Da «Selvalunga» a «La Balzana», nelle campagne del Casertano, i paesaggi lasciati sulle pareti di stalle e autorimesse con la firma del boss dei "Casalesi"

Un particolare di un affresco a firma di Francesco Schiavone (ph Gianni Izzo)

Il richiamo della campagna, i ricordi di quei terreni visti per la prima volta da bambino al seguito dei genitori contadini, la nostalgia di un paesaggio che si era via via trasformato dietro la necessità di un'agricoltura diventata nel frattempo intensiva per rispondere alla domanda di mercato. Negli affreschi ancora oggi visibili in una delle masserie che sono state di proprietà di Francesco Schiavone, il super boss dei "Casalesi" che ha deciso di collaborare con la giustizia aprendo così nuovi scenari nelle strategie di contrasto alla camorra, si avverte forte la necessità di riannodare il filo della memoria. Sono "opere", quelle venute alla luce nella tenuta «Selvalunga» di Grazzanise (Caserta), a poche centinaia di metri dall'aeroporto militare sede del 9° Stormo "Francesco Baracca", che non avrebbero nessun valore se non fosse che a realizzarle, nei caldi pomeriggi d'estate trascorsi in quei luoghi, sia stato proprio l'ex capo del più potente e sanguinario clan che per decenni ha oppresso la zona: «Sandokan», appunto. Dotato, evidentemente, anche di un estro "artistico".Â

L'interno dell'autorimessa di tenuta «Selvalunga» (ph Gianni Izzo)

Francesco Schiavone e la passione per la pittura. Un tratto insospettabile ma risaputo sin dai tempi della sua cattura all'interno del bunker dove fu scovato nel luglio del 1998 nella sua Casal di Principe: oltre all'immagine di un Cristo e alla presenza di una Bibbia, che sono spesso simboli impropri di riferimento anche del potere criminale, gli investigatori scoprirono sulle pareti degli angusti spazi in cui si era rintanato anche delle "croste". Su quelle piccole tele vi era il segreto tentativo del boss di concedersi una apparenza di normalità ormai persa specie dopo la necessità di darsi alla macchia. Ma è a Grazzanise, nel cuore dei "Mazzoni", una terra ricca e fertile che i fattori hanno negli anni elevato a culla della filiera bufalina da cui produrre il prelibato latte destinato alla Mozzarella di Bufala campana Doc, che il tratto artistico di Schiavone si sublima fino a diventare esempio per il suo primogenito, Nicola, che lo seguirà non solo nella carriera malavitosa fino a diventare reggente del clan ma anche nella passione per la pittura.Â

Come un novello Philip Jacob Hackert, il paesaggista di corte dei Borbone di cui sono disseminate le opere in zona - non solo alla Reggia di Caserta ma anche nella tenuta-fattoria di Carditello che i regnanti di Napoli fecero realizzare nelle campagne a pochi chilometri di distanza da Grazzanise per farne un laboratorio in cui si producevano prodotti caseari e si allevavano cavalli di razza Persano - Francesco Schiavone nei momenti liberi dalla gestione della cosca criminale si dedica con slancio alla sua passione. E dipinge per ore e per giorni all'interno di un capannone che prima era una stalla e che poi trasforma in autorimessa una gigantesca rappresentazione su tre pareti di quella che era la campagna dei suoi ricordi. È la «Selvalunga» di quando era bambino, un podere con un'unica masseria al centro. Si scorgono nel paesaggio oltre che la vegetazione anche un carretto, dei bambini. La tenuta che lui acquista quando sarà diventato ricco e potente e in cui dipinge ora - è il 1990, come è riportato in calce sotto la sua firma su una parete - è invece pari a 5 ettari di terreno agricolo destinato in prevalenza alla coltivazione del foraggio per le bufale che occupano le stalle e che producono il latte in partenza per i caseifici non solo del Casertano ma anche del Napoletano. Un prodotto, si scoprirà , spesso "imposto" agli imprenditori caseari.Â

Altre tracce di affreschi di Francesco Schiavone si trovano in una seconda importante tenuta di sua proprietà a non molta distanza, nel territorio di Santa Maria la Fossa: «La Balzana». Un altro luogo simbolo prima del potere criminale, poi della rivincita dello Stato dopo i sequestri e le confische. Un momento segnato, però, più dalle incertezze nella gestione di questi beni che non dal rilancio delle attività agricole e zootecniche. Nell'uno come nell'altro caso, con progetti di fattorie didattiche già pronti e finanziati, per cavilli burocratici e per "distrazioni" delle locali amministrazioni, il tempo perso ha prodotto abbandoni e irreparabili danni. Di «Sandokan» Schiavone, nel frattempo, si racconta che anche rinchiuso per 26 anni al regime del 41 bis con una serie di ergastoli sulle spalle abbia spesso chiesto di potersi dedicare a questo passatempo ma ufficialmente non c'è traccia di alcun altro suo lavoro.

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30 marzo 2024 ( modifica il 30 marzo 2024 | 11:06)

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QOSHE - «Sandokan» Schiavone si pente dopo 26 anni di carcere duro, quando nelle sue tenute dipingeva affreschi e quadri - Piero Rossano
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«Sandokan» Schiavone si pente dopo 26 anni di carcere duro, quando nelle sue tenute dipingeva affreschi e quadri

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30.03.2024

Da «Selvalunga» a «La Balzana», nelle campagne del Casertano, i paesaggi lasciati sulle pareti di stalle e autorimesse con la firma del boss dei "Casalesi"

Un particolare di un affresco a firma di Francesco Schiavone (ph Gianni Izzo)

Il richiamo della campagna, i ricordi di quei terreni visti per la prima volta da bambino al seguito dei genitori contadini, la nostalgia di un paesaggio che si era via via trasformato dietro la necessità di un'agricoltura diventata nel frattempo intensiva per rispondere alla domanda di mercato. Negli affreschi ancora oggi visibili in una delle masserie che sono state di proprietà di Francesco Schiavone, il super boss dei "Casalesi" che ha deciso di collaborare con la giustizia aprendo così nuovi scenari nelle strategie di contrasto alla camorra, si avverte forte la necessità di riannodare il filo della memoria. Sono "opere", quelle venute alla luce nella tenuta «Selvalunga» di Grazzanise (Caserta), a poche centinaia di metri dall'aeroporto militare sede del 9° Stormo "Francesco Baracca", che non avrebbero nessun valore se non fosse che a realizzarle, nei caldi pomeriggi d'estate trascorsi in quei luoghi, sia stato proprio l'ex capo del più potente e sanguinario clan che per decenni ha oppresso la zona: «Sandokan», appunto. Dotato,........

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