Il dossier del Governo. Il ministro Abodi alla Camera: le società proprietarie degli impianti
Gli Europei di calcio del 2032 in cinque città italiane ma senza Napoli? «Impensabile», disse chiaramente Giovanni Malagò, presidente del Coni. Pensiero condiviso pienamente dal ministro dello Sport, Andrea Abodi, quindi dal governo. Dove il «dossier» stadi ha cominciato a vivere. E dove si ragione anche sullâipotesi di nominare un commissario per lâevento. In tal senso, Abodi fece intuire che si cercava una soluzione per le città in ritardo nella sua recente visita a Napoli, spiegando che «siamo a disposizione per fare la nostra parte»; e allertando tutti che per risolvere il problema del Maradona affinché rientri nei canoni Uefa, servano molti fondi e il tempo stringe: entro il 2026, infatti, si decide «e due anni passano in giorno».Â
Abodi parte da una norma già esistente «che è stata ulteriormente migliorata, e che prevede lâassegnazione del diritto di superficie a un promotore di unâiniziativa di ristrutturazione e di riqualificazione di un interno sportivo, come il Maradona». Ma un ruolo-chiave ce lâha il soggetto-gestore dello stadio, nel caso di Napoli Aurelio De Laurentiis. «Se il Calcio Napoli, come sono convinto farà , elaborerà una proposta, sono certo che si troverà una soluzione con il Comune». Abodi â si racconta a Palazzo Chigi â è quindi a lavoro sullâipotesi di creazione di un fondo immobiliare â potrebbe chiamarsi «Sport-stadi» â in cui i Comuni potrebbero conferire i loro stadi e ricavarne denaro â lâidea del Fondo â che sarebbe finanziato dalle società calcistiche interessate allâacquisizione della struttura, le quali potrebbero accedere al sistema creditizio con lo Stato a fare da garante. Abodi lo fece intuire il 14 febbraio scorso e le sue parole tornano in queste ore a rimbalzare da Roma.Â
Esattamente, il ministro ha detto questo: «Stiamo valutando supporti in termini di garanzie piuttosto che di finanziamenti diretti; garanzie, vista lâonerosità dei tassi, che nono sono molto convenienti. Valuteremo la possibilità di configurare dei fondi immobiliari piuttosto che fondi che consentono di inserire «equity pubblico dentro il modello finanziario». E parzialmente, Abodi è tornato sullâargomento ieri intervenendo alla Camera, dove ha auspicato che le società di calcio possano avere gli stadi di proprietà come accade in mezza Europa così da garantirsi una robustezza dei loro bilanci decisamente diversa. E De Laurentiis, si sa, chiede che il maradona gli venga ceduto. E per quanto in questa fase i rapporti con il Comune non siano idilliaci, la strada per risolvere il problema di tutti â per il Napoli avere lo stadio, per Napoli avere gli Europei, per la città avere uno stadio bello ed efficiente â la triangolazione Governo-Comune-Calcio Napoli potrebbe entro lâestate sortire una insperata fumata bianca.Â
Dal canto suo, Manfredi attende dal presidente De Laurentiis un progetto e relativo piano finanziario per gestire il Maradona. Ma il sindaco, rifacendosi alla norma attuale, è disposto a ragionare in termini concessori, per 50 anni, non di alienazione del bene. Perché con le condizioni attuali non gli è permesso. Cosa diversa, però, se nascesse un «Fondo» interamente pubblico che garantisce tutte le parti in gioco. Con le regole attuali, vendere il Maradona è difficile per vari motivi: perché, seppur non bellissimo, ha più di 50 anni, quindi potrebbe essere vincolato; ha comunque un valore molto alto, per effetto delle ristrutturazioni per le Universiadi e addirittura per i Mondiali del â90. Eppoi non è inserito nellâelenco del patrimonio «disponibile», e quindi vendibile. Passaggio, questo, che per essere superato necessiterebbe di un via libera del Consiglio Comunale, cosa non scontata.
Tutto diverso se invece lo stadio di un ente pubblico, in questo caso il Comune di Napoli, finisse in un fondo comunque pubblico, cioè dello Stato, ma con provviste finanziarie messe a disposizione dei privati e garantite dallo Stato. E qui interviene il diritto di superficie, che permetterebbe al gestore â nel caso, il Calcio Napoli â come peraltro si legge nel dossier Uefa â di ristrutturare e gestire 1,5 chilometri di raggio esterno alla struttura. Parcheggi compresi. Nel caso dello stadio di Fuorigrotta, inoltre, lâattuale Piano regolatore generale datato 2004 prevede anche la possibilità â sempre nellâambito della cessione del diritto di superficie â anche la costruzione di residenze, quindi di un albergo alto fino a 30 metri, posizionato davanti alla Curva A di fronte alla Cumana, di proprietà di chi avrà il diritto di superficie. Insomma, la possibilità che una quadra presto venga trovata, comincia a esserci.
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28 febbraio 2024
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Fondo per gli stadi: cosìsi ristruttura il Maradona
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28.02.2024
Il dossier del Governo. Il ministro Abodi alla Camera: le società proprietarie degli impianti
Gli Europei di calcio del 2032 in cinque città italiane ma senza Napoli? «Impensabile», disse chiaramente Giovanni Malagò, presidente del Coni. Pensiero condiviso pienamente dal ministro dello Sport, Andrea Abodi, quindi dal governo. Dove il «dossier» stadi ha cominciato a vivere. E dove si ragione anche sullâipotesi di nominare un commissario per lâevento. In tal senso, Abodi fece intuire che si cercava una soluzione per le città in ritardo nella sua recente visita a Napoli, spiegando che «siamo a disposizione per fare la nostra parte»; e allertando tutti che per risolvere il problema del Maradona affinché rientri nei canoni Uefa, servano molti fondi e il tempo stringe: entro il 2026, infatti, si decide «e due anni passano in giorno».Â
Abodi parte da una norma già esistente «che è stata ulteriormente migliorata, e che prevede lâassegnazione del diritto di superficie a un promotore di unâiniziativa di ristrutturazione e di riqualificazione di un interno sportivo, come il Maradona». Ma un ruolo-chiave ce lâha il soggetto-gestore dello stadio, nel caso di Napoli Aurelio De Laurentiis. «Se il Calcio Napoli, come sono convinto farà , elaborerà una proposta, sono........
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