«Facciamo una foto assieme? Voglio mostrare all'Italia che sei un essere umano come tutti e contrastare la propaganda occidentale», chiede al Forum internazionale dei giovani. «Si ma non darmi un pizzicotto per vedere se sono vero», la rispostaÂ

Jorit e Putin sul palco di Sochi

«L'arte può essere uno strumento per unire Paesi e nazioni diverse?». Al microfono e dalla platea del Forum internazionale della Gioventù a Sochi, in Russia, Jorit - lo street artist napoletano al secolo Ciro Cerullo - ha preso la palla al balzo per rivolgere una domanda a Vladimir Putin con il quale esiste ormai un feeling (che gli è valsa l'accusa di essere «filo-russo») proprio dietro la realizzazione di alcune opere e una serie di posizioni considerate anche «scomode» nell'occidente schierato apertamente con l'Ucraina dopo l'aggressione russa iniziata nel febbraio di due anni fa. Putin, di rimando, ha confessato la storica ammirazione del suo popolo per l'arte italiana che «ci ha sempre tenuti vicini». «Ma non è solo l’arte che unisce i due popoli», ha aggiunto. Â

Putin e Jorit, la Russia e l'Italia sullo sfondo di rapporti diventati ormai tesi. Nel marzo di due anni fa, ad un mese dall'inizio del conflitto russo-ucraino, l'artista nativo di Quarto (Napoli) ma con mamma olandese aveva inaugurato su una delle facciate dell'Istituto "Righi" di Fuorigrotta un murale dedicato a Fëdor M. Dostoevskij. Erano i giorni in cui infuriavano le polemiche per le lezioni "cancellate" all'Università Bicocca di Milano di Paolo Nori sul grande scrittore russo. D'intesa con la dirigente scolastica Giovanna Martano, Jorit rappresentò un enorme ritratto dell'autore di opere immortali come L'idiota e i Fratelli Karamazov. Il volto era quello dello scrittore, le sue guance erano rigate dai segni che contraddistinguono le opere di Jorit; in una pupilla vi era poi dipinta la bandiera del Donbass, altra materia diventata punto in comune con la visione di Putin. Che di lì a qualche mese, in un incontro pubblico, diede atto allo street artist della sensibilità e dell'attenzione verso l'arte e la cultura del suo Paese.Â

Putin e Jorit, dunque. A Sochi l'artista napoletano rivolgendosi allo "zar" ha espresso anche un desiderio: «Vorrei chiederle il piacere di fare una foto insieme, per mostrare all’Italia che lei è umano come tutti noi, per contrastare la propaganda occidentale e per ribadire che siamo tutti parte della comunità umana». E la foto c'è stata, non prima di una battuta scherzosa del presidente («Naturalmente, ma non mi darà un pizzicotto per assicurarsi che io sia reale?») e di ulteriori parole rivolte da Putin all'Italia, alla «sua lotta per l'indipendenza»: «Garibaldi non ci ha forse uniti? Gli italiani hanno sempre un desiderio di libertà nei loro cuori. E questo significa che rispettate il desiderio degli altri popoli di fare le loro scelte e scegliere il loro destino», ha aggiunto il leader del Cremlino. Il tutto a due settimane da un analogo siparietto con un'altra giovane italiana, Irene Cecchini, 22enne studentessa di Lodi: il botta e risposta era avvenuto all'Istituto di studi internazionale di Mosca e Putin non si era lasciato scappare l'occasione per sottolineare ancora una volta i legami tra il suo Paese e l'Italia.Â

Jorit e Ornella Muti sotto il murale all'ex Villaggio Olimpico di Sochi (Instagram)

Jorit era giunto a Sochi il 3 marzo, ben prima dell'apertura del Forum. Ora anche nella località già sede dei Giochi olimpici invernali resta una sua evidente traccia: sulla facciata esterna di un palazzo dell'ex villaggio olimpico campeggia un suo murale che raffigura il volto di Ornella Muti. «Quando ho pensato a quale potesse essere un modo per avvicinare Russia e Italia, ho pensato alla nostra grande attrice», ha spiegato l'autore. Aggiungendo come le origini della stessa fossero per metà italiane, napoletane per l'esattezza, e metà russe. Un gesto molto apprezzato dalla diretta interessata, giunta con la figlia Naike Rivelli a Sochi per l'inaugurazione dell'opera e celebrato sui social di entrambe. In una intervista resa a Ottolina Tv a poche ore dall'inaugurazione dell'opera Jorit ha poi svelato quanto sia diverso lavorare in Russia rispetto ad altri posti nel mondo: «Qui sono tutti molto precisi, non si sgarra nemmeno per gli orari: io alle 8 devo stare già sui ponteggi, la sveglia è alle 6.30»

