Con circa 41 mila posti e senza pista di atletica fu ritenuto «troppo piccolo» per la cittÃ

«Se Manfredi mi vende lo stadio prometto che in un anno lo faccio diventare il più bello d’Italia». Parola di Aurelio De Laurentiis. Per il quale, quello che da San Paolo si sarebbe poi chiamato Diego Armando Maradona, ha rappresentato e rappresenta sempre il casus belli con tutte le amministrazioni che, da un ventennio, si sono succedute.
E così è stato anche con quella guidata da Gaetano Manfredi eletto con questo Consiglio comunale: anche stavolta, dopo un po’, il patron azzurro ha aperto un ennesimo fronte polemico: sempre per la struttura di Fuorigrotta. Perché il presidente azzurro vorrebbe lo stadio. Cosa possibile, potenzialmente: basterebbe inserirlo nell’elenco dei beni disponibili — oggi non lo è — quindi alienabili, e il Comune potrebbe cederlo e il produttore acquistarlo. Ma le condizioni per il Comune non ci sono. Ci sono invece quelle per un project financing , di cui si parla da anni ma che mai decolla.

Il 4 aprile del 2018, sul Corriere del Mezzogiorno , l’allora sindaco di Napoli Luigi de Magistris dichiarò che lo stadio avrebbe avuto un valore di «almeno 50 milioni». Ma i tecnici che collaboravano con De Laurentiis ritennero troppo alta la cifra ipotizzata anche perché, per ristrutturarlo, di milioni ne sarebbero stati necessari altri 80. Cifre importanti, insomma.
Poi ci sono state le Universiadi, nel luglio del 2019, e lo stadio è stato fortemente rinnovato: tutti i sediolini sono stati sostituiti, è stata rifatta l’illuminazione e la pista di atletica; nuovi sono anche gli spogliatoi, la sala conferenze, i servizi sanitari e quelli di videosorveglianza. Oltre alla tribuna d’onore e ai tabelloni luminosi e a molte sale interne. Un maquillage importante che non ha però equiparato lo stadio agli standard europei.

Replicando a De Laurentiis, il sindaco ha comunque chiarito: «Lo stadio non è in vendita ma si può discutere di una concessione di 50 o addirittura di 99 anni. De Laurentiis presenti un progetto serio e ne parliamo». È allora il caso di riaprire i cassetti da dove salta fuori il progetto — l’unico — che il presidente del Napoli presentò al Comune con un costo che si sarebbe accollato di 22 milioni di quota per il project financing . Il Corriere ne parlò poco più di otto anni fa, il 10 settembre 2015, Ma dopo l’iter in commissione Sport, il progetto fu bocciato dal Comune perché lo stadio, da poco più di 41 mila posti, fu ritenuto «troppo piccolo per le esigenze della città ».
Il progetto presentato da De Laurentiis era firmato dall’architetto Zavanella, lo stesso che ha firmato lo Stadium della Juventus. Sarebbe stato — ma va chiarito che ancora non era stato ristrutturato per le Universiadi — «ecocompatibile» con circa 20 mila posti in meno e, tratto distintivo, senza la pista d’atletica e senza il terzo anello. Il campo di gioco sarebbe stato «centrato» rispetto agli attuali spalti, i quali sarebbero stati collocati a 7 metri di distanza dal campo da gioco. Eppoi i servizi: all’interno dello stadio immaginato dai tecnici del produttore cinematografico era previsto un museo del calcio — Maradona era ancora vivo, oggi sarebbe dedicato a lui — e negozi per il merchandising. Ma nelle 57 pagine predisposte dallo studio romano «9AU Arena» di Zavanella c’era molto ma molto di più.

 Partiamo dalla capienza. Il numero dei posti a sedere era stato fissato in 41.511 poltroncine. Uno stadio più piccolo di quello attuale, dunque, ma certamente più comodo e con visuale migliore per tutti. Nella tribuna Posillipo sarebbero stati realizzati 23 Sky box (22 da 12 posti e uno centrale da 24), 8 Field box a livello del campo, con l’apertura di due terrazze sul secondo anello in corrispondenza del nuovo Club 400. Sky box e Field box sarebbero stati climatizzati. Agli sponsor sarebbero stati riservati 1.011 posti. Nuove sarebbero state anche sala e tribuna stampa. La tribuna dei Distinti sarebbe stata caratterizzata dalla realizzazione di una nuova struttura sovrapposta a quella inferiore esistente, in prosecuzione del secondo anello fino al campo. Nei Distinti inferiori sarebbe stato invece previsto uno spazio multifunzionale utilizzabile 7 giorni su 7. Vecchio pallino di De Laurentiis, poi, i parcheggi sottostanti piazzale Tecchio chiusi dai tempi di «Italia 90» che sarebbero stati riaperti in prossimità della tribuna Posillipo e della Curva A: ciò avrebbe permesso l’utilizzo di 380 posti auto in più, dei quali 150 — come prescriveva all’epoca l’Uefa — a disposizione delle Autorità . Nuovi anche i bagni con quelli del settore Vip di tipo pregiato, mentre i sanitari dei «settori generici» saranno stati «antivandalismo».

