E nel caso dello stadio di Fuorigrotta potrebbe significare (l’Uefa non lo dice) dover rinunciare alla pista di atletica e rimodulare gli scalini su cui sono sistemati i sediolini. Lo stadio dovrà avere ampi spazi, anche all’aperto e nelle tribune, accessibili solo ai non fumatori, compreso i fumatori di sigaretta elettronica.
Importante, poi, il focus del dossier Uefa riservato alla collocazione delle telecamere: dovranno essercene 36, tantissime, perché la partita in Tv dovrà essere snocciolata in ogni suo aspetto, fuori e dentro il campo. Dall’alto e dal basso, con possibilità di riprese anche dall’elicottero e con una camera che potrà riprendere dall’alto, da una curva all’altra, le fasi di gioco.
Lunghissime dovranno essere le panchine da 23 posti, tra giocatori e dirigenti delle squadre. Dalle linee del fallo laterale alla fine del manto erboso dovranno esserci 4 metri che diventano 5 dalle linee di fondo alla fine della parte in erba. Di materiale antiscivolo occorrerà rivestire gli spazi oltre il campo di gioco. Il rettangolo verde sarà di erba vera. Già ben posizionato, climaticamente, il Maradona, ritenuto in un’ottima posizione col sole che non infastidisce.
Dunque, cose tutto sommato fattibili. Ma servono soldi e un progetto. Cose che se farà De Laurentiis si assicurerà una concessione di almeno 50 anni.

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16 febbraio 2024

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Europei 2032, l’Uefa detta le regole: Stadio Maradona moderno o Napoli rischia

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16.02.2024

Dossier sul tavolo di Manfredi, sindaco fiducioso nel sostegno del governo. Il ruolo di Adl

Il «Maradona» non rientra nei parametri Uefa per essere tra gli stadi che ospiteranno gli Europei del 2032. O, meglio, non rientra ancora. Ma nessuno al Comune di Napoli, proprietario della struttura di Fuorigrotta, pensa di non riuscire a farcela. E la strada la indica il ministro dello Sport, Andrea Abodi. «C’è una norma che è stata ulteriormente migliorata e che prevede l’assegnazione del diritto di superficie al promotore di un’iniziativa di ristrutturazione e di riqualificazione di un interno sportivo, come il Maradona. Se il Calcio Napoli, come sono convinto farà , elaborerà una proposta, si troverà una soluzione con l’amministrazione». Il ministro sintetizza così la questione-stadio a Napoli in vista degli Europei 2032, quando l’Italia ospiterà insieme alla Turchia l’evento. Ma allo stato, comunque, Napoli non rientra ancora tra le cinque città che italiane che ospiteranno le partite. La legge sugli stadi italiani coglie due aspetti: consente, in vista (anche) degli Europei, di affidare con un project financing la struttura ad un soggetto gestore che in cambio investe e ristruttura lo stadio che verrà poi utilizzato per l’evento del 2032. «Soggetto» che, nel caso del Maradona, non può che essere De Laurentiis, patron del Napoli, che sul versante stadio ha al momento la posizione di chi «dà le carte»: infatti non investe se il Comune non glielo vende. E siccome per avere gli Europei lo stadio occorre rifarlo,........

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