In Russia Jorit ha lavorato molto nell'ultimo periodo. «Da cinque anni in qua - ha spiegato ancora nell'intervista resa a ridosso del Forum - c'è una rinnovata attenzione verso le opere degli street artist e questo è poi un posto che per la conformazione dei suoi edifici, specie in periferia, molto alti e con dei cortili interni, si presta bene per questo genere di lavori». Ma se per il volto di Jurij Gagarin realizzato ad Odincovo anni fa c'è stato solo un unanime consenso, la decisione di virare verso Mariupol, nel cuore del conteso e disastrato Donbass per realizzare un'altra opera e aprire, secondo la sua visione delle cose, uno squarcio su quella realtà , ha lasciato scorie e innescato grandi dibattiti. Il suo «ci hanno mentito anche sul Donbass, qui non c'è nessun bambino da liberare» in riferimento alla contro-propaganda di Kiev, è stata una miccia che per giorni e settimane lo ha messo al centro di polemiche in Italia.Â

Gallery: Jorit entra nei libri di storia dell’arte

Ma è di questo che, in fondo, si è nutrito il lavoro del 33enne street artist le cui opere sono oggi disseminate dagli Stati Uniti all'America Latina all'Europa senza tralasciare l'Africa, che è stata la sua culla sotto il profilo della formazione artistica, e il Medioriente (in Israele fu anche trattenuto in prigione). Il suo obiettivo è stato sempre quello di far discutere, aprire una riflessione su temi anche controversi. Narrare gli stenti degli ultimi, gli orrori delle guerre. Raffigurare simboli attraverso la forza espressiva di volti che nascondono messaggi: dal Che al D10S umano di San Giovanni a Teduccio al volto della bimba di Mariupol. Ed è proprio in Africa che Jorit si è formato durante i suoi frequenti viaggi, dove è nato nella sua testa il concetto di Human Tribe (letteralmente tribù umana e luogo in cui prendono forma per la prima volta i segni tribali disegnati sulle guance dei soggetti scelti) e di uguaglianza che tornato in Italia viene tradotto nel suo primo grande murale realizzato a Ponticelli, nella periferia occidentale della sua Napoli. Il viso scelto è quello di una bambina, Ael, il titolo diventa il suo primo "manifesto": «Tutt’egual song’e criature». Dalla Russia, dov'è ancora in queste ore, il suo ultimo messaggio: «Siamo tutti parte della stessa comunità , della comunità umana».

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7 marzo 2024 ( modifica il 7 marzo 2024 | 10:32)

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«Io e Putin»: Jorit, il selfie e le battute con il presidente russo a Sochi. Chi è lo street artist napoletano

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07.03.2024

«Facciamo una foto assieme? Voglio mostrare all'Italia che sei un essere umano come tutti e contrastare la propaganda occidentale», chiede al Forum internazionale dei giovani. «Si ma non darmi un pizzicotto per vedere se sono vero», la rispostaÂ

Jorit e Putin sul palco di Sochi

«L'arte può essere uno strumento per unire Paesi e nazioni diverse?». Al microfono e dalla platea del Forum internazionale della Gioventù a Sochi, in Russia, Jorit - lo street artist napoletano al secolo Ciro Cerullo - ha preso la palla al balzo per rivolgere una domanda a Vladimir Putin con il quale esiste ormai un feeling (che gli è valsa l'accusa di essere «filo-russo») proprio dietro la realizzazione di alcune opere e una serie di posizioni considerate anche «scomode» nell'occidente schierato apertamente con l'Ucraina dopo l'aggressione russa iniziata nel febbraio di due anni fa. Putin, di rimando, ha confessato la storica ammirazione del suo popolo per l'arte italiana che «ci ha sempre tenuti vicini». «Ma non è solo l’arte che unisce i due popoli», ha aggiunto. Â

Putin e Jorit, la Russia e l'Italia sullo sfondo di rapporti diventati ormai tesi. Nel marzo di due anni fa, ad un mese dall'inizio del conflitto russo-ucraino, l'artista nativo di Quarto (Napoli) ma con mamma olandese aveva inaugurato su una delle facciate dell'Istituto "Righi" di Fuorigrotta un murale dedicato a Fëdor M. Dostoevskij. Erano i giorni in cui infuriavano le polemiche per le lezioni "cancellate" all'Università Bicocca di Milano di Paolo Nori sul grande scrittore russo. D'intesa con la dirigente scolastica Giovanna Martano, Jorit rappresentò un enorme ritratto dell'autore di opere immortali come L'idiota e i Fratelli Karamazov. Il volto era quello dello scrittore,........

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