L’attuale copertura sarebbe stata rimossa e sostituita da una in membrana di Pvc, molto più leggera, che avrebbe lasciato passare l’8% di luce in più di quella attuale, senza generare vibrazioni. Pannelli fotovoltaici avrebbero integrato la nuova copertura garantendo l’energia in gran parte dello stadio. All’esterno della struttura si era pensato di installate schermature luminose che avrebbero trasmesso informazioni pubblicitarie. E nuova sarebbe stata anche la scritta, che all’epoca era «San Paolo», che — scrivevano i progettisti — «sarà valorizzata con un adeguato e suggestivo sistema di illuminazione». Rimossi e sostituiti i seggiolini di tutti i settori, come poi è avvenuto per le Universiadi. Mentre nel settore Autorità le poltrone sarebbero state dotate — come poi è avvenuto, sempre per le Universiadi — di schienali imbottiti, braccioli e portabicchiere. Sul fronte della sicurezza, invece, 45 telecamere per la videosorveglianza avrebbero rappresentato un autentico “Grande fratello” che avrebbe controllato lo stadio all’interno e all’esterno. Il tutto, con modifiche alla viabilità della zona con l’ipotesi di pedonalizzare alcune strade limitrofe in modo da «creare un maggior legame con il tessuto residenziale e la piazza adiacente allo stadio».
L’equilibrio economico per la realizzazione e la gestione del San Paolo, secondo i progettisti, si sarebbe ottenuto realizzando «volumi commerciali su due livelli integrati con le aree di ingresso allo stadio per una superficie di circa 44 mila metri quadrati», e con un parcheggio interrato per 1.000 posti auto a piano su uno o più livelli. Tutto, però, tristemente rimasto solo sulla carta.

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2 dicembre 2023

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Stadio, ecco il progetto(bocciato) che il Napolipresentò al Comune

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02.12.2023

Con circa 41 mila posti e senza pista di atletica fu ritenuto «troppo piccolo» per la cittÃ

«Se Manfredi mi vende lo stadio prometto che in un anno lo faccio diventare il più bello d’Italia». Parola di Aurelio De Laurentiis. Per il quale, quello che da San Paolo si sarebbe poi chiamato Diego Armando Maradona, ha rappresentato e rappresenta sempre il casus belli con tutte le amministrazioni che, da un ventennio, si sono succedute.
E così è stato anche con quella guidata da Gaetano Manfredi eletto con questo Consiglio comunale: anche stavolta, dopo un po’, il patron azzurro ha aperto un ennesimo fronte polemico: sempre per la struttura di Fuorigrotta. Perché il presidente azzurro vorrebbe lo stadio. Cosa possibile, potenzialmente: basterebbe inserirlo nell’elenco dei beni disponibili — oggi non lo è — quindi alienabili, e il Comune potrebbe cederlo e il produttore acquistarlo. Ma le condizioni per il Comune non ci sono. Ci sono invece quelle per un project financing , di cui si parla da anni ma che mai decolla.

Il 4 aprile del 2018, sul Corriere del Mezzogiorno , l’allora sindaco di Napoli Luigi de Magistris dichiarò che lo stadio avrebbe avuto un valore di «almeno 50 milioni». Ma i tecnici che collaboravano con De Laurentiis ritennero troppo alta la cifra ipotizzata anche perché, per ristrutturarlo, di milioni ne sarebbero stati necessari altri 80. Cifre importanti, insomma.
Poi ci sono state le Universiadi, nel luglio del 2019, e lo stadio è stato fortemente rinnovato: tutti i sediolini sono stati sostituiti, è stata rifatta l’illuminazione e la pista di atletica; nuovi sono anche gli spogliatoi, la sala conferenze, i servizi sanitari e quelli di videosorveglianza.........

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