Il ricordo delle colleghe e dei medici dell'ospedale in cui la donna è morta durante l'orario di servizio. Sola, viveva per i suoi nipoti

La casa di via Emilio Scaglione a Chiaiano è rimasta vuota. Angela Bocchetti non si era mai sposata, abitava da sola ed «il lavoro era tutto per lei» come ripetono all’ospedale Cardarelli, dove lunedì scorso, dopo circa un’ora dall’entrata in servizio, il suo cuore ha smesso improvvisamente di battere.
Flora Verde, la caposala del Pronto soccorso che l’aveva accolta in quei primi giorni di lavoro nel più grande ospedale del Sud, è rimasta tra le ultime lunedì a vegliarne la salma nell’obitorio. Il corpo di Angela vi ci è stato trasferito dopo innumerevoli tentativi di rianimarla da parte di colleghi e medici dopo che si era accasciata d’improvviso sul pavimento del corridoio. «Mi sento male», le sue ultime parole. Poi il buio. Soffriva di ipertensione arteriosa, a 64 anni è un problema frequente. Ma non c’era nulla che lasciasse presagire l’irreparabile. Eppure se n’è andata così, senza preavviso e sul lavoro. Il Cardarelli era la sua casa, ormai.Â

«La sua sarà una perdita profonda. Era un modello di disponibilità , gentilezza e precisione», aveva commentato lunedì sera il direttore generale Antonio D’Amore. «Le volevano bene tutti. Perché alla fine qui siamo una famiglia e le relazioni resistono nel tempo, anche quando si cambia e si viene affidati a nuove mansioni», ripete ora Pasquale Morella, direttore della Terza Medicina del Cardarelli, attuale reparto di Angela. Il primario l’aveva conosciuta nel 2020, quando aveva avuto la responsabilità del servizio. «Aveva avvertito uno stato di agitazione qualche minuto prima – aggiunge il medico – un malessere generalizzato». Poi tutto è precipitato. Ma Morella preferisce ricordarne il tratto umano, anche sopra quello professionale già inappuntabile. «Aveva avuto la possibilità di andare in pensione ma aveva preferito restare con noi. Era una delle persone più tranquille e a modo che abbia conosciuto qui. Dolce, si può dire, sia con i colleghi che con i pazienti».Â

Gli aneddoti che riportano ad Angela si rincorrono da giorni nei corridoi del Cardarelli. Una delle cose che colpivano di lei era la sua insospettabile passione per il calcio e per l’Inter. Esatto, l’Internazionale di Milano. Con una collega di turno – Angela Bocchetti lavorava sempre con lo stesso gruppo – erano siparietti continui. Luisa, questo il suo nome, tiene per il Milan. Tra le due sfottò a non finire. «Ed io, da avellinese trapiantato a Napoli e tifoso del Napoli – sembra quasi sorridere il primario Morella – che ogni lunedì ero costretto a subire. Quest’anno, poi, è stata durissima…».Â

L’amore per il suo lavoro e quella per i nipoti, non avendo propri figli. A giorni Angela doveva partire per Pordenone, dove vive un fratello, per riabbracciare quei ragazzi ai quali era tanto legata. D’intesa con le colleghe e la caposala Rosanna Di Maro, aveva messo da parte dei giorni facendo più turni notturni (che danno diritto al giorno libero seguente). Quegli stessi nipoti che hanno compiuto il viaggio al contrario per portarle il loro ultimo saluto.

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20 aprile 2024 ( modifica il 20 aprile 2024 | 08:19)

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QOSHE - Angela, il Cardarelli come casa. Addio all'«infermiera buona» con la passione per l'Inter - Piero Rossano
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Angela, il Cardarelli come casa. Addio all'«infermiera buona» con la passione per l'Inter

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20.04.2024

Il ricordo delle colleghe e dei medici dell'ospedale in cui la donna è morta durante l'orario di servizio. Sola, viveva per i suoi nipoti

La casa di via Emilio Scaglione a Chiaiano è rimasta vuota. Angela Bocchetti non si era mai sposata, abitava da sola ed «il lavoro era tutto per lei» come ripetono all’ospedale Cardarelli, dove lunedì scorso, dopo circa un’ora dall’entrata in servizio, il suo cuore ha smesso improvvisamente di battere.
Flora Verde, la caposala del Pronto soccorso che l’aveva accolta in quei primi giorni di lavoro nel più grande ospedale del Sud, è rimasta tra le ultime lunedì a vegliarne la salma nell’obitorio. Il corpo di Angela vi ci è stato trasferito dopo innumerevoli tentativi di rianimarla da parte di colleghi e medici dopo che si era accasciata d’improvviso sul pavimento del corridoio. «Mi sento male», le sue ultime parole. Poi il buio. Soffriva di........

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